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Economia

Mutui, tassi triplicati in un biennio: compravendite di case scese del 12%

Mutui, tassi triplicati in un biennio: compravendite di case scese del 12%

La Federazione autonoma bancari: nel 2023 prestiti calati di 2,3 miliardi

25 febbraio 2024
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MILANO. La “febbre dei tassi” ridimensiona i progetti di spesa per la casa delle famiglie italiane. A mettere sotto la lente i mutui è l'analisi della Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani: tassi sono triplicati in due anni e le compravendite di case risultano in discesa del 12%.

Sul mercato immobiliare si è fatta sentire la scure delle strette monetarie della Bce, la Banca centrale europea. La fiammata del costo del denaro, portato al 4,5% dalla Bce, ha fatto triplicare i tassi praticati dalle banche sui mutui erogati alle famiglie. A fine dicembre, gli interessi medi applicati ai prestiti immobiliari erano arrivati al 4,40%, il triplo, appunto, rispetto all'1,45% di gennaio 2022, livello minimo degli ultimi anni. Si tratta, sottolinea Fabi, di una salita vertiginosa di 295 punti percentuali in soli 24 mesi che ha portato lo stock di mutui a calare, nel corso del 2023, di 2,3 miliardi di euro (192 milioni al mese in media) dopo l'aumento di oltre 35 miliardi registrato nel biennio precedente, grazie ai 18,3 miliardi in più nel 2021 e alla crescita di 17 miliardi raggiunta nel 2022. I dati degli ultimi 12 mesi dimostrano che il delicato equilibrio tra tassi di interesse e inflazione ha messo a dura prova la capacità di indebitamento degli italiani e trascinato verso il basso gli investimenti nel mattone. Tutto questo con effetti negativi sul mercato immobiliare e in particolare sulle compravendite, che nel 2023 sono significativamente diminuite: per questa ragione, cala dal 50% al 41% la quota di italiani che si indebita per comprare un'abitazione, con le compravendite che sono scese quasi del 12%.

L'inversione di tendenza nel mercato immobiliare potrebbe essere favorita qualora la Bce, nelle prossime riunioni, decidesse di dare il via al taglio dei tassi e a una fase più espansiva, in generale, per il credito, sottolinea la Fabi. I dubbi, però, osserva il sindacato dei bancari, aleggiano sulla rapidità con cui le famiglie italiane risponderanno ai tagli in arrivo e all'effetto indotto, ma lento, che questi tagli avranno sul costo di chi prende il prestito. Per ora, i dati sui prestiti e le pressioni sul mercato immobiliare italiano risultano negativi e sono la conseguenza dell'impegno costante da parte della Bce a far crescere il costo del denaro, nel tentativo sfrenato di frenare l'inflazione. Nel biennio 2021-2022, il totale dei mutui è cresciuto con nuove erogazioni pari a 35,4 miliardi con un incremento del 9,05%. I tassi praticati dalle banche alle operazioni di finanziamento immobiliare, erano all'1,67% a gennaio 2021 e nel corso di quell'anno sono rimasti sostanzialmente stabili, finendo in leggero calo all'1,59% a dicembre. Scesi ulteriormente all'1,45% a gennaio 2022, gli interessi sui mutui sono poi saliti già nell'arco del primo semestre, con il mercato che, per prassi, ha anticipato le decisioni della Banca centrale. Nel secondo semestre del 2022, i tassi sono passati dal 2,17% di giugno al 3,34% di dicembre, con 117 punti base aggiuntivi. Ulteriori, importanti aumenti sono arrivati nel corso del 2023: 3,68% a gennaio e 4,02% a marzo, con il picco raggiunto a novembre e i tassi arrivati al 4,61%, per poi ripiegare al 4,40% di dicembre e il 3,99% di gennaio scorso. «Resta da capire - conclude la Fabi -se la discesa dell'ultimo bimestre sia l'inizio di un percorso strutturale e non un fatto episodico».

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