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Amiata, il respiro della cultura per il futuro della montagna

francesca ferri
Amiata, il respiro della cultura per il futuro della montagna

Presentato il progetto per la candidatura a Capitale: è la prima volta di 12 Comuni insieme 

30 dicembre 2021
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verso il 2024

francesca ferri

La bellezza salverà il mondo, scriveva Dostojevskij. E la cultura riunirà e ripopolerà l’Amiata, proiettandola nel futuro. Comunque vada.

L’obiettivo è segnato e gli strumenti ci sono tutti. Ieri, in una conferenza stampa fiume, in streaming, con una settantina di partecipanti, i dodici Comuni di Abbadia San Salvatore, Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Castiglione d’Orcia, Piancastagnaio, Radicofani, Roccalbegna, San Quirico d’Orcia, Santa Fiora, Seggiano, Semproniano, riuniti nell’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana e nell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, hanno presentato il progetto con cui si candidano a Capitale italiana della Cultura 2024.

Una candidatura anomala, quella di Amiata2024, nel senso migliore del termine. Policentrica – per la prima volta ben 14 realtà di un vasto territorio, divise in due province, si presentano unite dalla circolarità della cultura, superando le singole storiche divergenze – punta sull’elemento che non ti aspetti: le lunghe distanze, gli spazi da attraversare, il mettersi in marcia in un ambiente aspro alla ricerca di segni di una cultura millenaria sui quali innestare nuove proposte artistiche.

«Una cultura rarefatta – la definisce il direttore della candidatura, il professor Mirko Tattarini – che si coniuga alla perfezione con il momento di pandemia che stiamo vivendo e con i nuovi comportamenti richiesti: una scala più ampia rispetto agli spazi ristretti di una città, in un territorio che già esprime riconoscimenti importanti» dalla Val d’Orcia patrimonio Unesco a Fibbianello Paesaggio rurale storico alle fiaccole di Abbadia il lizza per l’Unesco. Per non parlare dell’immenso lascito che va dalla Postilla amiatina, primo documento in volgare nel passaggio dal latino all’italiano, a Ghino di Tacco a San Bernardino da Siena fino a Davide Lazzeretti, Ernesto Balducci, Mario Luzi, Andrea Camilleri.

Eppure, come è stato ben sottolineato, il progetto di candidatura non si limita a mettere in vetrina la già ricchissima offerta dell’Amiata. «Non è un progetto per attirare turisti ma per la cittadinanza – ribadisce con chiarezza Tattarini – un progetto circolare, post Covid e globale che può diventare anche un modello». E, infatti, in questo percorso, “cultura” non è solo l’opera d’arte dell’uomo, ma anche quella della natura, delle sterminate faggete, delle sorgenti d’acqua, dello scrigno di risorse del sottosuolo nell’ex vulcano, del ribollire del fluido geotermico. Elementi vitali dell’Amiata di cui la candidatura vuole cogliere ogni respiro.

E proprio “Il respiro della cultura. La cultura respira” è il titolo del progetto in corsa.

Cinque le sfide: rendere disponibile il paesaggio amiatino, creare una cittadinanza culturale che includa i “nuovi arrivati”, i tanti immigrati che oggi popolano una montagna da decenni afflitta dallo spopolamento, perché siano i cittadini di domani. E poi: sostenibilità culturale, con un l’avvio di un programma di compensazione del debito di carbonio tramite nuove piantumazioni; innovazione culturale, vero nocciolo della candidatura; rigenerazione culturale.

Le politiche di riferimento sono il Pnrr, l’Agenda 2030 e i suoi obiettivi di ambiente, uguaglianza, giustezza e inclusività sociale e l’agenda europea della cultura.

Il programma è vastissimo e, con una definizione mutuata dall’informatica, “Aeternal beta”, ovvero mai finito ma in continua crescita.

C’è il “Cantiere rifugi e cammini” per valorizzare l’elemento del viaggio e risistemare gli antichi seccatoi lungo i sentieri che si percorrono da un paese all’altro dell’Amiata. Per il design ci sarà un seminario che partirà quest’estate e diverrà un master, sfociando poi nel progetto Made in Amiata – Mami, una collezione di oggetti destinata al mercato e, nel 2023, al Salone del mobile. Al capitolo “arte”, la valorizzazione della rassegna di Roccalbegna e dei suoi cataloghi, un festival di cultura orientale, arte digitale nelle gallerie delle ex miniere dismesse, arte “open air” con il programma “Spirith” (realtà aumentata nei boschi e non solo). Sempre la tecnologia al servizio dell’arte consentirà di realizzare installazioni musicali nelle foreste e consentirà di ascoltare suoni della natura come il soffio degli sbuffi geotermici. Interessante anche il programma inclusione con il Festival delle paure, in cui antiche leggende amiatine verranno condivise con i nuovi venuti per creare una nuova narrativa delle veglie al fuoco, e con la Cucina delle culture, scambio di sapori con piatti stranieri realizzati con un prodotto simbolo amiatino, l’olio Dop di Seggiano. Sempre per l’inclusione c’è il progetto “Percorsi eroici” che renderà fruibili i percorsi impervi dei boschi anche a chi ha limitazioni nella mobilità.

Nell’Amiata che è stata luogo del cuore di Andrej Tarkovkij non poteva mancare il cinema, con una rassegna intitolata proprio in suo onore “Nostalghia”, un festival di roadmovie. E, strada per strada, nell’ambito della candidatura l’Amiata parteciperà al Festival europeo della Via Francigena, che passa proprio da queste parti. Infine, ogni partecipante riceverà il Passaporto Amiata2024 in cui, ad ogni evento, gli verrà messo un timbro e che gli darà la cittadinanza culturale dell’Amiata.

«Questo progetto è stato anche un pretesto per elaborare un piano strategico della cultura – spiega Tattarini – Comunque vada, anche se non saremo noi la Capitale della cultura 2024, lo faremo lo stesso».

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