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Lorenzo Larini, è livornese il super manager della pubblicità digitale: gli studi, la carriera e un unicorno da inseguire

di Francesca Suggi
Lorenzo Larini, è livornese il super manager della pubblicità digitale: gli studi, la carriera e un unicorno da inseguire

È il nuovo ceo di Mint, dagli Stati Uniti dove vive si racconta: «Obiettivo? Un miliardo di dollari. L’umorismo labronico mi aiuta nelle difficoltà»

28 gennaio 2024
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LIVORNO. Da via Montelungo l’ex bimbo cresciuto in zona stadio, a due passi dal mare, di strada ne ha fatta. E parecchia. Giovedì il manager Lorenzo Larini, con la sua Livorno nel cuore, ha ufficializzato la sua nuova carica di Ceo per Mint, voluto e chiamato dal suo fondatore Andrea Pezzi.

Ha una missione il manager che ha guidato in precedenza Ipsos North America e Gartner: fare della startup milanese della pubblicità — presente a New York oltre che a Londra, Parigi, Berlino e San Paolo del Brasile — un «unicorno» italiano, ossia una startup che raggiunge la valutazione di un miliardo di dollari.

«Cosa mi ha portato a questa nuova sfida e in cosa consiste? Nella creazione di uno dei pochissimi unicorni (startup che valgono più di un miliardo di dollari) italiani tecnologici. Questo è possibile passando dalla attuale dimensione europea e sudamericana (Italia Francia Germania Uk e Brasile) ad una globale con forte baricentro in Us, mercato che conosco bene. Da alcune centinaia di persone attuali a oltre mille. Un player tecnologico globale con sede che sarà a New York ma dove dentro batte cuore italiano (ed anche un po’ livornese)», racconta al Tirreno mentre è in volo per tornare nella città che da sette anni lo ha adottato, New York City, Stati Uniti. «Adesso per Mint è il momento perfetto: ci sono cambiamenti fondamentali che stanno modificando i modelli di business e in particolare il mondo del marketing e dell’advertising sta avendo impatto significativo: siamo nell’era della iper personalizzazione».

Larini, ex studente del liceo Enriques di via della Bassata che a giugno in collegamento da remoto ha festeggiato coi vecchi compagni di scuola i 30 anni dalla maturità, spiega il concetto di un mondo dove automazione, intelligenza artificiale e semplificazione sono alcune delle parole chiave sviluppate da Mint che ha presentato a Milano il suo piano di crescita al 2026, «Per tanti anni sviluppare il software ha richiesto che le persone imparassero il linguaggio delle macchine: oggi sono le macchine che hanno imparato il linguaggio delle persone».

E aggiunge parlando della start up di livello internazionale Mint con la sua piattaforma, unica nel suo genere, in grado di gestire e rendere più efficienti tutti i processi dell’azienda, dal progetto della campagna, al ritorno dell’investimento. «È una piattaforma che dà possibilità di gestire in modo efficace e smart. Non sostituiamo quello che fanno le persone ma rendiamo più smart come lavorano e più smart le aziende per cui lavorano». E in questa carriera tutta in ascesa il manager guarda alla sua città.

«Nel lavoro che faccio - dice - porto con me il senso dell’umorismo tipico della mia Livorno. Quando hai responsabilità succede sempre l’inaspettato e quando tutti perdono la pazienza o entrano in panico, lo spirito labronico fa partire il senso dell’umorismo che riduce la tensione anche per il team che quindi poi lavora con più calma e focalizzazione. Una battuta ed un po’ di leggerezza può fare la differenza». E srotola quella che era la sua vita e le sue passioni tutte livornesi. «Ho sempre avuto due passioni - racconta - andare in bicicletta ma non ero molto sveglio e me ne hanno fregate tante ed i computer». Si ricorda ancora il suo primo computer, il Commodor 64. «Esisteva anche un club a Livorno, vicino alla Baracchina bianca. Io ero il più piccolo socio. Passavo ore e ore ai computer a casa e dagli amici e ne ho avuti tanti : frequentavo molti nerd come me. Ho ricordi molto belli di Livorno, la pallacanestro, il mare, gli amici e la spensieratezza unica livornese». 
Le aziende “unicorno”: cosa sono

Cosa sono le aziende o startup unicorno, come funzionano e qual è il loro valore di mercato. Nel corso degli ultimi se ne sente parlare sempre più spesso: con questo termine vengono indicate diverse imprese note, anche in Italia. Si può trattare in particolare di imprese innovative, ad alto contenuto tecnologico. Il termine “azienda unicorno” è stato coniato nel 2013 da Aileen Lee, fondatrice di Cowboy Ventures, un fondo di venture capital, per descrivere le società tecnologiche valutate più di 1 miliardo di dollari. Queste imprese in termini finanziari rientrano in questa categoria perché hanno raggiunto una valutazione di mercato di oltre un miliardo di dollari. Tra queste, ci sono anche alcune realtà italiane e mondiali molto conosciute come Satispay, ByteDance, Ant Group, società affiliata a Alibaba Group, Stripe, fondata da due fratelli irlandes. Tra le aziende unicorno c’è anche la svedese Klarna. La valutazione miliardaria degli unicorni viene fatta da venture capitalist e investitori che hanno partecipato ai round di finanziamento delle società, e non è strettamente correlata alla loro effettiva performance finanziaria o ad altri dati fondamentali. Tutti gli unicorni sono startup, il loro valore si basa principalmente sul loro potenziale di crescita e sviluppo previsto.

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