Il messaggio d’amore del Poz. «Senza quell’annata a Livorno non avrei fatto questa carriera»
Il tecnico dell’Italbasket presenta la sfida degli azzurri con l’Ucraina e ricorda il suo passato da giocatore: «Una città che sa emozionarsi, ho chiesto ai ragazzi spettacolo»
LIVORNO. “Perdonatemi se con nessuno di voi non ho niente in comune, io sono un istrione”. Lo cantava Charles Aznavour ma potrebbe farlo tranquillamente anche Gianmarco Pozzecco. Sì, perché il “Poz” anche nella conferenza a Palazzo Comunale non è stato solo il commissario tecnico che ha annunciato i 12 convocati, ma un vero e proprio intrattenitore. Dalle battute con il sindaco Salvetti ai trabocchetti per gli assistenti a cui ha chiesto il dodicesimo convocato per vedere se fossero stati attenti. L’avviso all’Ammiraglio Lorenzano di Renzo comandante dell’Accademia Navale: “Occhio, perché a battaglia navale sono fortissimo” fino agli aneddoti esilaranti con i suoi giocatori passando per le richieste di applauso, “convinto, sennò non importa”, ad ogni conclusione della risposta.
Il sorriso beffardo e l’abilità di far sentire tutti a casa. Un’attitudine unica a stare al gioco e un’ironia schietta da furfante tanto simile a quelli dei livornesi. Già, Livorno. Perché sulla sfondo, ma neanche troppo, di tutta la conferenza stampa c’è stata quella città che Pozzecco lo ha conosciuto ragazzino, in maglia Baker. «Sono passati trent’anni e dopo tutto questo tempo ringrazio Livorno per avermi aiutato a conseguire il mio sogno. Certe cose ti accadono da giovane e le realizzi solo più avanti, quando gli anni passano e ti guardi indietro. Se non ci fosse stata Livorno non so se avrei avuto la stessa carriera, è stato il momento più importante del mio percorso», dice.
La mente torna indietro nel tempo, ad una stagione che lo vide grande protagonista in maglia bianco-amaranto. «Incontrai un ambiente favoloso e ricordo perfettamente il calore del pubblico che fu un aspetto chiave nel campionato favoloso che feci. Il merito di questo risultato fu di tre persone: la prima è Dado Lombardi». Per un istante cala il silenzio sulla Sala delle Cerimonie. Gli occhi del “Poz” diventano lucidi e l’applauso nel ricordo del coach livornese scatta spontaneo. «Poi ci sono Stefano Attruia e Micheal Ray Richardson. La prima cosa che mi porto dentro di quell’esperienza è che un ragazzino giovane può sbagliare. Io commettevo errori, ma nel momento in cui affronti lo sport con passione e desiderio di crescere i risultati non possono non venire. È quello che mi hanno insegnato due super giocatori come loro». E un aneddoto sul rapporto con l’idolo Attruia arriva di conseguenza. «Ricordo che le prime cinque partite era stato l’Mvp del campionato per distacco segnando più di 20 punti di media a gara. Gli dissi “Stefano ti invidio perché sai che puoi dominare a questo livello”. Poco prima di Natale andammo a fare un torneo a Rapallo e lui era infortunato. Lombardi mi fece giocare tantissimo e vinsi l’Mvp di quel torneo. Tornando a casa sul pullman, Stefano mi chiamò e mi disse “sono contento per te, perché anche tu hai capito che puoi dominare in Serie A”. È stata una cosa che non ho più dimenticato, anche perché Atturia, triestino come me, l’ho sempre considerato un riferimento assoluto».
Dai ricordi sul parquet a quelli extra campo. «Sono passato davanti a quella che era casa mia e mi sono emozionato. Impossibile scordare la torta di ceci. Pan francese o focaccia? Con pepe o senza? Me la mangiavo tutte le sere, boia de (ride, ndr). Ricordo che dopo due giorni qui chiamavo i miei e dicevo “boia de, vedrai”. La cosa bella è che dopo qualche giorno anche i miei genitori mi rispondevano così. È bello tornare qui da cittì capendo che l’entusiasmo che c’era una volta si sta ricreando in una piazza storica, alimentandolo grazie anche alla Nazionale. Sono felice per tutto questo».
E la chiusura è proprio sulla sfida del Modigliani Forum, sold out l’8 dicembre per il derby tra PL e Libertas e tutto esaurito anche questa sera. «Ho visto la passione e la bellezza del derby e anche domani (oggi, ndr) sarà una festa. Ho detto ai miei giocatori che giocare a Livorno sarà particolare perché la gente è focosa per natura. Ho chiesto loro di mettere in piedi un bello spettacolo. Siamo una squadra che emoziona che giocherà davanti a un pubblico che sa emozionarsi per la pallacanestro. Il connubio perfetto».