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Lavori al golf resort bloccati, il proprietario annuncia il ricorso al Tar

di Michele Nannini
Lavori al golf resort bloccati, il proprietario annuncia il ricorso al Tar

Lo sfogo di Negroni, titolare del Riva Toscana Golf Resort: «Sono stanco dei no, il sindaco non ha rispettato gli impegni»

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FOLLONICA. Quattro anni di attesa, 10 milioni di euro di investimento e una struttura completamente trasformata dopo anni di abbandono che attende però ancora di essere terminata. Adesso per Paolo Negroni, proprietario del Riva Toscana Golf Resort & Spa, è arrivato il momento di spiegare perché i lavori di completamento del complesso non riescono ad arrivare a compimento, situazione della quale secondo l’imprenditore lombardo l’unico responsabile è il Comune di Follonica con i tecnici e dirigenti ma soprattutto con il sindaco Andrea Benini.

«Ho investito in Toscana, e più precisamente in Maremma, perché è una terra che amo e conosco bene fin da quando la frequento da bambino – spiega Negroni affiancato dalla moglie Annalisa Valentini – ho aspettato quattro anni che il Comune di Follonica rispettasse le promesse fatte quando nel 2018 ho rilevato il complesso a un’asta fallimentare, ma nessuna delle esigenze della struttura sono state rese possibili e anzi l'adozione del nuovo piano strutturale ha reso e renderà ancora più complicata la realizzazione del progetto. Al primo incontro con Benini e alcuni dirigenti ho illustrato quali sarebbero state le esigenze della struttura al fine di renderla operativa il prima possibile: aumento di 55 posti letto oltre i 65 già previsti in modo da arrivare a 52 camere, ovvero i numeri necessari per poter ospitare gli atleti in competizioni internazionali, la possibilità di ampliare i depositi macchinari e infine la realizzazione di un vecchio progetto esistente che prevedeva la distribuzione dell’acqua in uscita dal depuratore a fini irrigui di orti, aiuole pubbliche, parchi e giardini di strutture ricettive tra cui anche il campo da golf. In tutto questo tempo non siamo riusciti a realizzare niente di tutto questo e fino a oggi avevo deciso di non avviare alcuna procedura di ricorso al Tar, sia per cercare di trovare una soluzione pacifica con il Comune ma soprattutto per evitare all’amministrazione e ai cittadini un inutile dispendio di fondi pubblici in cause legali. Ma dopo l'ennesimo diniego ho deciso di rivolgermi al tribunale amministrativo».

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il no del Comune alla realizzazione di un garage per ricoverare i macchinari della manutenzione del campo, strutture che hanno bisogno di un luogo più strutturato rispetto, ad esempio, a una semplice tettoia. «Il valore dei mezzi supera i 500mila euro – continua Negroni – e il diniego stavolta è basato esclusivamente sull’interpretazione delle parole “spazio coperto” di 150 mq che non viene considerato un volume. Ma questa è solo l’ultima tappa di una vera e propria odissea in cui il Comune nella persona del sindaco e dei suoi dirigenti mi hanno invischiato, che non ha ad oggi portato a nulla di concreto nonostante le promesse, gli impegni e le dichiarazioni in favore del progetto; promesse che sono state invece vanificate da atti e scelte politiche in pieno contrasto con lo sviluppo turistico della città oltre che con il completamento della stessa struttura».

Gli ostacoli riassunti dalla proprietà riempiono quasi tre pagine: si va dal mancato inserimento del progetto all’interno della variante 8 alla collocazione dell’area al di fuori del perimetro urbano; dal diniego alla costruzione della foresteria aggiuntiva e dei garage per i macchinari alla perdita del finanziamento Coni da 6 milioni di euro per assenza di permessi della seconda fase realizzativa; dai dati sbagliati portati dal Comune in conferenza di copianificazione (4.600 metri cubi in più di quanto richiesto), situazione alla quale il Comune non ha secondo Negroni mai risposto in maniera convincente, alla sospensione di agibilità e inizio attività di novembre 2021. Fino alla nota della Regione di maggio 2022 sulla possibilità dell’impianto di essere inserito anche all’interno dell’area urbana, contrariamente a quanto sempre sostenuto dal Comune, e all’ultimo diniego sul garage. «Sono scelte politiche di cui però non si riesce a capire il motivo. Dopo i primi due anni di rifiuti pensavo a delle sviste o all’incompetenza di chi se ne occupa ma adesso non me lo spiego e purtroppo non sono l’unico imprenditore in queste situazioni a Follonica – conclude Negroni – forse l'interesse principale era solo quello di dotare la città di un campo da golf come una vetrina, senza preoccuparsi di garantire la sostenibilità economica dell’investimento o di aumentare i posti letto che sono fondamentali per un impianto del genere. Solo ad agosto la bolletta dell’elettricità è stata di 30mila euro, il reddito delle camere è basso e ci sono i mutui e i dipendenti da pagare. Con l'ampliamento della struttura potrei arrivare ad avere fino a 40 dipendenti invece dei 32 attuali ma così proseguendo nel medio termine si rischia invece la chiusura. Il resort è un mio sogno che voglio continuare a inseguire, non sono uno speculatore e avrei potuto investire altrove se mi avessero detto subito che non era possibile completare il progetto originario. Mi sono fidato del sindaco ma probabilmente c'è una visione politica che in città osteggia gli imprenditori. E spero che anche gli altri che si trovano nella mia condizione trovino la forza di reagire».

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