Il Tirreno

Livorno

«Gorgona ti fa piangere due volte». Mazzerbo in pensione dopo 38 anni

«Gorgona ti fa piangere due volte». Mazzerbo in pensione dopo 38 anni

Il direttore del carcere saluta: «Arrivai nel 1989, pensavo di stare poco tempo...»

05 luglio 2022
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LIVORNO. «A Gorgona piangi due volte: quando arrivi e quando parti. Qui, nella solitudine, ho imparato ad ascoltare me stesso. Non scorderò mai i nuovi arrivati della polizia penitenziaria, appena usciti dalle scuole, spaesati e impauriti che però, dopo una settimana, si sentono già bene. E i detenuti che, guardandosi sempre alle spalle, si stupiscono di camminare liberi per l’isola senza le guardie a seguirli».

Carlo Mazzerbo, 65 anni, è emozionato. Non trattiene le lacrime alla festa organizzata in suo onore al ristorante interno all’ex colonia penale agricola. Gorgona, il suo “regno” da direttore del carcere dal 1989 al 2005 e poi, da quando è diventata sezione distaccata dalle Sughere, dal 2019 ad oggi. Lui e l’isola, una vita in simbiosi e piena di progetti che hanno visto la salvezza degli animali da macello, il potenziamento dell’agricoltura e l’apertura allo sbarco dei visitatori da Livorno con i detenuti coinvolti come guide turistiche per spiegare cosa significa per loro quel luogo di fine pena, preludio al ritorno alla libertà. Le mostre fotografiche – tantissime, con il poliziotto e artista Pierangelo Campolattano (che ha scattato le foto che pubblichiamo ndr) in prima linea – si sono incrementate sempre più. «Poi abbiamo piantato 500 alberi da bosco – prosegue l’ormai ex direttore del carcere livornese – e dopo aver rifatto le facciate degli edifici, su un vecchio muro grigio ora ridipinto, abbiamo impresso parte dell’articolo 27 della Costituzione dove si dice: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Perché Gorgona è questo. Non a caso, anche a distanza di anni, continuo a sentirmi con le persone che hanno trascorso qui parte della loro vita. Mi raccontano cosa fanno, il lavoro che stanno svolgendo. Così come i poliziotti, con cui sono rimasto sempre in contatto. Voglio ringraziarli tutti, al pari dei miei collaboratori. Così come le istituzioni, grazie alle quali abbiamo potuto finanziare dei progetti fantastici per migliorare l’isola. Ma posso dire lo stesso anche delle Sughere: in un ambiente difficile abbiamo veramente svolto un gran lavoro».

Mazzerbo, prima di arrivare a Gorgona, ha girato l’Italia: «Il primo febbraio del 1984 ho vinto il concorso pubblico e sono diventato vicedirettore dell’allora penitenziario di Pianosa – prosegue – poi, sempre nello stesso ruolo, sono stato inviato a Massa, Patti (in Sicilia, provincia di Messina ndr) e come direttore aggiunto a Catania e Como». Poi la meritata promozione: direttore del carcere di Monza e successivamente anche a Porto Azzurro (all’Elba) e a Massa Marittima. «Quando sono entrato al ministero della Giustizia avevo 27 anni – ricorda – e ne è passato di tempo. Nel 1989, quando venni mandato a Gorgona, pensavo di rimanerci solo qualche anno. La storia poi è andata diversamente: mi sono innamorato dell’isola, ideando e costruendo progetti su progetti. Insieme a me va in pensione anche una colonna dell’amministrazione, la contabile Sonia Citti, che si è occupata proprio della ragioneria dell’ex colonia penale. Sarà una dipendente difficilmente rimpiazzabile».

Durante la festa, che si è tenuta sabato scorso, è stato inaugurato anche un nuovo giardino dedicato a Nicola Perillo, l’assistente capo degli agenti penitenziari recentemente scomparso a 47 anni. «Cosa farò adesso? Mi prenderò cura di me stesso perché questi ultimi anni, a livello lavorativo, sono stati intensi – prosegue – e, anche in pensione, se ci sarà bisogno sarò ben contento di dare una mano. Se tornerò a Gorgona? La considero un’esperienza chiusa e se ne occuperà il mio successore, quando verrà nominato. I miei figli ci sono molto affezionati e qualche volta potrei tornare con loro, per accompagnarli. Ma io, da privato cittadino, mi farò solo una passeggiata e mi sederò sul porto a guardare il mare. Per il resto continuerò a vivere a Livorno, una città che adoro come le persone che la abitano».

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