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Cassa integrazione straordinaria, a Scarlino la Venator anticiperà le indennità: ecco cosa prevede l’accordo

di Massimiliano Frascino

	La Venator di Scarlino
La Venator di Scarlino

Inviata la richiesta al ministero dopo l’accordo con le sigle: tutti i dettagli

30 gennaio 2024
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SCARLINO. Partita la richiesta di cassa integrazione straordinaria per gli operai della Venator di Scarlino. Venerdì 26 gennaio con una riunione online azienda, sindacati rappresentati della Rsu e Regione Toscana, hanno concordato i contenuti della richiesta da inviare al ministero del lavoro. A questo punto c’è da attendere notizie da Roma. I tempi tecnici in teoria prevedono un massimo di tre mesi per ottenere l’accettazione o il diniego della richiesta, ma non sono poi così rari i casi in cui ne siano passati quattro o cinque.
L’accordo in sostanza prevede per 46 “lavoratori equivalenti” (cioè 46 contratti a tempo pieno) la possibilità di continuare a svolgere un’attività lavorativa fino a un massimo del 75% dell’orario in diversi ambiti: manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti per mantenerli in efficienza, in vista della ripresa produttiva; attività di progettazione e definizione della documentazione per le autorizzazioni da chiedere alla Regione per nuovi siti di stoccaggio e discariche; attività di ricerca applicata ai processi industriali per ridurre le quantità di gessi rossi, sottoprodotto dell’estrazione del biossido di titanio. Questo significherà che circa un centinaio di addetti continuerà a lavorare con orario ridotto usufruendo della Cigs per le ore rimanenti. Per gli altri dipendenti Venator – che in tutto conta 220 persone – che sono invece a zero ore, azienda e sindacati hanno concordato un contributo di solidarietà variabile che si andrà ad aggiungere ai 950 euro netti di indennità di cassa integrazione, in modo da arrivare almeno a 1.150 euro. Chi è a zero ore, infatti, purtroppo dovrà rinunciare fino a fine luglio – la cassa richiesta durerà sei mesi – a tredicesima e quattordicesima mensilità, alle ferie, e soprattutto ai contributi previdenziali, che saranno solo figurativi (quindi non versati sul montante).
Un aspetto positivo dell’accordo è il fatto che Venator ha accolto la richiesta di anticipare il versamento dell’indennità di Cigs sin dal prossimo mese, in modo da non lasciare completamente senza entrate i dipendenti in attesa che si concluda la procedura di riconoscimento della cassa da parte del ministero.
Nel corso della riunione online il management di Venator Italy ha ribadito le difficoltà di mercato di questi mesi in cui la domanda di biossido di titanio è crollata in seguito alla drastica diminuzione delle attività industriali. Stando alle previsioni dell’azienda, il mercato dovrebbe iniziare a riprendersi a partire dal secondo semestre di quest’anno. Con un’accelerazione verso la fine del 2024.
«L’accordo che è stato sottoscritto – spiega Fabrizio Dazzi, segretario della Filctem Cgil – è stato il male minore per mettere in sicurezza i lavoratori almeno per i prossimi sei mesi. Rimangono però tutte le preoccupazioni per gli esiti che questa vicenda potrebbe avere. Dalla fine di novembre, quando si è chiusa la procedura di concordato per la ristrutturazione del debito di Venator, il cosiddetto “chapter 11”, a tutt’oggi non abbiamo avuto certezze da parte del nuovo consiglio di amministrazione. Il destino dell’impianto di Scarlino rimane ancora troppo vago, e non è stato chiarito il suo ruolo nel contesto delle attività internazionali di Venator, che gestisce anche altri impianti di produzione del biossido di titanio. L’impressione è che l’azienda sia a corto di risorse, ma anche che non abbia ancora chiara una strategia per uscire dalle difficoltà. Al di là delle contingenze di mercato. Quanto a discariche e siti di stoccaggio – conclude – i tempi tecnici sono definiti dalla legge, per cui ci aspettiamo un’accelerazione nelle progettazioni».
Fra i sottoscrittori dell’accordo, c’è anche l’Ugl Chimici, storicamente sindacato ben rappresentato fra i dipendenti Venator. «Dal nostro punto di vista – sottolinea il segretario Roberto Bocci – si tratta di un accordo pesante perché più della metà della popolazione di fabbrica starà a casa senza lavorare per sei mesi almeno. L’accordo sull’indennità integrativa dà un po’ di sollievo, ma il sacrificio è tanto. Ad azienda e istituzioni chiediamo di garantire il futuro al di là delle turbolenze di mercato, impegnandosi a fare investimenti adeguati e a chiudere i processi di autorizzazione il prima possibile».
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