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BRACCONAGGIO

Leonardo, rarissimo esemplare di ibis eremita, ucciso a fucilate

Elisabetta Giorgi
La "colonia" di ibis eremita in viaggio per Orbetello
La "colonia" di ibis eremita in viaggio per Orbetello

Il volatile faceva parte della "colonia" che aveva scelto l'Oasi di Orbetello per svernare. Nella carcassa è stata trovata una rosa di pallini da caccia

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ORBETELLO. Un ibis eremita è stato ucciso a colpi di fucile dai bracconieri. Era un esemplare della “colonia” che aveva scelto l’Oasi Wwf di Orbetello per svernare, inserito all’interno di un importantissimo programma di reintroduzione chiamato “Waldrappteam” cui collabora anche il Wwf Italia.

La carcassa è stata trovata al suolo il giorno 3 febbraio ma la notizia è trapelata solo ora, dopo che le analisi hanno confermato la presenza di pallini all’interno del corpo, esplosi da un fucile da caccia.

L’ibis è stato trovato nei pressi della Riserva naturale statale Litorale Romano e dell’Oasi Lipu di Castel di Guido da una pattuglia di guardie venatorie volontarie della Lipu durante un'attività di vigilanza, ed è stato portato al vicino centro recupero fauna selvatica della Lipu a Roma per le analisi del caso, dove appunto è emerso che era stato colpito da una rosa di pallini, forse esplosi da vicino data la gran quantità.

L’ibis eremita è una specie rarissima, considerata estinta in natura nel continente europeo e oggi, appunto, al centro di questo programma scientifico. Questi volatili, nati in Austria e in volo migratorio verso sud, sono ospitati nell’Oasi WWF di Orbetello che ne cura e difende lo svernamento annuale, ma finiscono troppo spesso bersaglio dei bracconieri. Nel caso specifico, non sappiamo come siano andati i fatti, ma solo che in Lazio il 3 febbraio era sempre aperta la caccia (in quanto prorogata fino al 10) per colombaccio e ghiandaia. È possibile che si sia trattato di un errore, in quanto non è certo frequente il passaggio degli ibis eremita nei cieli, certo è che non è il primo caso in cui un ibis eremita viene ucciso, anzi, i casi sono stati sempre più frequenti nel corso degli anni. Dura condanna per quanto è successo è espressa sia dalla Lipu che dal Wwf, che puntano il dito sulla rilevanza e diffusione della pratica criminale del bracconaggio e sulla sostanziale assenza di strumenti per contrastarla efficacemente.

Laura Stefani, che fa parte dell’associazione Waldrappteam ed è la referente italiana che si occupa di antibracconaggio e comunicazione, spiega che l’ibis ucciso, come gli altri esemplari, aveva un anello di riconoscimento e radio sulla schiena, per cui la sua posizione era “mappata” in tempo reale. “Proprio grazie ai dispositivi gps - fa sapere - è stato possibile sapere il momento preciso in cui è morto in volo. A volte questi animali muoiono anche per collisione con i cavi dell’elettricità, ma in questo caso le radiografie successive al ritrovamento hanno rinvenuto nel corpo pallini di caccia”. Una tecnologia utile per seguire il percorso di questi volatili e che si rivela appunto cruciale anche per monitorare (purtroppo) anche i casi di decesso. L’esemplare in questione si chiamava Leonardo. “Nei giorni precedenti era già stato a Orbetello – dice Stefani - si aggirava tra il Lazio e la Maremma ed era un adulto che era già stato nell’oasi lagunare tante volte”.

Qualche numero. Sono circa 150 gli ibis eremita che migrano nell’oasi di Orbetello. Dal 2014 a 2020 ci sono stati 17 casi di bracconaggio, mentre dal 2020 ad oggi gli ibis uccisi sono già 14. Si sta dunque assistendo a un aumento generalizzato del fenomeno.

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