Il Tirreno

Grosseto

Comunità in lutto

Il lavoro, gli amici e quel nuovo inizio: Follonica piange Bubakar Bah, morto a 25 anni

di Michele Nannini

	Bubakar Bah
Bubakar Bah

Era arrivato in Toscana come richiedente asilo dopo la traversata nel deserto della Libia: aveva una figlia

28 maggio 2024
4 MINUTI DI LETTURA





FOLLONICA. La storia di Bubakar Bah è la storia di un ragazzo che ce l’aveva fatta. Che dal Gambia, giovanissimo, era riuscito, dopo una fuga nel deserto e una traversata dalla costa libica a quella siciliana che l’avevano profondamente segnato nel fisico, a raggiungere l’Italia, Piombino prima e Follonica poi dove da sei anni viveva in un appartamento assieme ad altre sei persone.

La città del golfo in lutto

Bubakar aveva un lavoro, aveva degli amici ma aveva anche una malattia, l’epilessia, che in Italia riusciva a tenere sotto controllo nonostante numerosi malori accusati negli anni, una patologia che nel suo paese d’origine può però essere mortale. L’ultima crisi è arrivata lunedì 20 maggio quando Bubakar, rientrato qualche mese fa a Basey in Gambia, si stava praticamente per imbarcare sul volo che l’avrebbe riportato nella città del golfo, un malore che nonostante l’arrivo dell’ambulanza e la corsa in ospedale non gli ha lasciato scampo. La scomparsa di Buba, come tutti lo chiamavano, ha trascinato nel dolore una comunità intera che ormai si era affezionata a questo ragazzo, 25 anni, che si era fatto ben volere da tutti, si era ricostruito una vita ed era riuscito anche a mettere su una famiglia nel suo paese d’origine.

Il ricordo

«Bubakar era sbarcato in Italia giovanissimo – racconta Chiara Ferrini, operatrice della cooperativa Arcobaleno che lo ha seguito fin dal suo arrivo in Maremma – era arrivato come richiedente asilo dopo un avventuroso viaggio nel deserto della Libia, di notte, al freddo, su pick-up carichi di altri profughi come lui; un percorso che lo aveva segnato nel fisico visto che una volta arrivato sulla costa libica ha iniziato a stare male, aveva del muco in testa e sotto le palpebre che lo hanno costretto all’ultima traversata in mare verso la Sicilia in condizioni di salute preoccupanti. Era stato poi trasferito a Piombino e al centro La Caravella nel 2016 subendo poco dopo anche un difficile intervento alla testa, da quel momento gli svenimenti e i malori sono stati sempre più frequenti». Ricostruire la storia clinica di Buba non è però stato semplice, probabilmente l’epilessia lo aveva già segnato da ragazzino in Gambia dove però è una malattia spesso sottovalutata, addirittura tenuta nascosta per il timore di essere considerato negativamente. «Buba era stato inserito nel progetto, iniziato nel 2013, “Percorsi verso l’autonomia” del Comune di Follonica – continua Chiara – gestito dal coordinamento opere parrocchiali che si avvale degli operatori della cooperativa Arcobaleno, rivolto ai profughi e ai cittadini italiani che non hanno una casa. Abitava in un appartamento con altri sei ragazzi che avevano storie simili alla sua, era seguito da un medico, prendeva le medicine per l’epilessia e aveva trovato un lavoro in un locale della città; tutti conoscevano la sua delicata situazione clinica e sapevano come comportarsi e chi chiamare in caso di attacchi di epilessia, ormai erano tanti i volontari e gli operatori sanitari che lo avevano conosciuto durante i numerosi ricoveri e lo avevano preso a cuore. Negli anni scorsi era riuscito due volte a tornare a casa sua, si era sposato e aveva avuto una figlia e proprio dalla sua famiglia era tornato qualche tempo fa: lunedì era pronto per imbarcarsi e tornare a Follonica quando ha avuto un attacco di epilessia verso mezzogiorno, l’ambulanza è arrivata e lo ha trasferito nel più vicino ospedale ma purtroppo non sono riusciti a salvarlo».

L’ultimo saluto

La notizia della sua scomparsa ha colpito tutti coloro che lo conoscevano, dai compagni con cui divideva l’abitazione ai tanti follonichesi che lo hanno incontrato sul lavoro o in giro per la città. «La vita stessa di Buba è lo specchio dell’invisibilità di queste persone – conclude Chiara – nei tg sono solo dei numeri, le voci di chi non ce l’ha fatta non si possono ascoltare mentre invece chi ce l’ha fatta spesso non può o non vuole ricordare quello che ha passato. La sua è forse una piccola storia che però è emblematica e ci racconta un drammatico spaccato del mondo attuale». Il funerale si è svolto nei giorni scorsi nel suo villaggio natale e lunedì scorso, 27 maggio, è stato l’ultimo giorno del periodo di cordoglio.

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni