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Serie A: l'intervista

Il presidente Corsi indica la via «Empoli, provaci deciso e felice»

di David Biuzzi
Fabrizio Corsi Il presidente dell’Empoli
Fabrizio Corsi Il presidente dell’Empoli

Il massimo dirigente dice la sua in vista della sfida decisiva in casa Udinese. «È un’occasione, se ce l avessero detto quattro mesi fa avremmo firmato»

16 maggio 2024
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EMPOLI. «Se quattro mesi fa, mica una vita, ci avessero detto che saremmo stati qui a giocarci la permanenza in Serie A negli ultimi 180 minuti di campionato, ancora padroni del nostro destino, non solo avremmo firmato ma forse lo avremmo fatto persino con il sangue». Parte da qui, il presidente Fabrizio Corsi, per raccontare come il suo Empoli si appresta a vivere il momento decisivo del suo campionato con la sfida di domenica a Udine che può valere una consistente fetta del futuro.

Era il 15 gennaio del 2024, in effetti, e il massimo dirigente, insieme al direttore sportivo Pietro Accardi, aveva appena chiamato il terzo allenatore della stagione, Davide Nicola, al capezzale della truppa azzurra. Sì, al capezzale, perché l’Empoli aveva appena perso a Verona, era a -5 dalla salvezza e soprattutto l'encefalogramma era (o almeno sembrava) piatto. Sembrava destinato a perdersi come le poetiche lacrime nella pioggia di Blade Runner, insomma. E, invece, il film è cambiato. «Sì è cambiato – sottolinea il presidente – e ora siamo all’epilogo. L’epilogo di una stagione difficile, ma a tratti anche entusiasmante. Però stare ora a pensare a quello che è stato e a quello che poteva essere significa solo disperdere le energie. Che, invece, ci servono tutte e forse anche di più per giocarci al meglio questi 180 minuti che ci siamo costruiti con impegno, fatica e sacrificio».

Più preoccupato o fiducioso?

«Entrambe le cose. Anzi no, nessuna delle due. Concentrato su quello che ci aspetta dietro l’angolo».

Non le sembra però che attorno alla squadra prevalga un certo clima di pessimismo?

«Non so se prevalga ma comunque dispiace che ci sia. Sembra quasi una forma di accanimento, ma la società e la squadra sono consapevoli che ci aspetta un compito difficile, un’impresa dura ma non impossibile».

Servirà anche la fortuna?

«Serviranno l’atteggiamento giusto e la decisione. Perché sono queste le componenti che poi determinano anche da che parte girano buona e cattiva sorte».

Come state vivendo questa attesa?

«C’è un solo modo per vivere l’avvicinamento a partite come quella che si aspetta a Udine: cercando di dare il meglio giorno dopo giorno. E comunque di attese così in questi anni ne ho vissute assai, alcune anche decisamente peggiori».

Tipo quella del giugno 2012?

«Beh, il playout con il Vicenza per restare in Serie B è e resta una pagina indimenticabile della nostra storia, ma anche senza scomodare una delle sfide più sentite e importanti per noi è comunque capitato di ritrovarsi a giocare una salvezza o una promozione alle ultime curve della corsa. A volte è andata male, altre volte bene».

Ma quella di Udine non è come una finale?

«È una partita importante, molto. Ma per come stanno le cose non è detto che sia decisiva. E a mio avviso non dobbiamo appesantirla più di quanto già non sia».

Secondo lei l’Empoli come ci arriva?

«La prestazione contro la Lazio deve darci e ci dà convinzione. Ci è mancata solo la concretezza ma in questa stagione ci sono capitate sia serie di partite in cui abbiamo faticato troppo a segnare ad altre in cui abbiamo rifilato tre reti a concorrenti dirette o ad avversarie ancora più importanti».

I motivi per crederci, insomma, non mancano...

«No, non mancano. E il più importante è che con la gestione Nicola l’Empoli ha avuto un rendimento che salvezza ampia e un buon score sia in termini di gol realizzati che incassati. Anche e soprattutto questo dice che possiamo farcela, quindi dobbiamo solo pensare a giocarcela al meglio».

Non è che magari la ultime due salvezza arrivate in largo anticipo hanno abituato male?

«Forse qualcuno può pensare che per l’Empoli sia normale chiudere in Serie A con 43 o 41 punti ma non è così. Anzi, è una cosa straordinaria. E basta pensare che oggi ci giochiamo la permanenza nel massimo campionato con rivali del calibro e del blasone di Udinese e Sassuolo».

Tra i tifosi, e non solo quelli dell’Empoli, serpeggia un certo malcontento per la mancata contemporaneità delle partite che, ultimamente, ha prodotto risultati sorprendenti; lei che ne pensa?

«Che, come ho detto, siamo padroni del nostro destino e ogni energia deve essere utilizzata per giocarsela al meglio. Il resto è un ragionamento da fare poi in Lega. È stata scelta la strada dello “spezzatino” per una questione di diritti tv ma evidentemente, anche se ogni anno alla fine ci sono risultati più o meno attesi, così non funziona».

E non si sente penalizzato?

«Francamente non saprei, in questo momento ho cose più importanti a cui pensare».

Tipo la partita di Udine?

«Esatto».

E cosa pensa in definitiva della partita di Udine?

«Che dobbiamo essere contenti, liberi e felici di giocarci una partita così importante, affascinane e che può diventare decisiva».

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