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Nuova pista e masterplan 2035: Firenze prepara il decollo della Grande Peretola

di Mario Neri

	Il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze Peretola 
Il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Firenze Peretola 

Approvata la Valutazione d’impatto ambientale con 13 prescrizioni. La “pista Giani” da 2.200 metri segna l’avvio della nuova era del Vespucci: lavori al via nel 2026

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FIRENZE. C’è chi l’ha notato, anche fra gli ultrà della Grande Peretola. Sa che il batti e ribatti fra favorevoli e contrari, le battaglie fra il Firenze-centrismo e i sindaci della Piana fiorentina, fra una autoproclamata signoria sviluppista e il “rancoroso” contado ancora una volta vanno in scena quasi solo come una guerra simulata, velleitaria. O meglio, a pochi giorni dal voto per le Regionali ogni bandierina piantata sul Vespucci prova a diventare una casella flaggata sulla scheda.

Per questo Lorenzo Falchi, futuribile consigliere regionale di Avs, dice da sindaco di Sesto che aizzerà di nuovo gli avvocati contro la nuova pista. Per questo Irene Galletti, assessora probabile nella prossima giunta Giani, a Giani tira bordate dicendo che il Movimento 5 Stelle continuerà ad essere di «ostacolo» alla realizzazione del masterplan; poco importa sia stata da poco approvata la Valutazione di impatto ambientale (Via) al ministero che di fatto sblocca la nuova pista del Vespucci, più lunga ma accorciata rispetto alle ambizioni. Ma Giani s’inalbera: ciò che è stato deciso prima nel Giani 1 – dice – ha un solo sbocco anche nel Giani 2: un Vespucci potenziato. Insomma, il campo di battaglia – s’è capito – è il campo largo. Ma cosa prevedono i progetti per la Grande Peretola? Cosa dovrebbe diventare e quando l’aeroporto di Firenze?

Da qui bisogna ripartire: 1° settembre 2025, il ministero dell’Ambiente dà Via positiva al nuovo masterplan, con 13 prescrizioni. Non è il liberi tutti, ma è la soglia che separa il dibattito dalla cantierizzazione: monitoraggi più stringenti, rotte, acustica, sorveglianza, mitigazioni. La “pista Giani” è la 11/29, 2. 200 metri, non più parallela all’A11 ma «declinata convergente», leggermente inclinata: una rotazione millimetrica che, nelle intenzioni, riduce l’impatto sulle aree abitate e blinda future tentazioni di allungarla. Il vecchio disegno a 2. 400 metri (la 12/30) è archiviato non solo per ragioni tecniche: in passato è stato stoppato al Consiglio di Stato, ed è diventato un totem polemico.

La nuova soluzione – dicono i documenti – taglia rumore ed emissioni, consuma meno suolo (restano 43 ettari impermeabili, non più 65), evita lo spostamento del Fosso Reale con un sottopasso viario che collega il Polo scientifico allo svincolo autostradale. L’attuale pista verrebbe disinnescata e trasformata in via di rullaggio. Il masterplan 2035 non è solo una striscia d’asfalto: prevede nuova aerostazione, accessi viari rivisti, doppio flusso arrivi/partenze connesso alla tramvia, aree cargo, vertiporti, e una duna antirumore che fa da spartiacque simbolico fra lo scalo e la Piana. È un progetto che chiede ingegneria, ma anche diplomazia istituzionale: conferenza dei servizi, adempimento delle 13 prescrizioni, rischio ricorsi. Ufficialmente si parlava di partire entro fine 2025; realisticamente, la finestra buona è il 2026, con molti addetti ai lavori che indicano la metà dell’anno come momento in cui il cantiere può davvero prendere forma, anche perché Toscana Aeroporti è a caccia di architetti, personale che trasformi in progetti esecutivi ciò che finora era teorizzato a parole e nei rendering.

Intanto, la politica. Prato a maggio aveva già annunciato parere contrario in Via-Vas e minacciato ricorsi per gli impatti acustici su Cafaggio, San Giorgio, Santa Maria a Colonica, Mezzana, Casale. Sesto Fiorentino sempre a maggio ha bollato la nuova pratica come una «integrazione dell’integrazione», insinuando che si stia solo prendendo tempo per tappare le falle. Con la Via positiva, però, il fronte si riorganizza: il M5s rivendica di essere «ostacolo», Avs ripete il no di Falchi, e a Campi Bisenzio si lucidano le memorie legali. Sul lato opposto, Giani ora tuona: Peretola si farà («quello che è stato realizzato nella precedente legislatura vale e io sono legittimato a portarlo avanti»).

Insomma, l’intesa politica non riscrive ciò che è già avviato. La destra, a sua volta, usa il tema come cartina di tornasole dello sviluppismo: poco lirismo, molti cantieri. «Il M5s è d’ostacolo non solo a Peretola, ma allo sviluppo», gongola Francesco Torselli (FdI). Il fatto è che oggi il progetto ha un titolo abilitativo ambientale (condizionato) e una filiera tecnica definita. Il calendario – e la campagna elettorale – chiedono di scegliere: city airport rifunzionalizzato e integrato col sistema Firenze–Pisa, o stop-and-go eterno nella Piana. Il campo largo si divide, Pisa resta la porta della costa, e in mezzo scorrono i treni dell’alta capacità promessa ((alle origini fu la navetta veloce, cit. Enrico Letta).

Ma quando si vedrà la Grande Peretola? Il cartellone degli arrivi segna 2035, forse l’atterraggio pure prima. Poi, naturalmente, riparleranno i giudici. E si capirà se i cantieri decolleranno davvero.

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