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Non vaccinati 130 fra medici e infermieri: a giorni scatteranno le sospensioni

Lina Senserini
Non vaccinati 130 fra medici e infermieri: a giorni scatteranno le sospensioni

Sono gli irriducibili dei circa 3mila dipendenti: l’Asl sud est annuncia un regolamento su come agire verso chi rifiuta il siero

29 agosto 2021
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GROSSETO. Sono almeno 130, in provincia di Grosseto, i dipendenti dell’Asl sud est, che svolgono professioni sanitarie, ancora non vaccinati contro il coronavirus, su un totale di circa 300 non vaccinati in tutta l’azienda.

Per loro e per i colleghi che risiedono nelle province di Siena e Arezzo, scatterà a breve la sospensione dal servizio senza stipendio e la contestuale sospensione dagli albi professionali, quindi anche dell’abilitazione.

È stato il presidente della Regione, Eugenio Giani, ad annunciarlo venerdì mattina sulla sua pagina Facebook. «Stanno partendo le lettere di sospensione per gli operatori sanitari no vax. In Toscana sono circa 4.500. Chi non intende vaccinarsi non può prendersi cura degli altri», ha scritto Giani, mentre poche ore dopo, dai microfoni di Sky tg, ha lanciato a tutti i toscani no vax, circa 500mila, l’ultimatum del 30 settembre, data oltre la quale dovranno rimanere fuori dai luoghi pubblici e dalle attività sociali.

I 130 di Grosseto – questo il numero fornito dall’Asl – sono medici, infermieri, personale di assistenza e che svolge mansioni a prevalente interesse sanitario, su un totale di poco inferiore a 3mila dipendenti.

Non è tuttavia quello definitivo, poiché nel frattempo c’è chi ha avviato il percorso vaccinale, chi ha preso l’appuntamento, chi ha dimostrato che non può procedere con l’immunizzazione, ma certo resiste uno zoccolo duro convinto che il vaccino non si debba fare.

Tra aprile e maggio, quando sono state avviate le verifiche su tutto il personale, residente nelle provincie di Siena, Grosseto e Arezzo, non solo dell’Asl, ma anche delle strutture pubbliche e private (Rsa, centri di riabilitazione, farmacie, studi e attività private, ecc), a seguito del decreto legge del 31 marzo, il numero superava il migliaio. Ed era comprensivo di tutti coloro che il decreto definisce «esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario», una trentina di professioni tra cui anche veterinari, biologi, psicologi, fisioterapisti, psichiatri, logopedisti, farmacisti, medici in pensione che continuano a esercitare. Poi, nel corso dei mesi il numero si è dimezzato, poiché nel frattempo sono stati inviati i richiami che invitavano a «mettersi in regola» o quantomeno a dimostrare di aver avviato il percorso. E in molti lo hanno fatto.

Un superlavoro svolto interamente dai dipartimenti di Prevenzione delle Asl, che in questa partita sono stati il braccio operativo diretto della Regione, in un complesso sistema di verifiche e comunicazione, azienda per azienda e provincia per provincia, e che ora stanno inviando ai datori di lavoro, pubblici e privati, l’elenco del personale non vaccinato per i provvedimenti del caso.

Una volta ricevuti i nominativi dal dipartimento, infatti, i datori di lavoro devono far partire le lettere, inviate contestualmente agli ordini professionali.

Per quanto riguarda l’Asl sud est, dunque, questione di giorni poi scatteranno le sospensioni dal lavoro e dagli albi professionali.

«Noi siamo pronti, attendiamo solo le comunicazioni che al momento non ci sono ancora arrivate», commenta Paola Pasqualini, presidente dell’Ordine dei medici di Grosseto, ieri presente a un incontro on line organizzato dalla Regione, per fare il punto della situazione.

«È da aprile, quando è uscito il decreto che siamo pronti, ma gli ordini sono tenuti al buio di tutto», le fa eco il presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche, Nicola Draoli, anche lui all’incontro. «Anzi, leggiamo i numeri sulla stampa, quando sono a disposizione di tutti – aggiunge – mentre invece sarebbe stato opportuno che noi fossimo informati per primi. Dalla Regione mi sarei aspettato una maggiore correttezza istituzionale nei confronti degli ordini professionali, chiamati a ratificare un provvedimento di sospensione, che legge o non legge, è comunque sempre molto grave».

Nel tardo pomeriggio di ieri, intanto, l’Asl ha annunciato, per la prossima settimana, un regolamento «per definire le procedure nei confronti degli operatori sanitari che continuano a rifiutarsi di fare il vaccino o a non fornire documentazione medica a sostegno della dichiarata impossibilità alla vaccinazione».

«Ai primi di settembre – scrive la Asl – il dipartimento di Prevenzione comunicherà l’elenco dei nominativi dei no vax ai datori di lavoro nel territorio dell’area vasta sudest (nella quale rientra anche l’azienda ospedaliera delle Scotte), agli ordini professionali e a tutti gli interessati. Per l’Asl ogni posizione sarà esaminata da una commissione aziendale che verrà istituita con il regolamento. Nei confronti dei no vax non collocabili in altre mansioni, verrà adottato il provvedimento di sospensione senza stipendio. Le persone sospese saranno sostituite con interinali, tempi determinati o produttività aggiuntiva, per assicurare i livelli di assistenza».

Sperando, in questo caso che il personale si trovi, vista la cronica carenza, soprattutto di medici, con cui la Asl deve purtroppo fare i conti.

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