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Fiorentina, Italiano riparte da Kouamé

di Francesco Gensini
Fiorentina, Italiano riparte da Kouamé

«Mancano i Nazionali, ma lavoreremo con gli altri e ci sono i ragazzi della Primavera». L’ivoriano ora insidia Jovic e Cabral. All’allenatore assegnato il Premio Nereo Rocco

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FIRENZE. «Riconoscimento bellissimo, stupendo, ringrazio chi ha grande stima nei miei confronti. E’ uno stimolo a dare di più da parte mia e di chi ha contribuito a farmi vincere questo premio. Si migliora giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. Io sono uno che deve ricercare sempre il massimo per mettere i giocatori nelle condizioni di fare bene». Emozionato e giustamente orgoglioso, ma anche determinato e consapevole: Vincenzo Italiano sa che il prestigioso Premio Nereo Rocco, ricevuto ieri a Coverciano quale personaggio emergente del calcio, è soprattutto un incentivo di responsabilità che va a sommarsi al culto del lavoro che lo accompagna in ogni sua azione quotidiana. Per questo ha sempre la Fiorentina in testa e gli è bastato riprendere il contatto con il campo e con i calciatori, dopo la mini-vacanza post Verona, per essere di nuovo completamente assorbito dalle cose di colore viola. «Siamo tornati a vincere - ha proseguito Italiano con riferimento al 2-0 contro l’Hellas - e siamo ovviamente contenti. Abbiamo fatto quello che imponeva il momento, ovvero tirare fuori l’anima: l'avevo chiesto ai ragazzi. L’abbiamo fatto disputando una grande partita e alla fine è arrivata una vittoria meritata». Certo, la cosa più importante era interrompere il digiuno di successi che durava da un mese esatto, ma la partita di domenica scorsa potrebbe essere stata un vero e proprio punto di svolta, uno spartiacque netto tra ciò che è stato prima e ciò che potrebbe essere da ora in avanti: sia per l’impiego di Kouamé centravanti mandando insieme in panchina Jovic e Cabral, sia per l’accorgimento tattico nel passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1 in fase offensiva. Italiano conferma che la strada può essere questa. «Intanto, è stata una soluzione anche in base a quello che proponeva l’avversario e con tanta profondità alle spalle avevamo bisogno di caratteristiche diverse da quelle messe in campo ultimamente. In questi casi bisogna sempre ricercare il meglio per vincere le partite: tutti insieme le vinciamo, tutti insieme le perdiamo. La soluzione è stata vincente». Talmente apprezzata, soprattutto, che rivederla sarà un attimo. Specie se i centravanti “veri” (appunto Jovic e Cabral) non daranno nuove e più convincenti garanzie a Italiano. «Gli attaccanti devono lavorare e il loro mestiere è segnare: in questo momento stiamo faticando tutti in zona-gol, quindi dobbiamo cercare di fare di più. L’attaccante in più sulla linea dei difensori avversari ha prodotto ottimi frutti nella partita contro il Verona, vedremo se in futuro riproporremo questa scelta. Io dico sempre che le formazioni migliori le danno i calciatori e noi in questo momento avevamo la necessità di dare supporto alla nostra punta di riferimento: primo perché dovevamo vincere la partita, secondo perché l’avversario richiedeva qualche accorgimento, qualche modifica. Il prodotto è stato un risultato importante. L’allenatore deve mettere i giocatori che si sanno adattare nelle condizioni di rendere al meglio per vincere le partite». Chiaro? No, di più: chiarissimo. E così dopo aver applaudito Stefano Pioli, Premio Nazionale per lo Sport («Ha vinto lo scudetto con una squadra giovane che ha espresso ed esprime grande calcio, è un allenatore di successo ed esperto»), Vincenzo Italiano si rituffa subito a bomba sul campionato anche se all’Atalanta ci sono ancora dieci giorni. «Mancano i Nazionali, ma lavoreremo con gli altri e ci sono tanti ragazzi della Primavera per poter allenarci in maniera funzionale. Abbiamo concesso qualche giorno in più di riposo al gruppo per staccare, dopo aver fatto un tour de force incredibile, tant’è vero che la Fiorentina è la squadra ad aver disputato più partite di chiunque altra in Italia, e dopo aver lasciato tante energie e tanta concentrazione soprattutto nei playoff di Conference League, perché tutti volevamo superare il turno. Adesso ce ne aspetta un altro di tour de force, con dodici partite in un mese, tutte difficili e complicate, ma intanto secondo me potevamo avere qualche punto in più meritando di vincere alcune partite non vinte».

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