Imprenditori, esperti e politici: «La sostenibilità è il futuro»
A Firenze la prima giornata del Festival di Sae “Salviamo la Terra”: il cambiamento climatico, economico e sociale al centro del dibattito
FIRENZE. Per capire cosa sta accadendo basta sfogliare la cronaca di queste settimane. Sono sufficienti le notizie sulla devastazione causata dal maltempo in Toscana per percepire gli effetti del cambiamento climatico e per rinnovare l’appello affinché la sostenibilità tanto ambientale, quanto economica e sociale, diventi una priorità. Una richiesta arrivata forte ieri dal Salone dei Cinquecento a Firenze, dove si è tenuto la prima giornata del festival “Salviamo la Terra. Il futuro è presente”.
VIDEO: LA PRIMA GIORNATA
Una due giorni di dibattiti e tavole rotonde (ieri e oggi) organizzato dal gruppo Sae. Un evento immaginato molto tempo prima che il cambiamento climatico ferisse la Toscana. «I nostri non sono quotidiani che raccontano solo ciò che accade, ma che approfondiscono i temi e in un certo senso dettano l’agenda», ha sottolineato all’apertura del festival il presidente di Sae, Alberto Leonardis. «Vogliamo essere stimolo alle classi dirigenti sui temi centrali», ha aggiunto Leonardis, quasi a evidenziare la liaison tra la cronaca e il momento di riflessione sulla sostenibilità e sul nostro futuro organizzato coinvolgendo esperti di caratura internazionale per fare il punto dello stato di salute della Terra, imprenditori e imprese per affrontare il tema delle conseguenze economiche, rappresentanti del parlamento europeo, italiano e della Regione Toscana per discutere le tematiche politiche
«Stiamo esercitando una pressione sconvolgente sul nostro Pianeta e stiamo generando cambiamenti storici che influenzeranno la vita delle generazioni future», ha evidenziato Ian Miller della National Geographic Society, anticipando la riflessione a livello toscano del presidente della Regione Eugenio Giani: «Negli ultimi 15 mesi ho firmato sette stati di calamità. Ai negazionisti dico: come si fa a dire che non è cambiato niente? In questi giorni ci siamo trovati ad affrontare una tipologia di precipitazioni che prima non conoscevamo. I cambiamenti climatici ci sono. Serve una cultura della consapevolezza su quanto questo fenomeno stia cambi il Pianeta».
Una cambiamento che va oltre le piogge. «Siamo in grado di cambiare rotta rapidamente?», è la domanda che ha posto Marco Frey, presidente della fondazione Global compact Italia, sottolineando come per aiutare l’ambiente servano scelte economiche «di lungo periodo che tengano conto della dimensione sociale per rendere questo modello di sviluppo accettabile e riconoscibile». «Anziché temere gli impatti e le conseguenze economiche del cambiamento, la sostenibilità deve essere motivo di crescita per le aziende», è l’orizzonte aperto da Diva Moriani, vicepresidente esecutiva di Kme group che coniuga il concetto di sostenibilità nel sociale con l’organizzazione no profit Dynamo Camp.
«Credo sia importante che le aziende impegnate in iniziative di questo genere possano riportare questo a bilancio: occorre analizzare e creare formule di collaborazione pubblico-privato attraverso dei cambiamenti legislativi», ha concluso Moraini. Quasi a fare da apri pista al dibattito politico con l’eurodeputata del Pd Daniela Rondinelli che ha ricordato come l’Ue abbia «già in atto politiche per accompagnare imprese e cittadini nella trasformazione green: occorre però capire come vengano recepite a livello locale».
«Non si può negare il cambiamento climatico ma occorre un approccio pragmatico: non solo per il governo Meloni, ma per qualsiasi governo nazionale, portare avanti la sostenibilità non può portare all’autodistruzione della produttività del paese», ha replicato Francesco Torselli di FdI, in linea con il pensiero del vicepremier Matteo Salvini: «Si è fatta tanta ideologia sul green: su alcuni temi occorre oggettività».