Perini e i veleni sul voto al Piano operativo: «È stata violenza istituzionale del Pd, hanno commesso dei reati»
Il consigliere di Fratelli d'Italia dopo l'occupazione dello scranno del presidente Caruso: «È stata l’ultima spiaggia»
Livorno Il consigliere Alessandro Perini (Fratelli d’Italia) col collega Carlo Ghiozzi (Lega) è stato protagonista dell’occupazione dello scranno del presidente del consiglio comunale Pietro Caruso che ha innescato , prima l’allontanamento dei due, e poi l’uscita dall’aula delle opposizioni durante il voto sulle controdeduzioni alle osservazioni al Piano operativo.
Perini era proprio necessario quel gesto?
«È stata l’estrema ratio per la violenza e lo stupro delle regole che Pietro Caruso e il Pd hanno perpetrato rispetto al dibattito libero del consiglio. Loro vedono che parlano di fascisti, ma sono loro ad aver violato le regole».
Non le sembra che la parola stupro sia troppo forte, eccessiva?
«È forte, è vero, ma non credo ci siano precedenti simili, certamente non a Livorno, ma spero nemmeno in altre città. Al di là delle contrapposizioni politiche è stato uno schifo partecipare a un consiglio del genere. Lo ricorderò per tutta l’attività politica».
Ci spiega cosa vi ha fatto arrabbiare del comportamento della maggioranza?
«Se il regolamento dice una cosa: si fa dichiarazione di voto di tre minuti su ciascun emendamento, senza individuare altre alternative, vuole dire che quella è la disciplina per tutti i casi».
E invece cosa è successo?
«È stata disapplicata e si è inventato un meccanismo che non esiste».
Quale?
«Hanno accorpato più emendamenti per fare un’unica dichiarazione di voto, le cui durate erano alla fine infinitamente inferiori a quelle previste dal regolamento. Con una compressione per le tempistiche previste per i consiglierei».
Così è nata l’idea di occupare gli scranni della giunta?
«Esatto. È un atto dimostrativo, non un atto fisico, ho sentito parlare di violenza, macché. L’unica violenza è stata sulle regole del dibattito».
Scusi, ma non vi convince il Piano operativo nei contenuti o il percorso politico che l’amministrazione ha scelto per approvarlo?
«Entrambi, perché il Piano operativo, nel merito, ha enormi problemi, dal residenziale sociale a scelte fatte su Cubone e ospedale, per citarne alcune. Dall’altra c’è il gravissimo problema del metodo con cui è stato portato avanti, come se fosse un atto dovuto. Invece in democrazia gli atti vengono approvati nei limiti previsti dalle regole, non a qualsiasi condizione, costi quel che costi. Il problema di Luca Salvetti è ritenere di amministrare per diritto divino».
Secondo lei perché questa fretta di approvare?
«È l’atto più importante che un’amministrazione può approvare: si decide chi e come costruisce. È chiaro che dietro a questo atto ci stanno milioni e milioni e milioni di interessi di privati. Adesso a poche settimane dal voto ci sono privati molto contenti. E il Pd spera che lo ricordino al seggio».
Il Piano sarà approvato solo tra diversi mesi, forse nel 2025?
«Ma l’iter è concluso, manca solo un passaggio formale».
Cosa risponde al presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo C’è chi sostiene che abbiate mancato di rispetto istituzionale con un atto fascista.
«Si devono vergognare e aggiungo che dovevano portare via con la forza pubblica chi queste regole le ha calpestate: Salvetti e Caruso. Ora se permette una domanda la vorrei fare io: il Pd che al governo fa opposizione, quando fa ostruzionismo adesso accetterà che in Parlamento si cancellino gli emendamenti e si procede come schiacciasassi come fatto a Livorno?»
La scelta di abbandonare l’aula, invece, com’è nata?
«Ce ne siamo andati perché era diventata una barzelletta».
Però l’incontro col prefetto non ha avuto l’esito che speravate. Mica avete sbagliato valutazione?
«Per nulla. Ma non ci ha dato torto, è che non ci sono strumenti che la legge gli concede in caso di violazioni simili. Per noi invece un regolamento comunale è un atto avente forza di legge, quindi non rispettarlo è una violazione della legge stessa, e in questi casi il prefetto può intervenire con una diffida e se persiste può intervenire direttamente».
E ora cosa farete, vi rivolgerete al tribunale amministrativo?
«Vediamo, sono scettico sul Tar. Credo che ci siano state violazioni penalmente rilevanti come atti contrari ai doveri d’ufficio e omissioni». l