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Grosseto senza carroattrezzi: così l’inchiesta sui rifiuti illeciti sta paralizzando il servizio in città


	Un carroattrezzi in azione (foto di repertorio)
Un carroattrezzi in azione (foto di repertorio)

In seguito all’azione della Procura rimangono senza mezzi le sei principali aziende di soccorso stradale del capoluogo maremmano: parlano i titolari

28 marzo 2024
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GROSSETO. Le indagini coordinate dalla Procura in merito alla presunta gestione illecita di circa 4mila tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, in seguito alle quali lunedì 25 marzo i carabinieri hanno messo i sigilli all’impianto di autodemolizione Santi Paola, riguardano un totale di 21 indagati – per lo più della provincia – hanno anche comportato un “effetto collaterale” che non tarderà a manifestarsi in città.

Questione carroattrezzi
Quando i militari hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari, infatti, hanno tolto dalle disponibilità dei rispettivi proprietari autocarri e furgoni che sarebbero stati utilizzati per i trasporti illeciti di cui sopra; e carroattrezzi. Questi ultimi, in particolare, sarebbero stati impiegati per spostare carcasse di veicoli da autorimesse od officine fino a Santi Paola. Ma sono gli stessi che – è letteralmente la loro funzione principale – portano via le automobili incidentate dalle strade. In quest’ultimo contesto, dunque, sono stati raggiunti dalla misura cautelare i titolari di sei tra le principali aziende della città, che – paradossalmente – svolgono il servizio in convenzione con enti e forze dell’ordine. Risultato: otto mezzi al deposito e soccorso stradale del comune capoluogo in emergenza esso stesso. Secondo la Procura, infatti, il trasporto dei rifiuti (e la carcassa di un veicolo è un rifiuto) avveniva senza iscrizione all’apposito Albo nazionale gestori ambientali.

Parlano i titolari
Abbiamo contattato alcuni dei titolari, che – chiedendo l’anonimato – spiegano che «per poter continuare a lavorare, ammesso e non concesso di avere i soldi, dovremo affittare o comprare mezzi di seconda mano, che spesso sono “bestioni” che consumano di più rispetto a quello che andremmo a guadagnare»; oltre, ovviamente, a mettersi in regola. In ballo ci sono anche eventuali responsabilità penali per ciascuno di loro, motivo per il quale si sono rivolti ai rispettivi legali. Nel frattempo l’avvocato Alessandro Oneto del Foro di Grosseto, che assiste e rappresenta Santi Paola, getta acqua sul fuoco: «Negli ultimi vent’anni la proprietà si è rivolta a me per una decina di processi simili, che nascono in virtù della complessità che regola questa materia e si sono sempre chiusi senza che fosse riconosciuta loro alcuna responsabilità. I miei assistiti si riservano di prendere visione delle carte e dei filmati che i carabinieri affermano di aver girato, e ripongono la propria fiducia nel sistema giudiziario».

Le accuse e le indagini
Giudice per le indagini preliminari è Cecilia Balsamo, pubblico ministero Salvatore Ferraro. Ai vari indagati vengono contestate, in alcuni casi, false dichiarazioni negli appositi formulari, cioè indicazioni riguardanti conducenti, mezzi e orari delle consegne all’impianto di autodemolizioni. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (il Nipaaf) avrebbero ricostruito un “giro” da 1,5 milioni di euro, comportando 214 sanzioni amministrative per assenza dei formulari di identificazione dei rifiuti per un totale di 700mila euro.

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