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Il caso

Sassuolo. Uccise la moglie nel 2009, torna in semilibertà e offre 50 euro al mese di indennizzo alla suocera

Sassuolo. Uccise la moglie nel 2009, torna in semilibertà e offre 50 euro al mese di indennizzo alla suocera

Della semilibertà concessa al 48enne i genitori di Giulia Galiotto hanno saputo attraverso la missiva inviata dai suoi legali dove si propone, appunto, il versamento di 600 euro l'anno. La madre di Giulia «Questa non è giustizia!»

12 settembre 2022
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 MODENA Tredici anni dopo aver ucciso la moglie, e per questo ricevuto una condanna definitiva a diciannove anni e quattro mesi di carcere, ottiene la semilibertà, venendo affidato in prova ai servizi sociali. E attraverso i propri avvocati scrive ai genitori della donna e 'offre' cinquanta euro al mese "in ottica di manifestazione della volontà di avvicinamento ad un'ipotesi di mediazione penale", ovvero una sorta di riavvicinamento tra le parti.

Lui è Marco Manzini, perito elettronico di Sassuolo (Modena), oggi 48enne, che nel 2009 ha ucciso Giulia Galiotto, modenese all'epoca trentenne. L'uomo in una sera del febbraio di tredici anni fa fissò un appuntamento con la moglie nella casa dei genitori di lui, a San Michele dei Mucchietti, frazione di Sassuolo; al culmine di una lite, l'ennesima, l'omicidio: Giulia Galiotto venne colpita al capo con una pietra, nel garage della casa.

Manzini gettò poi il corpo della giovane nel fiume Secchia, tentativo di inscenare un suicidio e per fare ciò scrisse anche un biglietto d'addio, facendolo passare come opera della moglie per confermare il gesto estremo.

Della semilibertà concessa al 48enne i genitori di Giulia Galiotto hanno saputo attraverso la missiva inviata dai suoi legali dove si propone, appunto, il versamento di 600 euro l'anno.

Giovanna Ferrari, madre di Giulia, che dal giorno dell'omicidio della figlia sta conducendo una personale battaglia sul tema dei femminicidi (è autrice anche di un libro che riguarda la tragedia di sua figlia) ha commentato con parole dure la concessione della semilibertà a Manzini, in una vicenda in cui la stessa Ferrari si è già più volte espressa contro la giustizia che non ha riconosciuto la premeditazione dell'omicidio e che già ha anticipato il fine pena del 48enne al 2025 anziché al 2028 per la buona condotta durante la detenzione.

"Noi non accettiamo alcuna mediazione - le parole della madre di Giulia Galiotto - se Manzini mi vuole incontrare lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale". La madre della trentenne uccisa torna proprio alla notte del delitto, l'11 febbraio del 2009: "Dopo aver ammazzato nostra figlia ci ha chiamato prendendoci in giro. Abbiamo assistito alle schifezze che ha detto su di lei in tribunale e non ha mai mostrato pentimento. Oggi - continua - noi non sappiamo dove sia e chi lo controlli, mentre lui sa tutto di noi. Metti caso che noi avessimo paura? Chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare?".

Giovanna Ferrari torna quindi sul tema dell'iter giudiziario: "È già stato fortemente aiutato e ora ci arriva questa lettera per metterci al corrente che, essendo lui in questa situazione di fine pena ma in misura alternativa alla detenzione, è tenuto a dimostrarsi ben disposto verso la famiglia della vittima. A noi non interessano i soldi, abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un'azienda, quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito". Sdegno viene espresso in rete anche dalla sorella di Giulia, una delle prime a sollevare dubbi nel 2009 sull'ipotesi che Giulia Galiotto si fosse uccisa.

"Ciao Giulia - scrive Elena Galiotto - oggi ho saputo che il tuo assassino è stato liberato. Ecco, il mio cervello ha davvero difficoltà a concepire questi due dati di fatto: tu non esisti più e il tuo assassino è libero".  (Ansa)

Francesco Vecchi

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