Usa la carta di credito di un giudice: spende e preleva oltre 2.000 euro
Sotto accusa la donna livornese arrestata dopo 50 reati in soli quattro mesi: è è accusata di ricettazione e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti
LIVORNO. Avrebbe usato la carta di credito di un giudice del tribunale prelevando o facendo acquisti per 2.136 euro. Per questo una donna livornese di 36 anni, Martina Innocenti, è accusata di ricettazione e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti. La trentaseienne, la scorsa settimana, era stata arrestata dai carabinieri dopo aver messo a segno in città ben 50 reati, 19 dei quali furti, motivo per il quale ora si trova nel carcere Don Bosco di Pisa in regime di custodia cautelare. Davanti al giudice per le indagini preliminari, la donna, difesa dall’avvocato Gaetano Massimo Marrara si è avvalsa della facoltà di non rispondere, non escludendo però di essere sentita dal magistrato nel corso delle prossime settimane.
Il furto
Tutto nasce dal furto di un borsello, avvenuto lo scorso dicembre all’interno di un ufficio del tribunale di Livorno, ai danni di un giudice onorario. Il magistrato, ovviamente, ha subito denunciato l’episodio alle forze dell’ordine, bloccando la carta di credito (purtroppo dopo i primi acquisti). Stando a quanto ricostruito, del furto, non è accusata Innocenti: la donna, infatti, avrebbe «acquistato o comunque ricevuto da ignoti la carta di credito a lui intestata», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonio Del Forno, motivo per il quale per il caso in questione è indagata per ricettazione e indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti.
Gli acquisti contestati
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, che su ordine del tribunale hanno fermato e trasferito la donna nel penitenziario pisano, Innocenti con la carta di credito del giudice avrebbe effettuato quattro transazioni alla tabaccheria Cisternone per 400 euro in totale, un acquisto di capi di abbigliamento dal negozio Arkè di via del Giglio da 205 euro, due prelievi al bancomat di Poste italiane per 300 euro, acquisti alla profumeria Douglas per 248,96 euro, 15 ricariche varie per 955 euro e comprato altri oggetti per 27,80. Poi, per fortuna, la tessera è stata bloccata e non ha più potuto fare altro. l