Il Tirreno

Grosseto

Status di protezione del lupo È polemica sul declassamento

Un esemplare di lupo in una foto di archivio
Un esemplare di lupo in una foto di archivio

Coldiretti e Pastori a favore: «Risposta alle richieste degli allevatori»

27 settembre 2024
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GROSSETO. La strada è ancora lunga, perché il comitato della Convenzione di Berna che dovrà decidere se accogliere o meno all’istanza dell’Unione europea si riunirà il prossimo dicembre. Ma com’era ampiamente prevedibile, la decisione del comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati dell’Ue di proporre il declassamento per lupo da specie “rigorosamente protetta” a “protetta” ha scatenato profluvio di dichiarazioni.

Se la modifica dello status giuridico del lupo passasse nell’ambito della Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali in Europa, infatti, il passo successivo sarebbe l’autorizzazione da parte dei singoli Stati a redigere piani di abbattimento degli animali considerati in sovrannumero. Argomento divisivo che vede su fronti opposti, spesso in maniera trasversale, associazioni di categoria, partiti politici e associazioni ambientaliste. Coldiretti è sempre stata fra i principali sostenitori dell’utilità degli abbattimenti, e lo ricorda subito. «Il declassamento dello status di protezione del lupo risponde alle richieste delle autorità locali, degli allevatori e degli agricoltori di maggiore flessibilità per gestire attivamente le concentrazioni critiche di lupi. – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto – È un passo avanti notevole nell’approccio alla gestione di un evidente disequilibrio che ha portato alla chiusura di quattrocento allevamenti in dieci anni nella nostra provincia contribuendo al progressivo abbandono delle campagne e all’indebolimento della filiera lattiero casearia. La modifica dello status di protezione del lupo nella Convenzione di Berna pone di fatto le basi per una conseguente modifica anche della Direttiva Habitat a livello Ue. Era una delle richieste che abbiamo avanzato e su cui abbiamo lavorato a Bruxelles. Ma prima di esultare aspettiamo il completamento del suo percorso».

In meno di dieci anni, secondo i dati elaborati dall’associazione, i predatori hanno dilaniato un capo ovi caprino su dieci portandoli sotto la soglia di mille unità e contribuito alla chiusura di una stalla su tre (circa 45 mila capi) costringendo i pastori ad alzare bandiera bianca.

Sul fronte opposto il Wwf Italia, che ha diffuso una nota durissima. «Una decisione gravissima che apre pericolosamente la porta agli abbattimenti del lupo in Europa e ignora l’appello di oltre 300 organizzazioni della società civile e di centinaia di migliaia di persone che hanno esortato i governi a seguire le raccomandazioni della scienza e a intensificare gli sforzi per favorire la coesistenza con i grandi carnivori attraverso misure preventive. La decisione degli Stati membri è il triste epilogo della battaglia personale della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, incredibilmente basata su una vendetta personale contro i lupi e volta a compiacere una parte del settore agricolo». Secondo l’associazione del Panda questa decisione «non solo mina decenni di sforzi dedicati alla conservazione, ma rappresenta anche una significativa battuta d’arresto per quello che viene considerato uno dei più significativi successi dell’Ue per la conservazione della fauna selvatica: il ritorno del lupo in Europa. La scienza dimostra che il recupero del lupo è ancora un processo in corso, e gli obiettivi chiave della Convenzione di Berna e della Direttiva Habitat non sono ancora stati raggiunti». Dante Caserta, responsabile affari legali e istituzionali del Wwf Italia, dichiara inoltre: «La posta in gioco va oltre la tutela del lupo, poiché le implicazioni legali della proposta della Commissione potrebbero avere conseguenze di vasta portata. La Convenzione di Berna, che riguarda l’intero continente europeo e non solo l’Ue, funge da salvaguardia cruciale contro i tentativi di indebolire la protezione delle specie nell’ambito del diritto comunitario. L’indebolimento della Convenzione potrebbe minare in modo significativo le fondamenta del quadro normativo per la conservazione della natura europea. Il voto a favore dell’Italia conferma una posizione ideologica del nostro Governo contro la natura e contro i dati scientifici».

Anche il Comitato pastori d’Italia, per bocca della sua presidente Mirella Pastorelli, non manca di far sentire la propria voce sulla questione: «Insieme agli allevatori non potevamo restare in silenzio – attacca Pastorelli – Dopo i lunghi anni di battaglie contro predazioni e presenza dei lupi nelle zone vocate alla pastorizia, l’Ue per la prima volta ha deciso di modificare la direttiva Habitat nei confronti del lupo investito di sacralità dalla visione ideologica e ambientalista europea». Quindi Pastorelli conclude ringraziando «tutti gli allevatori che hanno creduto in chi lottava per i loro diritti e gli europarlamentari Pietro Fiocchi, Flavio Tosi, Sergio Berlato e Herbert Dorfmann. Sempre attenti e vicini agli allevatori».

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