Il Tirreno

Livorno

L'intervista

Palazzo a fuoco a Livorno: «Abbiamo aperto la chiesa dando acqua e cibo a tutti»

di Stefano Taglione
Il responsabile della protezione civile comunale, Lorenzo Lazzerini
Il responsabile della protezione civile comunale, Lorenzo Lazzerini

Il responsabile della protezione civile Lorenzo Lazzerini racconta le operazioni in viale Città del Vaticano: «Ringrazio i volontari»

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LIVORNO. «Avevamo appena finito di monitorare l'allerta meteo arancione quando in città c’è stato il black-out elettrico: c'erano 1.154 utenze disabilitate, con sei cabine di media tensione fuori uso, e abbiamo subito presieduto una riunione al centro operativo comunale con Enel, la polizia municipale e le associazioni di volontariato. Dovevamo dare assistenza alla popolazione e quando c’è stato l'incendio eravamo proprio là vicino: abbiamo fatto evacuare quanto più persone possibile».

L’ingegner Lorenzo Lazzerini è il responsabile della protezione civile labronica e poco dopo la mezzanotte di due giorni fa ha coordinato la prima evacuazione delle 11 famiglie che vivono nell'alloggio popolare di viale Città del Vaticano 86, lo stabile dove si è sprigionato un vasto incendio e, purtroppo, ha perso la vita l’operatore ecologico Aamps di 60 anni Milco Santini.

Lazzerini, come vi siete organizzati dopo il black-out che ha interessato anche quello stabile, visto che l’incendio sarebbe partito proprio da una candela accesa da alcuni inquilini per farsi luce?

«Sentito al riguardo il sindaco Luca Salvetti abbiamo pensato di organizzare le squadre di volontariato, che avevano appena smontato per il monitoraggio effettuato per l’allerta pioggia, proprio per assistere la popolazione. Quando abbiamo ricevuto l'allarme Misericordia di Livorno, Svs e associazione nazionale polizia di Stato erano in un presidio proprio là vicino, in viale Città del Vaticano»

Siete quindi intervenuti subito.

«Io, con due squadre della protezione civile comunale, stavo ultimando il monitoraggio dei corsi d’acqua, mentre i volontari sì erano lì. Ci ha chiamato una donna che stavamo assistendo col 118 in quanto aveva bisogno di un dispositivo salvavita attaccato all'elettricità, motivo per il quale eravamo già in contatto con lei. Ci ha detto: “Vedo il fumo, aiuto”. E siamo intervenuti».

Come?

«Con i volontari e poi noi. Abbiamo tirato fuori quasi tutti. Poi per fortuna sono arrivati i vigili del fuoco che hanno evacuato chi non poteva uscire a piedi e aveva bisogno di abbandonare le case dalle finestre o dai balconi con le autoscale: hanno fatto cose straordinarie e con cui la collaborazione è stata ottima».

Come è proseguita poi la vostra attività?

«Dopo i salvataggi dovevamo pensare a mettere in sicurezza le persone. Io e il sindaco abbiamo parlato con tutti, cercando di capire chi avesse bisogno di un tetto sotto il quale dormire in tranquillità. Abbiamo effettuato un briefing con Francesco Cantini, il direttore della Società volontaria di soccorso, il quale ci ha suggerito di allestire un posto medico avanzato vicino alla chiesa del rione aperta appositamente da don Schiavone, dove la Misericordia di via Verdi ha fornito bevande e pasti caldi a tutti i livornesi evacuati. Dopodiché sei persone, tre famiglie, le abbiamo portate in un albergo perché non avevano altre disponibilità di alloggio. Con noi hanno collaborato anche Casalp e l’ufficio casa».

Avete anche salvato quattro cani.

«Non abbiamo lasciato solo nessuno, né le persone, né gli animali. Appena capito quanti fossero, ce ne siamo presi carico». l


 

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