Maternità a Livorno, il primario Abate: «La nostra assistenza ostetrica al top, calano i parti cesarei»
Il dottore sul calo delle nascite (47 bambini in meno rispetto al 2022): «Servono politiche sociali per incentivare la maternità». Stoppata la fuga verso Pisa
LIVORNO. L’Italia non fa più figli come un tempo. Nel 2022 i neonati sono stati 393mila. Nel 2010 furono 562mila. Livorno non fa eccezione. Nell’anno appena concluso all’8° padiglione sono venuti alla luce 793 bambini. Quasi cinquanta in meno rispetto al 2022 quando furono 840. Nel 2020 furono 860. E negli anni attorno al 2015 si attestavano sui mille l’anno.
Sergio Abate, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia, cosa sta succedendo?
«Ci sono meno concepimenti. Una situazione in linea con la denatalità che si registra a livello nazionale ma anche mondiale».
È un tema sul tavolo da diverso tempo. Come si può incidere?
«Non possiamo agire più di tanto sui concepimenti non avvenuti, ma sono necessarie politiche sociali per incentivare la maternità e dare sostegno alle maternità, a partire dagli asili nido».
Quanti sono i nati stranieri?
«Ci attestiamo al 20%, si tratta per lo più di stranieri integrati, soprattutto albanesi e rumeni. È una percentuale che incide ma che non è altissima. Quando ero in Liguria avevamo il 40%».
Nel calo delle nascite a Livorno non vede un problema di “fuga” verso altri ospedali?
«No. Per noi è importante fare attrazione e recuperare parti che prima andavano su Pisa e devo dire che in questo senso stiamo invertendo la tendenza. Prima però c’era un flusso di donne che anche a termine preferivano Pisa, mentre oggi non è più così. Alla Neonatologia di secondo livello di Pisa vanno solo le donne con bambini prematuri sotto le 32 settimane. In questo apprezzamento dell'ospedale di Livorno conta molto l’assistenza ostetrica che nel nostro reparto è ottima e l’integrazione col territorio. E conta molto avere un ospedale che ha tutte le specialità per la donna in gravidanza, e infatti in caso di patologie arrivano pazienti da Cecina e da Pontedera. E una Neonatologia molto affidabile".
Un altro tema sul tavolo delle politiche sanitarie da anni è quello del parto naturale e della riduzione dei cesarei. Com’è andata nel 2023?
«Devo dire che le donne livornesi stanno sposando sempre più la gravidanza finalizzata al parto fisiologico, sono molte meno quelle che chiedono il cesareo. In tutto il territorio dell’Asl siamo quelli che ne fanno meno dopo l’ospedale di Pontedera, che da sempre ha numeri eccellenti».
Qual è stata la percentuale di parti cesarei nell’anno appena concluso?
«Siamo al 17,5%. L’optimum per i punti nascita sotto mille parti dovrebbe essere il 15%. Pensate che eravamo al 28%, siamo scesi molto. Eravamo arrivati anche a 16 donne su cento durante il Covid perché molte arrivavano solo in travaglio».
In questi numeri ci sono anche i cesarei obbligati?
«Certamente, per i bambini podalici o messi di traverso o troppo piccoli ci sono indicazioni precise. Ma grazie alla maggior coscienza delle donne delle loro capacità stiamo riducendo le altre situazioni che prima venivano considerate giustificative al cesareo. Se si pensa che negli anni Ottanta e Novanta si chiedeva il cesareo come salvavita...».
Come è cambiata la mentalità delle future mamme?
«Oggi c’è la consapevolezza dell’importanza del parto naturale, dell’allattamento, del contatto pelle pelle tra mamma e bambino, della possibilità di avere la presenza costante del neonato nelle prime 48 ore di vita. Abbiamo avvicinato la coppia, mamma e bambino, evitando gli afflussi enormi di parenti che distraggono la donna dall’allattamento. Devo dire che il numero e la percentuale di allattamenti di donne sono molto alte. C’è un cambiamento culturale in corso e le livornesi stanno rispondendo con grande entusiasmo e consapevolezza».