Il Tirreno

GROSSETO. Cinque cambi nell’ultima partita, rappresentano un evento a cui Andrea Liguori non ci aveva quasi mai abituati in precedenza. Cinque cambi per cercare di correggere, di migliorare, di trovare la soluzione o il guizzo vincente comunque mai arrivato a Città di Castello. Una novità, rappresentata dalla bontà di una rosa che oggi offre sempre più valide alternative. Perché come dice sempre il tecnico del Grifone, avere una rosa abbondante e di qualità non è un problema.
Siamo sicuri che sia così? Mancano dodici partite alla fine del campionato e di tempo per dare soddisfazione, per far sentire tutti parte del progetto: ne rimane sempre meno e in tanti scalpitano in panchina per cercare di ritagliarsi un minutaggio importante in campo. Un lavoro non semplice, per Liguori come lo sarebbe per qualunque altro tecnico. Così si va avanti con le certezze che però poi finiscono per venire meno di fronte al bisogno di punti del Trestina. Allora si può provare a guardare in avanti. Mentre si attende il ritorno in campo di Cretella che potrebbe avvenire a Gavorrano il 19 febbraio.
Chiaro che giovani in prestito, come Messini e Moscatelli, entrambi 2004, debbano essere impiegati. Questo consentirebbe a Liguori un centrocampo “pesante” e d’esperienza, con Pasciuti, Cretella e Diambo (o Caprioli). Una possibile linea a quattro difensiva, potrebbe vedere Crivellaro, Ciolli, Bruni (o Bruno) e uno appunto tra Moscatelli e Messini. A quel punto, con Gomes e Giustarini, davanti ci sarebbe posto per l’ultima quota: Scaffidi (01), Rotondo (03) o Cesaroni (02). Questa probabilmente è la squadra che la nuova proprietà ha in testa, dal momento della rivoluzione sul mercato. Poi è chiaro che si debbano fare i conti con gli imprevisti, come gli infortuni accorsi proprio a Cretella e a Bruni. Così come è giusto che il tecnico abbia libertà di scelta in base alle proprie certezze, tra le quali domenica scorsa è venuta meno Aleksic, per un leggero infortunio. Mettere insieme tutto questo nel poco tempo rimasto, non è cosa semplice. Sullo spirito, la voglia e l’atteggiamento per tornare a vincere invece, si può lavorare. 
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