Il Tirreno

Grosseto

Lavoro

Vertenza Venator, Nuova Solmine fra i possibili acquirenti


	Lo stabilimento del Casone
Lo stabilimento del Casone

Femca Cisl dopo il vertice: «Siamo usciti dal confronto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la rassicurazione circa l’interesse di soggetti pronti ad acquisire Venator»

2 MINUTI DI LETTURA





SCARLINO. «La corsa contro il tempo per capire quale sarà il futuro dell’impianto di Venator Italia di Scarlino riguarda, in maniera significativa, anche il destino della Nuova Solmine». E ancora: «È una questione che sottolineiamo da tempo e che è stata confermata anche oggi nell’incontro di aggiornamento annuale, che ha visto la presenza dei vertici dell’azienda, Confindustria toscana sud, dei sindacati e dei lavoratori», ad affermarlo Gian Luca Fè, della segreteria regionale di Femca Cisl e responsabile territoriale di Siena-Grosseto.

«Siamo usciti dal confronto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy con la rassicurazione circa l’interesse di soggetti pronti ad acquisire Venator – ricorda Fè – e abbiamo avuto conferma, durante l’incontro odierno, che uno di questi è proprio Nuova Solmine».

«Se nel 2014 Nuova Solmine realizzava 17mila tonnellate di prodotto per Venator i numeri del 2025 sono pari a zero. L’azienda si è costruita un mercato alternativo, ma la situazione non può andare avanti ancora a lungo, soprattutto se si considera anche la diminuzione delle vendite di acido solforico a livello mondiale e l’aumento del costo dello zolfo, la materia prima, con cui l’azienda ha dovuto fare i conti», riflette.

«Come ha ribadito anche questa mattina (16 ottobre, ndr) l’ingegner Mansi – continua Gian Luca Fè – Venator è essenziale, altrimenti anche Nuova Solmine andrà incontro a tempi bui. La nostra organizzazione sindacale lo afferma da tempo: le difficoltà di Venator si ripercuotono, con effetti di diversa intensità, su tutto il polo chimico di Scarlino. In questi anni – come è stato confermato anche oggi – Nuova Solmine è riuscita a resistere, senza ricorrere ad ammortizzatori sociali o ad altre misure, perché ha venduto il 50% del prodotto all’estero ma ha abbassato di fatto la marginalità e quindi in prospettiva la situazione non può essere sostenuta. Tuttavia, seppur in calo di produzione, in queste settimane l’azienda farà manutenzione degli impianti e non utilizzerà ammortizzatori sociali ma se la produzione continuerà a rimanere ai livelli attuali, le conseguenze non potranno che essere tragiche per i lavoratori di questa importante realtà. Quindi, alla luce anche dell’incontro di stamani, il tempo per le decisioni sul futuro di Venator è fondamentale per tutto il Polo chimico del Casone».

Primo piano
I provvedimenti

Sicurezza, misure straordinarie per Pisa-Hellas Verona: perché non è una partita qualunque e quell’episodio «storico»

di Lorenzo Carducci