Firenze, anziano trovato morto in casa: l’asfissia e la fuga del figlio
La Procura chiude le indagini, ipotesi di maltrattamenti: indagato un imprenditore 57enne
SCANDICCI. Un dramma familiare all’ombra della città. La procura di Firenze ha appena chiuso le indagini sull’imprenditore 57enne indagato per maltrattamenti nei confronti del padre, aggravati dalla morte, e per l’uso indebito del bancomat e della carta di credito intestata al genitore. È un passo che lascia presagire la richiesta di rinvio a giudizio. La vicenda risale al 27 gennaio scorso, quando l’anziano fu trovato privo di vita nel letto della sua casa a Scandicci. Accanto al corpo, lividi visibili e segni compatibili con azioni violente. L’autopsia confermò che la causa del decesso poteva essere legata a un’asfissia.
Secondo la ricostruzione investigativa, il figlio, che da settimane accudiva il padre, comunicò alla compagna (all’estero) di avere trovato il genitore morto, dopodiché la donna allertò le autorità. Ma lui non era presente nell’appartamento al momento dell’arrivo dei carabinieri. Dalle tracce acquisite emerge che avrebbe prelevato denaro con strumenti finanziari del padre, poi si sarebbe allontanato per circa due giorni, muovendosi in modo disorientato prima di rientrare a Scandicci, dove fu rintracciato.
Non è un caso isolato in una storia che ha strane ripetizioni. Nel dicembre 2024, lo stesso imprenditore era stato condannato dalla Corte d’Assise di Firenze a 6 anni e 8 mesi per omicidio preterintenzionale nei confronti della madre, un’anziana di 88 anni, che secondo l’accusa avrebbe picchiato provocandone la morte. In quel processo era stato assolto dall’accusa di maltrattamenti nei confronti del padre.
Negli atti delle indagini attuali, l’ipotesi aggravata è che i maltrattamenti – già denunciati in passato – abbiano determinato una situazione di sofferenza crescente per l’anziano, fino all’esito fatale. L’uso dei soldi del padre con carte e bancomat, senza autorizzazione, costituisce un ulteriore capitolo dell’accusa.
L’indagato, difeso dall’avvocato Samuel Stampigli, al momento non ha formulato dichiarazioni pubbliche in merito alle nuove accuse: in passato ha sostenuto che non vi siano state intenzioni gravi, ma la Corte d’Assise lo ha già condannato con riferimento al decesso della madre. La chiusura delle indagini è un momento cruciale: ora la palla passa al pubblico ministero, che dovrà valutare se chiedere il rinvio a giudizio o un’archiviazione parziale. Se si procederà, il processo affronterà due filoni – i maltrattamenti verso il padre e l’uso illecito dei suoi strumenti finanziari – collegandoli alla morte.
Dietro ai numeri e ai capi d’imputazione, resta il nodo umano: come un figlio possa trovarsi sospeso tra cura e violenza, come il fragore del silenzio dentro le mura domestiche si trasformi in un caso giudiziario.
