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Empoli

L'intervista

La sindaca Barnini: «Empoli ha riacquisito reputazione, sono pronta a continuare l’impegno. Il Castellani alla Fiorentina? Impossibile»

di Danilo Renzullo
La sindaca Barnini: «Empoli ha riacquisito reputazione, sono pronta a continuare l’impegno. Il Castellani alla Fiorentina? Impossibile»

Parla la prima cittadina: «È giusto. Chi è stato sindaco negli ultimi 10 anni ha gestito situazioni complesse, a partire da quella del Covid, e ha la responsabilità di portare a termine gli investimenti del Pnrr. Il terzo mandato è giusto»

23 dicembre 2023
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«Lascio una città che ha riacquisito reputazione, visibilità e credibilità fuori dai confini municipali». Ma la sindaca Brenda Barnini non è pronta a lasciare. O meglio, «sarei felice di mettere ancora a disposizione dei cittadini l’esperienza che ho maturato in questi dieci anni», dice. Un messaggio al Pd in vista delle elezioni europee, ma anche delle prossime regionali.

Sindaca, bilancio di fine anno, ma anche un primo bilancio di fine mandato. Negli ultimi dieci anni la città è cambiata, si è evoluta, nonostante le emergenze e le conseguenze derivanti dall’instabilità internazionale. Che città lascia?

«Dieci anni fa la principale richiesta che proveniva dai cittadini era di far ripartire il centro storico di Empoli, la sua vocazione commerciale e di ridare una prospettiva ai tanti luoghi di proprietà pubblica abbandonati. Abbiamo lavorato tanto, prima con le risorse europee poi con il Pnrr: nel 2026 non rimarrà più nulla da recuperare. Abbiamo dato risposta alla domanda più grande che c’era. In una città però le domande si moltiplicano e cambiano. Il lavoro non è finito, ma abbiamo rispettato l’impegno preso con i cittadini».

La più grande soddisfazione?

«Aver rimesso Empoli al centro della Toscana, perché la città aveva vissuto una stagione di debolezza e di scarsa prospettiva. Oggi Empoli ha riacquisito una sua forza e una sua reputazione, anche grazie al grande lavoro di squadra fatto tra pubblico, privato e associazioni. Questo ha ridato visibilità e credibilità che vanno oltre i confini municipali».

Il più grande rimpianto?

«Non ne ho».

Che città immagina nel futuro?

«Lasciamo tante idee e progetti. Per realizzare il disegno della città occorrerà ancora qualche anno. Mi auguro che la città possa mantenere la sua caratteristica di essere a misura di persona, che dà opportunità di lavoro, ha prospettive di crescita e di benessere e ha le caratteristiche per affrontare le incognite del futuro mantenendo una coesione e una solidarietà che sono indispensabili. Perché non si vive bene se chi vive accanto sta male».

Restyling del Castellani: a breve è prevista la presentazione del progetto di riqualificazione. Intanto la Fiorentina sembra aver detto addio all’ipotesi di utilizzo dello stadio.

«Quando arriverà, valuteremo la proposta. Abbiamo una priorità: l’Empoli e il nostro impianto. Una delle ragioni per cui diventa molto complicato, se non impossibile, ospitare la Fiorentina è anche il fatto che il nostro stadio, dal 2024, sarà interessato da lavori che non costringeranno l’Empoli a giocare fuori casa, ma che renderanno la struttura non adeguata ad ospitare la Fiorentina».

Dalla società viola e dal sindaco di Firenze sono arrivate nuove richieste?

«Non ho avuto più pressioni (dopo l’incontro di qualche settimana fa con il sindaco Dario Nardella e Joe Barone, dg della Fiorentina, ndr), forse hanno iniziato a chiedere una proroga per l’uso dei finanziamenti per il restyling del Franchi, quello cioè che avevo suggerito nell’incontro».

Non rischia di essere un pericoloso precedente? Altri Comuni potrebbero chiedere proroghe.

«Certo, il governo ci penserà bene prima di concederla. È però l’unico tentativo che il Comune di Firenze può fare».

Sicurezza: ha chiesto e ottenuto rinforzi, ma i reati di microcriminalità aumentano. Bastano solo più agenti?

«Non è giusto delegare a privati e a enti locali la gestione di quello che è un compito dello Stato. Il governo, invece di fare decreti propaganda, come quello sui rave, dovrebbe lavorare su altri aspetti. Il problema non è se bastano gli agenti in più, ma quello che devono controllare. Se si tratta di dover rincorrere tutti i micro-spacciatori che la legge impedisce di punire come dovrebbe, gli agenti in più non bastano mai. Occorre agire su entrambi i versanti: presenza delle forze dell’ordine e quello normativo».

Nell’ultimo anno, con l’abolizione del reddito di cittadinanza e l’azzeramento del contributo affitti, è aumentata la pressione sui Comuni. Anche a Empoli si rischia un’emergenza sociale?

«Il governo Meloni ha scelto di scaricare tutte le difficoltà e le fragilità di questo momento sui servizi sociali e sui Comuni. Come Comuni dell’Empolese-Valdelsa abbiamo deciso di finanziare con risorse proprie il contributo affitti per il 2024. Ma i Comuni non possono reggere all’infinito e se non cambiano le politiche nazionali anche noi saremo costretti a retrocedere».

Quale sarà il suo futuro politico? Pensa ad un impegno per la sfida delle europee o delle regionali?

«Sarei felice di mettere ancora a disposizione dei cittadini l’esperienza che ho maturato in questi dieci anni e farlo nei livelli di governo e di rappresentanza, ma non spetta a me deciderlo».

Terzo mandato per i sindaci (per il momento per quelli dei Comuni fino a 15mila abitanti): è d’accordo?

«È giusto. Chi è stato sindaco negli ultimi 10 anni ha gestito situazioni complesse, a partire da quella del Covid, e ha la responsabilità di portare a termine gli investimenti del Pnrr. Il terzo mandato è giusto, ma non significa che ci riproverei. Se un sindaco ha lavorato bene ha creato le condizioni perché qualcun altro possa arrivare dopo di lui».

Il prossimo anno il Pd in Toscana è chiamato a sfide cruciali: come ci arriva?

«Credo che le persone, dove il Pd ha governato per buona parte dei precedenti 10 anni, non sono pronte a rivolgersi altrove per cercare riposte. Questo nonostante l’anno di governo Meloni, che ha prodotto pochi risultati concreti. La premier si è concentrata a far crescere la sua reputazione in ambito internazionale preparandosi alle europee. Ci ritroveremo ad un appuntamento (amministrative), condizionato dalle elezioni europee. Se vogliamo vincere nei Comuni c’è bisogno di mettere in campo candidature forti, credibili, capaci di allargare il perimetro del consenso, che non si accontentano di quello del Pd. Per le candidature alle europee il Pd dovrebbe porsi l’obiettivo di avere nelle liste persone capaci di intercettare tutto quello che è stato il voto al Pd negli ultimi 10 anni, quella stagione che si è apparentemente chiusa con il congresso di febbraio».

Solo apparentemente?

«La stagione congressuale è chiusa. Non posso però non rilevare che, a livello regionale, da giugno non viene riunita la direzione regionale, l’organismo che deve discutere, confrontarsi e dare una solidità alle posizioni che il partito assume. Mi auguro che si possa fare meglio, perché così non è sufficiente».

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