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Ragno violino a Grosseto, 25 casi ogni anno: «Attenti alle necrosi cutanee». I consigli della dermatologa

di Sara Venchiarutti
Ragno violino a Grosseto, 25 casi ogni anno: «Attenti alle necrosi cutanee». I consigli della dermatologa

La dottoressa Camilla Peccianti: «Rarissimi episodi con gravi necrosi». E, con il freddo, crescono le ustioni con la borsa dell’acqua calda

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GROSSETO. All’inizio a vederla sulla pelle sembra una normale puntura d’insetto: arrossamento, un leggero edema e prurito. A volte - ma è davvero raro - si distinguono due crosticine, il punto in cui l’aracnide ha “pizzicato” la pelle. Però l’infezione non passa, il gonfiore resta, spunta l’edema e, con il passare del tempo, appare pure una crosta scura. È la necrosi, le cellule che iniziano a morire a causa del veleno. Allora è chiaro: è stato il ragno violino. Di casi legati alla sua puntura se ne vedono diversi all’Unità operativa complessa di Dermatologia dell’ospedale Misericordia di Grosseto. Circa 25 all’anno.

«Gli episodi si concentrano nel periodo da giugno a settembre/ottobre: solo nell’ultimo periodo estivo ne abbiamo avuti circa 15», spiega la direttrice facente funzione Camilla Peccianti. Attenzione però a circoscrivere il fenomeno alla sola bella stagione. «Nella nostra provincia – conferma la dottoressa – il problema è più generale perché il ragno violino è sempre presente, anche se predilige i climi caldi e asciutti. Si trova non solo all’aperto, ma anche nelle case, si nasconde nelle intercapedini, dietro i battiscopa, dietro ai quadri, ai mobili. È un animale che gira soprattutto di notte, ma si può trovare ovunque».

Va anche detto che non sempre si riesce ad attribuire ogni puntura al ragno, visto che le reazioni più semplici sono simili a quelle causate da un qualsiasi altro animale. Il punto è proprio questo: è difficile riconoscere gli effetti del ragno violino, almeno all’inizio. «La differenza – sottolinea Peccianti – è proprio quando si inizia a vedere la necrosi, una crosta scura che coincide con il tessuto che sta andando in morte cellulare. Il veleno del ragno violino – precisa la dottoressa – non è così devastante, ma dà la morte cellulare dell’area. Quando la puntura diventa edematosa, continua ad essere rossa e a dare dolore, bisogna venire a farsi vedere, senza trascurarla».

I sintomi iniziano ad apparire nelle prime 48 ore dalla puntura. «All’inizio – aggiunge Peccianti – è importante tenere la pelle disinfettata, cercando di non grattare la puntura per non sovrainfettarla». Proprio per l’imprevedibilità del ragno violino non c’è un’età più colpita di un’altra, «anche se – sottolinea Peccianti – non abbiamo mai avuto casi di bambini. In genere sono adulti. Il ragno comunque scappa, non viene a pungere. È schivo, se disturbato tende a nascondersi. Per questo i casi sono più frequenti tra chi lavora il legno o se si va in luoghi meno frequentati, come le cantine. Certo è che non è lui ad andare a cercare l’uomo; siamo noi che lo disturbiamo». In ogni caso, se si notano segni riconducibili a questa sintomatologia, «con un’infezione più importante, è bene andare dal medico», sottolinea la dottoressa.

E a questo punto serve una precisazione: «I casi gravi da puntura di ragno violino – dice Peccianti – sono rarissimi, fortunatamente, e coinvolgono persone che hanno già una reazione immunitaria deficitaria». Però, nel corso degli anni, «lesioni necrotiche importanti causate dal ragno violino – aggiunge la dottoressa – ci sono state, con medicazioni anche molto lunghe prima di riprendere la normale cute nel punto del morso. In un caso a Grosseto è stata necessaria anche l’amputazione di un dito per osteonecrosi, mentre un altro paziente è stato ricoverato in malattie infettive».

Numeri, insomma, che si contano sulle dita di una mano. Molto più spesso è stata sufficiente una medicazione, o la somministrazione dell’antibiotico o del cortisone, a seconda delle necessità. Ma è sempre bene fare attenzione. «Bisogna stare attenti a quei luoghi che non vengono frequentati spesso», invita Peccianti.

Intanto le visite legate a problemi dermatologici con pazienti in arrivo dal pronto soccorso sono ritornate alla normalità, dopo il “boom” dei venti casi al giorno in estate. Ora, nel periodo invernale e autunnale, «viaggiamo sulle 10-15 visite al giorno. Restano comunque numeri importanti», specifica Peccianti. I problemi “tipici” dei mesi freddi sono le ustioni da stufe o da camini. Frequentissime – un paio a settimana, non in tutte – sono le ustioni (superficiali) da borsa dell’acqua calda. Aumentano anche le reazioni da farmaco: «Ci sono più patologie infettive e quindi le persone assumono più farmaci, con alcuni casi di reazioni allergiche». 

 

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