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«A luglio 2.000 euro di bolletta. Così la luce costa più dell’affitto». Il racconto dell’imprenditore livornese

Claudia Guarino
Da sinistra Giulio La Rosa e il suo socio Nicola Manganiello
Da sinistra Giulio La Rosa e il suo socio Nicola Manganiello

Il titolare del locale La Casina di Alice: «Non posso spegnere i frigo, se non abbassano le tariffe difficile andare avanti, ma i prezzi non li aumentiamo»

10 agosto 2022
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LIVORNO. I frigoriferi non si possono sicuramente spegnere. L’aria condizionata, poi, con questo caldo, nemmeno a parlarne. «Che faccio? Ho un ristorante e non uso il forno?». Giulio La Rosa, titolare con il socio Nicola Manganiello del locale La Casina di Alice in via Cambini, le sta pensando tutte per far fronte al caro bollette ma di soluzioni praticabili, al momento, non ne vede.

C’è però una cosa di cui è certo: così non si può andare avanti. E mostra le ultime bollette della luce.

«A giugno ho speso più di 900 euro. A luglio quasi 2.000. Questo solo di elettricità. Rispetto allo scorso anno, parlando sempre di luglio, mi trovo a sostenere 2.000 euro di spese in più con un aumento fino al 30 per cento sulle utenze, e l’impressione è che il costo dell’energia, così come gli altri, non stia per diminuire. Anzi. Qualcuno ci spieghi come si può andare avanti così».

Le bollette

La Rosa dice di essere rimasto choccato di fronte a un tale aumento delle spese. E quando arriva la bolletta, aprire la posta è diventata una sofferenza. «Pensi che la luce attualmente per noi è il costo più alto da sostenere, non è più uno dei costi. Ha superato perfino l’affitto».

Poi, chiaramente, ci sono le altre bollette. Come quelle del gas e dell’acqua. «L’acqua è quadrimestrale e ancora non mi è arrivata. Per quanto riguarda il gas, anche quello è salito in maniera esponenziale». E di fronte a una situazione simile, che peraltro riguarda tutti, ristoratori e non, è anche difficile correre ai ripari.

Le soluzioni

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere l’aumento dei prezzi delle pietanze, ma La Rosa al momento dice di voler escludere questa opzione. «Una cosa è se hai 300 euro di spese in più e aumenti i prezzi di un euro o ti metti a pensare a qualche promozione. Ma con aumenti complessivi da migliaia di euro dovrei alzare lo scontrino medio di cinque euro a persona. E non è bello nei confronti del cliente. Perché se una persona qui è abituata a spendere, per fare un esempio, 25 euro, se da un giorno all’altro si trova a spenderne 30 o 35 euro non è felice». Dunque, che altro è possibile fare? «Forni, frigo, piastre e il condizionatore sono tutti apparecchi che devono rimanere accesi. Poi con il caldo lavora tutto di più. Se per esempio apro la porta di un frigorifero, il frigo va a 14 gradi in un secondo. Insomma, stiamo cercando di capire che cosa fare. Di sicuro se non abbassano i prezzi o non pensano a calmierarli per noi è un disastro».

Passato e futuro

Giulio La Rosa racconta chiaramente che non è sua intenzione piangersi addosso, «non l’abbiamo mai fatto», ma vuole far presente la situazione. «Il giorno dopo il lockdown abbiamo iniziato a fare le consegne a domicilio, reagendo con il sorriso a qualunque difficoltà ci si ponesse di fronte. Ma quella era una situazione su cui potevi intervenire. Lì potevi rimboccarti le maniche e fare qualcosa. E noi l’abbiamo fatto. Ci siamo buttati nel delivery e siamo riusciti a farci valere nella giungla. Anche durante la pandemia, nella sua tragedia e nello choc delle chiusure, c’era uno spiraglio in cui gli imprenditori potevano reinventarsi. Qui, invece, c’è poco da fare. Io non posso spegnere frigo e forno».

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