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Jovic-Cabral: scatto d’orgoglio

di Francesco Gensini
Jovic-Cabral: scatto d’orgoglio

Il ds Pradè ha “chiuso” le porte al mercato in entrata, ribadendo fiducia agli attaccanti. Il serbo rientrerà il 12 dicembre, il brasiliano punta a far valere subito la sua legge

04 dicembre 2022
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FIRENZE. Il beneficio del dubbio come minimo, perché il mercato (del calcio) è volubile come nemmeno l’andamento delle borse sotto i colpi delle peggiori tempeste finanziarie. Quindi, non è questione di “sfiducia”, in questo caso nei confronti di Daniele Pradè, semmai è questione di opportunità (sua) , ma le parole hanno un peso sempre e quelle pronunciate dal direttore sportivo della Fiorentina giovedì pomeriggio ad Arezzo dopo l’amichevole contro gli amaranto locali sono state chiare e precise. Su molti argomenti e uno nello specifico che qui interessa: il club viola non solo ha puntato su Jovic (dall’estate) e su Cabral (dallo scorso gennaio) , ma continuerà a farlo. «Non è che dobbiamo cambiare perché non sono andati come speravamo per quattro mesi», giusto per dirla come l’ha raccontata Pradè, riferendosi appunto al serbo e al brasiliano. Liberamente tradotto, Jovic (eliminata la Serbia, con appena un pugno di minuti giocati in Qatar, adesso è in vacanza, tornerà a Firenze il 12 insieme al connazionale Milenkovic) e Cabral però adesso si devono dare una mossa. Liberalmente e fedelmente, e non è un controsenso: a dirlo sono i numeri. Insieme, i due, hanno segnato cinque reti in campionato (tre l’ex Real Madrid e due l’ex Basilea) , che sono davvero pochi per tratteggiare un giudizio totalmente positivo, e per poter associare a quei gol le fortune della Fiorentina. Piuttosto il contrario e, difatti, se è vero che le responsabilità non possono essere mai così circoscritte, è altrettanto sicuro che i risultati non all’altezza delle aspettative cominciano ad avere un contorno preciso se vengono a mancare i gol. In Conference League l’apporto è stato migliore (quattro reti Jovic e due Cabral) e anche questa è una conferma dell’assunto di prima, visto e considerato che la squadra di Italiano l’accesso ai 16esimi/spareggio (il Braga a febbraio l’avversario sorteggiato nell’urna di Nyon) l’ha conquistato, ma il ritardo che conta e che fa la differenza è in campionato, ed è lì che serve il cambio di passo dei due centravanti nell’apporto quantitativo e qualitativo. Insomma: servono i loro gol. Siccome Jovic è arrivato dopo Cabral, portandosi dietro un contratto speciale attaccato a un trasferimento del tutto particolare che ha permesso al club viola di beneficiare a zero euro di un attaccante che appena tre anni fa era stato pagato sessanta milioni dalle “Merengues”, e siccome lo stesso Cabral di mesi a Firenze ne ha già dieci alle spalle, si pensava che le trattative di mercato (in uscita) riguardassero il secondo, per intervenire ad affare fatto con un sostituto in entrata che aumentasse l’incisività offensiva venuta spesso e nel complesso meno dalla cessione di Vlahovic in avanti. Magari lo si pensa ancora, a “dispetto” delle frasi di Pradè che nella lettura che se ne dà traggono verosimilmente linfa e forza da più fattori: a) la fiducia vera e reiterata nei confronti di Cabral (e di Jovic) ; b) i quasi sedici milioni pagati per prelevare il brasiliano dal Basilea ad alto rischio minusvalenza a queste condizioni; c) le oggettive difficoltà di andare a reperire un attaccante forte sul mercato a gennaio, ancora di più se a prezzi concorrenziali. E allora – nulla mutando da qui alla fine di gennaio – Jovic e Cabral (compagni e soprattutto amici: bella questa cosa) restano. Ma si devono dare una mossa. La scalata della classifica in campionato e il sogno di allungare il percorso in Europa passano soprattutto da loro.

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