Amrabat Lavoro, sacrifici e qualità per la riscossa. Italiano trova (finalmente) il leader che cercava
Dieci partite e 763 minuti: è il calciatore più impiegato del gruppo viola. Uscito dal limbo dell’anonimato, nelle sue mani le chiavi della squadra
FIRENZE. Sofyan Amrabat: eccolo qui il leader che Vincenzo Italiano cercava. Investitura prima a parole, cioè nel momento in cui la Fiorentina ha deciso di rinunciare a Torreira per il ruolo chiave di regista affidandolo appunto al marocchino, poi cercata e ottenuta sul campo grazie appunto a prestazioni di buon e ottimo livello.
Con una riprova che vale più di tutto: Amrabat è il calciatore più impiegato dell’intero gruppo viola. Sei presenze su sette in campionato per complessivi 403 minuti, quattro su quattro in Conference League per 360 minuti. Totale: 763 minuti. Nessuno più di lui. E il merito, oltre che del tecnico e del club che gli hanno dato fiducia, è in primis di Amrabat che ha saputo uscire definitivamente dal limbo di anonimato che aveva caratterizzato le due prime stagioni con la maglia viola, in cui le aspettative non erano andate di pari passo con i risultati. Per mille motivi, non solo “imputabili” al calciatore nato in Olanda, ma chiaramente c’era così tanta attesa nei suoi confronti che poi le settimane e le partite trascorse una dopo l’altra praticamente tutte di segno negativo, avevano pian piano aperto la strada alla delusione in maniera inequivocabile. A cominciare da quella di Amrabat stesso. Il cambio di modulo, le difficoltà di rendimento della Fiorentina, l’inserimento in una squadra che faceva fatica a imporsi (nel suo primo anno): tutto ha concorso ad allontanare il centrocampista dallo standard di rendimento evidenziato a Verona che aveva conquistato estimatori e ammiratori in tutta Italia, tanto da consigliare Rocco Commisso – storia nota – ad anticipare tempi e avversari per portarlo a Firenze: venti milioni di buoni motivi che però per quasi due campionati non hanno avuto soddisfazione. La fine della scorsa stagione ha invertito la tendenza e il vero punto di rottura (stavolta in positivo) è stata la trasferta a Spezia: vero è che Amrabat in quell’occasione ha dato il via al gol dei liguri con un errore proprio nell’impostazione, ma poi orgoglio e qualità lo hanno guidato nella riscossa personale per consentirgli di firmare la rete di sorpasso e vittoria viola. E lì è scattato qualcosa. Dentro Amrabat e tra Amrabat e la Fiorentina.
Le ultime partite dello scorso torneo, che sono servite alla formazione di Italiano per conquistare il settimo posto, hanno visto l’ex Hellas protagonista come mai lo era stato in oltre un anno e mezzo di esperienza a Firenze, e probabilmente in quel momento è nata l’idea di mettere Amrabat al centro della nuova Fiorentina che sarebbe stata. Idea confermata durante il mercato con una convinzione e una determinazione anche più forti delle polemiche che hanno accompagnato (e per certi versi ancora accompagnano) la separazione da Torreira, fino ad arrivare ad oggi e a una storia scritta dal campo.
Il marocchino (adesso più che mai leader della propria Nazionale, vittoriosa venerdì scorso sul Cile per 2-0 con il calciatore viola nelle vesti di trascinatore) è stato sì il più presente nelle undici partite finora disputate da Biraghi e compagni, ma è stato soprattutto quello che meglio ha saputo interpretare le esigenze della squadra anche a costo di “sacrificarsi” in una posizione non sua: com’è successo, ad esempio, a Istanbul contro il Basaksehir quando è stato impiegato addirittura da centrale difensivo. È l’unico a non essere travolto nella pessima serata di Coppa è stato proprio Amrabat. A cui adesso sono state affidate le chiavi della Fiorentina per la risalita in campionato e per continuare il cammino in Europa.
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