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Livorno

L'inchiesta

«Falsi certificati ai marittimi», il coordinatore degli infermieri vuole patteggiare - Chi sono i 31 indagati

di Stefano Taglione
«Falsi certificati ai marittimi», il coordinatore degli infermieri vuole patteggiare - Chi sono i 31 indagati

Il sessantaduenne di Livorno, considerato dagli investigatori la "guida" del servizio assistenza sanitaria ai naviganti, ascoltato in tribunale

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LIVORNO. Pierluigi Fornaro vuole patteggiare. L’infermiere ed ex coordinatore del servizio assistenza sanitaria ai naviganti – indagato per corruzione, truffa allo Stato e falso ideologico nell’ambito dell’inchiesta sui presunti falsi certificati e i timbri dei cartellini “facili” all’ufficio di sanità marittima di piazza Micheli – ha deciso di ricorrere al rito alternativo ed è stato ascoltato dal giudice nell’incidente probatorio. Il sessantaduenne ha risposto alle domande del pm certificato su certificato e si è poi soffermato sulle contestazioni relative ai cartellini.

L’inchiesta

Secondo l’accusa – la titolare dell’inchiesta è la pm Alessandra Fera – marinai, comandanti e ufficiali si sarebbero presentati in ambulatorio con buste da 50 euro, quando in realtà le visite, tranne quelle specialistiche, sono pagate dallo Stato. Il Sasn – acronimo di servizio assistenza sanitaria ai naviganti – secondo l’accusa lo guidava Fornaro, di fatto coordinandolo, nonostante il direttore fosse Alessandro Lattanzi, estraneo alle indagini.

I sanitari indagati

Sono 31 le persone indagate. Fra loro i medici livornesi Giovanni Citti (57 anni e fiduciario del Sasn) e Stefano Neri (sessantottenne, direttore sanitario e ora in pensione) e le colleghe infermiere Silvia Orsini (livornese, 54 anni) e Karin Matarese (trentenne originaria di Canicattì). Neri è accusato di corruzione, truffa allo Stato e falsità materiale, così come Citti (estraneo alla corruzione), mentre Orsini e Matarese avrebbero truffato il Sasn per aver falsificato gli orari di entrata e di uscita dal lavoro. Limitatamente a quest’ultimo reato sono indagati anche la dottoressa Fabiola Aguti (59 anni, nata ad Arezzo), la cardiologa livornese Gioia Maria Camerini (66) e il fiorentino Saverio Caggiati (oculista, 58 anni e di Camaiore).

I marittimi coinvolti

I marittimi avrebbero invece beneficiato dei falsi certificati di malattia. Pagando, in alcuni casi, 50 euro a Fornaro o ricompensando con bottiglie di vino. Iscritti nel registro degli indagati il livornese Gabriele Aluzzi (49 anni, commissario della Corsica Ferries), Davide Domenico Arena (garzone sempre sulle “navi gialle”, originario di Caltanissetta e residente a Collesalvetti), Salvatore Di Luca (47 anni, dipendente Moby di Torre del Greco), il viareggino Calogero Di Stefano (63 anni e all’epoca dei fatti marittimo Dalmare), il capo commissario livornese della Corsica Ferries Francesco Ferretti (46 anni e residente a Rosignano), il pisano Luca Giglioli (34 anni, comandante della Gorgona per la Dalmare, residente a Collesalvetti), il livornese Alessandro Iervasi (46, dipendente della Dalmare, domiciliato a Firenze), il comandante della Corsica Ferries Salvatore Mastellone (43, di Piano di Sorrento), il capitano della Dalmare Donano Mataloni (58 anni, nato a Orbetello), il primo ufficiale della stessa compagnia Bartolomeo Mezzina (54, di Molfetta), la cuoca di Campiglia della Grimaldi Lines Lorella Pratesi (60 anni), il dipendente siciliano Dalmare Giovanni Sabella, l’ufficiale di macchina sessantenne sulla nave “Sciarpe” Gerardo Scala (di Torre del Greco), il cameriere cecinese della Moby Aurelio Centoducati (49), il marinaio Dalmare Gerlando Di Stefano (trentasettenne di Massarosa), il sessantaduenne tunisino Ali Ben Ahmed Said (dipendente Cin), l’assistente commissario di Corsica Ferries Adnana Alì (34 anni, di Rosignano), il sessantenne Leopoldo Assantino (direttore di macchina Dalmare di Torre del Greco), il suo concittadino Antonio Mennella (63 e marinaio per la stessa compagnia), il sessantatrenne Fabio Mauriello (direttore di macchina della Dalmare, sempre di Torre del Greco), il livornese Francesco Bibbi (motorista per la Corsica Ferries) e Francesco Coccoluto, all’epoca dei fatti comandante della nave “Fratelli Neri”, nato a Orbetello. Fra gli indagati anche il responsabile d’armamento Toremar Giovanni Scala (livornese, 62 anni, nato a Firenze). La società, così come le altre, è estranea alle vicende. Scala, indagato per falsità materiale commessa dal privato, in concorso con Fornaro e «in veste di collaboratore Toremar e Moby» avrebbe «formato falsamente il certificato di idoneità biennale di un marittimo, falsificando la firma del medico e attestando falsamente la sua sottoposizione alle visite mediche richieste, in realtà non effettuate in quanto il marittimo non si era mai recato a Livorno». 

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