Il commento
Il nuovo direttore della Neurologia livornese: «Ecco come prevenire gli ictus»
Il primario Gianluca Moscato: «Uno su quattro guarisce, ma due perdono l’autosufficienza. Il tempo è fondamentale»
LIVORNO. Due nuovi casi di ictus ogni giorno a Livorno e provincia. Parliamo di ictus cerebrale, sia come trombosi (chiusura d’un vaso sanguigno), che di emorragia (rottura di un’arteria). Uno su quattro guarisce completamente, gli altri tre hanno problemi di disabilità e, di questi, la metà diventa non più autosufficiente ovvero non in grado di accudire a se stessa.
«Cifre che sono in media con il territorio toscano e stabili come andamento. Frequenti nella terza età, ma soprattutto il secondo può coinvolgere già intorno ai 50 anni», spiega Gianluca Moscato, direttore della Neurologia degli Spedali Riuniti, che dalla fine dell’anno scorso ha preso il posto – in attesa del concorso per il primariato – del dottor Giuseppe Meucci andato in pensione.
L’ictus però, per quanto improvviso, si può prevenire: «Con corretti stili di vita. E poi esistono cure mediche, neurochirurgiche, neuroradiologiche e riabilitative. Non va dimenticata però una variabile importante, il tempo che intercorre tra la comparsa dei disturbi, non sempre facilmente rilevabili, la diagnosi e l’inizio delle terapie. Prima si fa e meglio è, perché il tempo è cervello».
I numeri
Nella zona livornese (Livorno, Collesalvetti e Capraia), sono circa 380-400 ogni anno i pazienti con ictus ischemici ricoverati a Neurologia e 65-75 l’anno gli emorragici. Numeri non completi, in quanto parte degli ictus ischemici dei grandi anziani o pazienti con gravi comorbidità è ricoverata nel Reparto di Medicina e gli emorragici passibili di trattamento chirurgico in Neurochirurgia. «I numeri sono costanti negli ultimi anni, nonostante la tendenza all’invecchiamento della popolazione che riflette maggiore consapevolezza e tendenza ad una elevata attenzione al controllo dei fattori di rischio», evidenzia Moscato.
Nel cervello
Cosa succede prima dell’ictus? «Le cellule cerebrali interessate, private d’ossigeno e nutrienti trasportati dal sangue, iniziano a funzionare male e a morire nel giro di breve tempo. Le funzioni controllate dalle aree colpite vengono meno, con conseguente comparsa di sintomi», spiega il primario.
L’ictus cerebrale rappresenta la principale causa di disabilità permanente nell’adulto e anziano, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nella popolazione, con enormi costi sanitari e sociali.
L’Ictus ischemico
In questo caso sono coinvolte grandi arterie, come le carotidi, i piccoli vasi che decorrono all’interno del cranio e irrorano specifiche zone del cervello.
A causare l’occlusione sono trombi che si formano sulla parete dei vasi, in particolare sede di alterazioni come le placche ateromatose oppure emboli trasportati dal flusso sanguigno e che spesso vedono la loro origine dal cuore, in particolare per aritmia, la fibrillazione atriale.
L’Ictus emorragico
Meno frequente è la rottura delle pareti di un’arteria, con fuoriuscita di sangue nel tessuto nervoso e formazione d’un ematoma. Tra le cause, aumento della pressione, che porta i vasi a rompersi oppure la rottura d’una malformazione vasale, congenita od acquisita. Ci sono casi, le emorragie subaracnoidee, in cui il sangue s’accumula tra cervello e rivestimento esterno, invece che nel contesto del cervello. Casi, quasi sempre legati alla rottura di un aneurisma, si manifestano con un fortissimo mal di testa, vomito e, spesso, perdita di coscienza.
Attacchi Ischemici
transitori
«Come per il cuore in caso di angina, possono determinarsi temporanee carenze di sangue al cervello, attacchi ischemici transitori con disturbi simili all’ictus, ma di breve durata e tendenza alla risoluzione (non oltre 24 ore) e che non determinano danni permanenti. Sono campanelli di allarme del vero e proprio ictus», avverte il dottor Moscato.
CAUSE e prevezione
«Oltre all’età, altri fattori di rischio possono concorrere, spesso interagendo tra loro, a creare problemi: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, obesità, fumo, vita sedentaria», evidenzia Moscato.
La prevenzione, come dicevamo, è possibile e fondamentale: «No a fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta – continua –. Con sano stile di vita, regolare attività fisica di moderata intensità, sospensione del fumo ed alimentazione corretta ed equilibrata, ricca di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e pesce, e povera di cibi ricchi di grassi saturi, colesterolo, zuccheri semplici e sale è possibile ridurre il rischio fino al 50-60%», aggiunge il primario Moscato.
I sintomi
«Dipendono dall’area cerebrale colpita. Insorgono all’improvviso, debolezza dei muscoli di un lato del corpo, disturbo di linguaggio o articolazione della parola, intorpidimento di un lato del corpo, difficoltà nell’equilibrio, disturbo della visione».
LA STROKE UNIT E LE CURE
«È importante che il malato sia assistito in reparto specializzato, la “Stroke Unit”, in cui si monitora situazione generale e degli organi principali. Può ridurre mortalità ed esiti di grave disabilità», aggiunge Moscato.
«Mentre nell’ictus emorragico – continua – il trattamento controlla la pressione arteriosa ed eventualmente l’evacuazione chirurgica dell’ematoma, in caso di ictus ischemico, è possibile la somministrazione endovenosa di farmaci trombolitici per “sciogliere” il trombo, con ripristino dell’afflusso di sangue. ll tempo è limitato a 4,5 ore dall’esordio dei sintomi».
Questo trattamento ha modificato, anzi rivoluzionato la storia dell’ictus ischemico. «Senza intervento precoce, che riporta ossigeno e nutrienti alla zona colpita, i neuroni iniziano a morire. Nell’occlusione d’una grande arteria può essere eseguito anche un trattamento endovascolare (trombectomia meccanica/tromboaspirazione), più efficace della sola trombolisi. Anche qui l’efficacia è tempo-dipendente essendo raccomandato, in casi selezionati, entro 6 ore dall’esordio e talora fino a 24 in casi selezionati con neuroimmagini avanzate».
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