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Empoli, giovani in rampa di lancio. Le gerarchie non sono immutabili

Empoli, giovani in rampa di lancio. Le gerarchie non sono immutabili

Baldanzi & C. potrebbero dare quel pizzico di vitalità che fa la differenza

10 agosto 2022
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EMPOLI. Il modo di fare calcio dell’Empoli è ormai ben noto: i giovani sono il punto centrale su cui ruota tutto il sistema, grazie alla grandissima attenzione alle strutture giovanili, sostenuta da una rete di scouting che si dirige anche fuori dai sentieri più battuti per pescare la perla nascosta, col fine di avere in prima squadra un certo equilibrio di giovani e giocatori con più esperienza. L’idea, ipoteticamente, vedrebbe i primi provare a mettersi in evidenza senza troppe pressioni addosso e i secondi a fare da garanti del risultato finale. Questo paradigma si è dimostrato già più volte non completamente vero: basta guardare l’ultima stagione, quando la spina centrale della squadra era formata da ragazzi tra i diciannove e i ventidue anni. I ragazzi terribili azzurri avevano anche storie di formazione differenti: Viti aveva giocato una manciata di partite con i professionisti, Asllani era all’esordio in un qualsiasi campionato dei grandi; Bajrami, Ricci e aggiungiamo anche Parisi e Zurkowski venivano invece da una grande stagione in Serie B; Pinamonti, e con lui Cutrone, erano giovani che sembravano già imboccare una via poco felice.
È passata una stagione ricca di successi e soddisfazioni ma senza farsi mancare anche zone più buie, che ha dato ancora una volta ragione a Corsi e Accardi, dimostrando che fare calcio così è possibile. Soprattutto con un allenatore come Andreazzoli a cui il coraggio non è mai mancato. Il cambio di rotta in panchina, con l’agguerrito Zanetti a prendere il posto del tecnico di Massa, non ha significato un cambio di prospettive sulla rosa: Asllani e Viti ceduti, perché le casse del club devono essere salvaguardate e le attenzioni ricevute erano troppo importanti, qualche prestito non è stato riscattato o è stato ricontrattato solo dopo qualche tempo.
Le prime uscite del nuovo Empoli di Zanetti hanno mostrato che, se tanto si sta provando a cambiarlo soprattutto dal punto di vista difensivo, tanto è anche rimasto uguale: dalla base tattica del modulo, quattro difensori e tre centrocampisti da cui non ci si muove, alla ricerca di gioco in determinate zone del campo. Sembra ancora mancare qualcosa però, una spruzzata di vitalità che può arrivare solo da un fattore: lanciare in campo i giovani. Non tanto quelli che son rimasti, come Parisi e Bajrami che sono evidentemente centrali nel progetto stagionale, quanto le nuove aggiunte alla prima squadra; sia i ragazzi appena arrivati e che non sono destinati a rimanere, come Cambiaghi, De Winter e Satriano, che i tre classe 2003 che sono aggregati in prima squadra, il trio Baldanzi Degl’Innocenti Fazzini colonna portante della Primavera, hanno bisogno del loro spazio. E proprio Viti e Asllani lo scorso anno hanno dimostrato che se si vale non c’è bisogno di molto tempo per poter far bene. Con tutto il rispetto per un Henderson, fondamentale nella rosa dello scorso anno e giocatore di movimento con più presenze, o per un Ismajli, perché per esempio non lanciare De Winter e Baldanzi titolari in Coppa Italia la settimana scorsa? Non perché la sconfitta sia imputabile ai singoli, come lo stesso Zanetti ha tenuto a sottolineare, e a prescindere dal risultato di quella partita. È una questione di principio, del modo di fare calcio che si fa a Empoli, anche se Zanetti ripercorre le orme di Andreazzoli, che ha lanciato i giovani più avanti nella stagione. Ci vuole sicuramente coraggio, magari un pizzico di spensieratezza, la stessa che proprio questi ventenni o quasi rampanti donano alla squadra. La fiducia dell’allenatore e della società sicuramente non manca, basta sentire come ne parla Zanetti. Allora diamogli una spintarella in più e mettiamoli in campo, fin dall’inizio. Ci regaleranno gioie. 

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