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Livorno, a 23 anni rischia di morire dissanguato: «Così lo abbiamo salvato». L’incidente, i soccorsi e l’operazione

di Claudia Guarino
L’ambulanza della Svs al pronto soccorso (Foto d’archivio) e Antonietta Pacilè e Vincenzo Lo Schiavo
L’ambulanza della Svs al pronto soccorso (Foto d’archivio) e Antonietta Pacilè e Vincenzo Lo Schiavo

Il giovane è svenuto per la febbre ed è finito contro una porta a vetri ferendosi. I racconti dei medici dell’ospedale

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LIVORNO. Quando è arrivato all’ospedale era cosciente, ma di sangue ne aveva perso davvero tanto. Del resto quel maledetto vetro gli aveva tagliato un’arteria e l’emorragia è stata immediata e rapida. Se l’è vista davvero brutta, a 23 anni. Ma alla fine ce l’ha fatta. A salvarlo è stato il gioco di squadra. Sono stati i volontari del 118, che hanno tamponato quella profonda ferita alla mandibola evitando che il giovane si dissanguasse. E l’equipe medica che l’ha operato d’urgenza. «Quella ferita – dicono i dottori – ha stupito anche noi, soprattutto per come è stata provocata e per la giovane età del ragazzo». È ancora ricoverato in Rianimazione, il ragazzo. Deve stare sotto stretta osservazione, ma se la caverà. E nel giro di un mese potrebbe tornare a casa sua in Venezia, la stessa in cui ha rischiato di morire dissanguato.

L’incidente

È successo tutto due giorni fa. Sono le 6,30 del mattino di un venerdì come un altro. Il 23enne ha la febbre e si alza dal letto. Fa pochi passi. Dalla camera arriva nel corridoio e all’improvviso ha un mancamento causato, con ogni probabilità, dalla debolezza connessa allo stato influenzale. Il giovane perde conoscenza, ma non si accascia semplicemente a terra. Sfortuna vuole che finisca su una vecchia porta a vetri, frantumandola. La mamma sente il frastuono e si precipita nel corridoio. Lì, a terra tra i vetri, c’è suo figlio: seduto in una pozza di sangue. La donna dà l’allarme e la centrale operativa del 118 invia nella Venezia le ambulanze.

I primi soccorsi

La prima ad arrivare in zona è un’ambulanza della Svs e il caposquadra, vista la gravità della situazione, chiede l’invio di un altro mezzo con a bordo il medico. Il ragazzo ha una vistosa ferita sul collo e ha perso molto sangue: il vetro della porta gli ha intaccato un’arteria. I soccorritori, dunque, tamponano a lungo la ferita effettuando, con prontezza e lucidità, tutte le manovre necessarie a salvare il ragazzo, che viene poi accompagnato all’ambulanza e trasportato al pronto soccorso dell’ospedale, dove nel frattempo è stata allertata la shock room.

L’arrivo in ospedale

In ospedale il ragazzo arriva cosciente ma in gravissime condizioni. In shock room continua la stabilizzazione avviata dalle squadre della Svs, poi il giovane – sono circa le 7,30 del mattino – viene portato in sala operatoria dove viene preso in carico da una equipe formata da quattro medici e un rianimatore. Ci sono, per esempio, il dottor Vincenzo Lo Schiavo e la dottoressa Antonietta Pacilè, medici del reparto di Chirurgia Vascolare, da poco passato sotto la direzione del dottor Gianluca Ceccanei dopo il pensionamento di Claudio Invernizzi. «Sicuramente – dice Pacilè – la dinamica dell’incidente è particolare». Un ventenne che ha rischiato di morire dissanguato dopo essere finito contro una vetrata non si era mai visto prima, in viale Alfieri.

L’operazione

E meno male che quei maledetti frammenti di vetro hanno intaccato “solo” arterie più superficiali, risparmiando quelle vitali. L’emorragia, comunque, c’era ed era notevole. L’operazione per rimettere in sesto il ragazzo è durata meno di un’ora e oltre ai medici della Chirurgia Vascolare c’erano anche i colleghi della Otorinolaringoiatria: il dottor Luca Mastrosimone e il dottor David Sciapi. Il ragazzo sostanzialmente aveva una taglio sotto la mandibola e una ferita al naso. E i medici, ognuno con la propria competenza, hanno provveduto a mettere in atto le dovute manovre per – detto in soldoni – ricucire arteria e ferite. E si può dire che nel dramma, alla fine, «è andata bene – sottolinea il dottor Mastrosimone – perché se vengono lese certe arterie si rischia la morte dopo pochi minuti». Invece il ragazzo, sebbene «abbia rischiato», ce l’ha fatta. «È stato il lavoro di squadra che ha permesso l’esito favorevole della situazione – racconta la dottoressa Antonietta Pacilè – se fosse mancato un qualche elemento forse le cose sarebbero andate diversamente da come si sono poi concluse in questo particolare caso».

Fattore tempo

Per esempio la tempestività. Perché «in situazioni simili il fattore tempo è indispensabile». È cioè importante che tutte le manovre siano effettuate nel minor tempo possibile e con la massima precisione. Il 23enne, da parte sua, dopo l’intervento riuscito è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Livorno, dove dovrà rimanere del tempo, in stretta osservazione. Ha rischiato seriamente di morire dissanguato nel corridoio di casa sua, ma adesso la speranza è che si riprenda il prima possibile per tornare a lavorare in negozio e a passare il tempo con gli amici.

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