Firenze, chiesti quattro anni di carcere per l'ex sovrintendente del Maggio Pereira: tra le spese taxi, viaggi e la spesa di frutta e verdura
Tutto nasce da una segnalazione per le spese fatta da Fratelli d'Italia, l'uomo è sotto accusa per peculato e malversazione
Firenze Quattro anni e 4 mesi di reclusione per i voli extra lusso, per i pranzi stellati e carissimi con i suoi ospiti, per le presunte “spese pazze” dal pescivendolo, per un Maggio musicale che con lui andava davvero al massimo con i costi, ma non benissimo con i ricavi. È quanto chiede la procura di Firenze di condanna per l'ex sovrintendente della Fondazione del Maggio musicale Fiorentino Alexander Pereira al processo con rito abbreviato che lo vede imputato di peculato e malversazione. La pm Christine von Borries contesta a Pereira il peculato per le spese sostenute a carico del Maggio, tra cui viaggi e il trasloco dalla sua abitazione di Milano a San Casciano Val di Pesa, senza che fossero previste dal contratto. Ma anche il reato di malversazione per aver utilizzato in maniera impropria i 35 milioni messi a disposizione dal Fondo governativo per la ripatrimonializzazione degli enti lirici-sinfonici. Sì perché con quei soldi, secondo la procura, l'ex sovrintendente avrebbe pagato stipendi e imposte anziché destinarli correttamente al rafforzamento del patrimonio della Fondazione lirico sinfonica. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 27 marzo quando la parola passerà al legale di parte civile e all'avvocato Sigfrido Fenyes, difensore di Pereira.
La segnalazione sui soldi e le indagini
Ma dove nasce il caso Pereira? Ad accendere i riflettori sul caso "spese pazze" dell’allora sovrintendente Pereira, fu la segnalazione dei consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, in cui si evidenziavano le ricorrenti spese condotte con la carta del Maggio e i rimborsi per quelle effettuate con la carta personale, con una media di oltre 5mila euro al mese. Dai frequenti voli, incluso un aereo privato da 7mila euro per fare Baden-Grosseto, ristoranti stellati e alberghi di lusso in tutta Europa, motivati con la caccia agli sponsor, fino alla spesa dal pescivendolo, alla rosticceria e addirittura la cover del telefono. Senza dimenticare il trasloco, oltre 20mila euro, che è aggiunto alla contestazione della procura insieme al pagamento diretto, da parte di due fondazioni estere, dell’affitto della sua abitazione personale a San Casciano Val di Pesa. Pereira, spiega la procura, si sarebbe appropriato dei soldi della fondazione «avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità di denaro dell’ente».
Gli strani conti
Spese di rappresentanza molto particolari, quelle di Pereira. Nella lista ci sono alberghi, taxi, cene, ma anche molto altro. Per citare solo alcune voci, saltano agli occhi i conti salati nella pescheria Montini di borgo Ognissanti, in pieno centro storico: 95 euro il 30 marzo del 2021, 118 il primo di aprile, altri 40 euro il giorno dopo. E figurano tra i costi di rappresentanza anche la spesa fatta al negozio di ortofrutta Ivano Gherardelli sulla via Volterrana a Cerbaia: 100 euro il 10 aprile, e poi, lo stesso giorno, altri 70. Il 24 aprile gli scontrini sono tre, per un conto totale di oltre 170 euro. Finiti a rimborso anche la spesa in un forno di Chiesanuova nel comune di San Casciano, per 47 euro il 28 aprile 2021, e l’acquisto di carne alla macelleria San Leone di via Senese, totale 55 euro. Pereira ha risposto spiegando che si trattava di cene di rappresentanza, cucinate a casa sua.
Il terremoto in città
Per il Maggio il “caso Pereira” fu un terremoto. Giudiziario, ma anche politico. Che per mesi è andato avanti con un batti e ribatti fra le istituzioni cittadine e il governo Meloni, con continue punzecchiate fra l’ex sindaco Dario Nardella e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Innescò le dimissioni di Pereira e l’arrivo di un commissario, Onofrio Cutaia, che l’anno scorso, «preso atto della perdita di esercizio dell’anno 2022 pari a circa 6 milioni di euro» presentò un esposto alla Corte dei conti. Al processo la pm von Borries ha anche sollecitato la confisca di 126.483 euro, di cui attualmente sono sotto sequestro 37.789 euro sui conti correnti austriaci intestati al manager. Il denaro è ritenuto dalla procura il profitto dei delitti di peculato.