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Sanità

Lascia l’ospedale di Livorno la psichiatra della “Rotondina”: «Tra i giovanissimi c’è un fenomeno preoccupante»

di Franco Marianelli
Michela Pullerà psichiatra dell’ospedale per anni riferimento del Sert. La rotondina del Sert in via Gramsci
Michela Pullerà psichiatra dell’ospedale per anni riferimento del Sert. La rotondina del Sert in via Gramsci

Michela Pullerà ha lavorato dal 1996 al Sert: «Continuerò come volontaria». Il ricordo: «Fui aggredita gravemente, pensai di cambiare servizio, poi restai»

22 gennaio 2024
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LIVORNO. «Non mi scorderò mai la faccia che facevano gli utenti dell’allora Sert nel momento in cui mi vedevano nel camper dell’Arci alla Guglia: la mattina mi avevano incontrato alla Rotondina con il camice bianco in veste (tanto per mutuare il linguaggio cinematografico) di “poliziotto cattivo”, ovvero il professionista magari costretto in determinate circostanze ad essere anche severo nei loro confronti. Al pomeriggio mi trovavano invece dentro al camper, “poliziotto buono”, a dar loro siringhe pulite e lacci affinché non peggiorassero la loro situazione. Quell’esperienza servì a superare molte diffidenze tra noi e loro».

A parlare è Michela Pullerà, psichiatra del Serd (la struttura Asl che combatte le dipendenze) in servizio dal 1994 (prima all’Elba e dal 1996 a Livorno) sino al prossimo 31 gennaio, suo ultimo giorno di servizio.

Michela è figlia di quel Romano che sino agli anni Settanta è stato in città “il neurologo” per eccellenza nonché pioniere della neuropsichiatria infantile. «E pensare -sorride – che mi sono laureata in medicina con una tesi sull’ortopedia... ma solo perché mi serviva approfondire questa materia in virtù della malattia di mia madre, in realtà da sempre sono stata intenzionata a fare la psichiatra». E in questa disciplina, tossicodipendenze a parte, ha avuto modo di esercitare per alcuni anni a Borgo Sesia (Vercelli) prima di vincere il concorso all’allora Usl elbana. Nel frattempo si specializzava pure in psicoterapia relazionale.

Cogliamo l’occasione di fare con Pullerà il punto sul capitolo tossicodipendenze a Livorno: «Ci sono sempre più giovanissimi che fanno uso di droghe diverse da quelle classiche: assumono farmaci nati per curare specifiche patologie, ad esempio oppioidi per la terapia del dolore, magari sottraendoli a qualche zia malata. Un fenomeno preoccupante».

La neo pensionata è per il Serd anche la referente della dipendenza da azzardo «che a Livorno ha sempre trovato un terreno fertile in virtù di passioni considerate innocenti attività ludiche come le corse dei cavalli o il bingo – racconta – . È un po’ come il vino: è innocuo se ne bevi poco... Pensi che un mio paziente che aveva una flotta di pescherecci li ha persi tutti rovinandosi con i gratta e vinci... capisce? I dipendenti da azzardo spesso sono poi “poliabusatori” e aggiungono al gioco l’alcol o la cocaina».

Momenti da ricordare nella sua carriera? «Uno bello e uno brutto: durante la guerra civile in Jugoslavia decidemmo di partire con l’Arci di Marco Solimano per aiutare quella parte di popolazione che faceva abuso di sostanze stupefacenti come “difesa” dai traumi della guerra, un’esperienza umana indimenticabile. Quello brutto una violenta aggressione da parte di un utente alla Rotondina che provocò seri danni per la mia salute. Pensai per un attimo a cambiare servizio ma grazie all’affetto che mi fecero sentire i miei colleghi rimasi lì».

Pullerà ha un pensiero per il suo reparto. «Ci tengo a salutare tutto lo staff diretto da Lucia Mancino, autentica manager del servizio e in particolare la mia collega da tempo in pensione Giuliana Bardini che è stata per me un “faro” professionale».

Dopo la pensione che farà? «Intanto proseguirò privatamente a fare la psichiatra e poi continuerò a dare una mano ai colleghi del Serd come volontaria nel campo dell’azzardo... E poi viaggerò: i viaggi sono sempre stati la mia passione. Infine ho deciso di darmi al canto: mi sono iscritta a una scuola ad hoc e poi andrò alla ricerca di un coro che mi accolga».
 

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