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Livorno, la protesta dei caschi gialli in consiglio comunale: «Cubone e nuovo ospedale, sarà una città cementificata»

Livorno, la protesta dei caschi gialli in consiglio comunale: «Cubone e nuovo ospedale, sarà una città cementificata»

In aula i Comitati di lotta ambiente, salute e lavoro criticano l’amministrazione che «sta correndo per blindare nuovi interventi edilizi entro la scadenza del mandato, confermando decisioni assunte solo in base a presunte convenienze economiche»

24 marzo 2024
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Livorno Caschetto gialla in testa e la foto di un albero al quale è attaccato un cartello con la scritta: «Respirate grazie a noi». È così che una ventina di rappresentanti dei Comitati di lotta ambiente, salute e lavoro si sono presentati in consiglio comunale dove era fissato il dibattito sul Piano Operativo. «La prospettiva che emerge dal Piano Strutturale – si legge nel documento – è quella di 43 ettari di nuova cementificazione in un Comune che è il terzo fra i capoluoghi toscani per consumo di suolo, nonostante le gravi e anche letali conseguenze delle alluvioni di pochi anni e mesi fa e il forte rischio che si ripetano e si aggravino, a causa della crisi climatica. In questo contesto, l’unico atteggiamento sensato è dire basta, fermatevi. Soprattutto alla soglia delle elezioni».

Una critica rivolta all’amministrazione che a loro avviso «sta correndo per blindare nuovi interventi edilizi entro la scadenza del mandato, confermando decisioni assunte solo in base a presunte convenienze economiche e nella corsa miope all’incetta di finanziamenti. Senza una programmazione attenta, senza idee condivise, senza un confronto rispettoso con la cittadinanza». Due le opere al centro delle critiche. «È la storia del progetto di un Ospedale insufficiente alle necessità sanitarie di Livorno e provincia, mentendo dopo pochi mesi le promesse elettorali del 2019. È la storia del Cubone, il palazzetto in mezzo a una preziosa area verde destinato ad essere gestito da società private. E anche la brutta storia dei cantieri avviati in fretta e furia in questi giorni per realizzare ulteriori centri commerciali e negozi, che siano di nuova progettazione o resuscitati da accordi che sono abbondantemente scaduti. Perché, al contrario di quanto ci viene raccontato, il Comune nei confronti degli operatori immobiliari è e deve sentirsi sempre legittimato ad operare nell’interesse pubblico, se è capace di assumersi la responsabilità di governare davvero il territorio con la forza della legittimazione popolare».

Non solo critiche nel merito, ma anche nell’atteggiamento: «Nessun dialogo, in tutti questi anni. Solo arroganza, minaccia di querele e rifiuto degli strumenti democratici di partecipazione (vedi richiesta negata di referendum sull’Ospedale). Perciò, la difesa del territorio, oggi, è anche la difesa del diritto dei livornesi all’autodeterminazione, perché eleggere un sindaco non vuol dire incoronare un despota e la sua corte». l

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