Maltempo in Toscana, ottobre di lacrime e danni: l’amara riflessione di un sindaco colpito
Ogni volta che c’è un’allerta meteo il pensiero è uno: “E adesso che cose succederà? Che cosa dobbiamo aspettarci?”. Il primo cittadino di Castellina: «Ormai è diventato un fenomeno ordinario»
CECINA. Quelle che all’inizio sono luci in lontananza ben presto diventano boati. Vicini, sempre più vicini. Fino a che le nuvole gonfie di pioggia scaricano tutta la loro potenza su Cecina e sui colli. C’è chi osserva, impotente e in diretta, l’allagamento del proprio garage. E chi, intrappolato nell’auto travolta dalla piena, ha poco tempo per decidere come muoversi. Questione di attimi che fanno la differenza tra salvarsi o venire trascinati via. È stata una lunga notte, quella tra venerdì e ieri, sabato 26. Una notte di paura. E all’alba Cecina, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Castellina e Santa Luce si sono svegliate ferite da una tempesta che, come dice il sindaco di Castellina Alessandro Giari, «ormai è diventato un fenomeno ordinario. Per questo dobbiamo cominciare a ragionare in un altro modo». Perché è finito «il tempo dell’emergenza». Nel frattempo, a poco più di un mese dall’alluvione in Valdicecina, è (di nuovo) il momento di contare i danni. Con aziende spazzate via, negozi inondati dal fango e garage devastati dalla piena. Ma andiamo con ordine.
Prime gocce
È superata la mezzanotte che la mega perturbazione comincia ad abbattersi sulla costa. Piove a Cecina e piove sulle colline retrostanti, con un aumento dell’intensità a partire, grosso modo, dall’una di notte. Nelle menti è ancora presente il ricordo dell’alluvione che il mese scorso ha fatto due vittime a Montecatini Valdicecina, così come vivide sono le immagini della recente rottura degli argini da parte del Cornia. Del resto, da qualche tempo a questa parte, ogni volta che c’è un’allerta meteo il pensiero è uno: «E adesso che cose succederà? Che cosa dobbiamo aspettarci?». Così, quando fuori la pioggia è battente e il boato sordo dei tuoni rimbomba all’orizzonte, dormire è quasi impossibile. E a Cecina ci si affaccia dalle finestre.
Allagamenti
Scostata la tenda, di fronte c’è uno scenario da film con allagamenti quasi ovunque e garage inondati d’acqua. Si può dire che in un certo senso via Pasubio sia abituata all’acqua dato che in passato si è allagata spesso. Tanto che, da tempo, i cittadini hanno installato delle pompe. Ma questa volta non bastano. Anche via Aurelia sud, all’altezza di via terra dei Ceci, è percorribile in canotto. Allagati il Cedrino, la Vallescaja e via Aldo Moro. Off limits i sottopassi: da via Cassola a via Guerrazzi passando per via Roma e via Pasubio. Alla fine la conta dei danni è pesantissima: oltre ai garage dei privati, vengono invasi dal fango negozi e servizi. Il centro commerciale Vallescaja ieri è rimasto quasi completamente chiuso, sono risultati inagibili stadio e campi da tennis. Acqua alta anche all’ospedale (che comunque non ha comportato una riorganizzazione dei servizi) e vari parcheggi devastati. Nessun ferito, per fortuna. Né persone intrappolate.
Danni e lacrime
Come è invece avvenuto sui colli. Chi era in auto alle Badie dopo l’una di notte ha rischiato di essere trascinato via dall’acqua straripata dal torrente Marmolaia. Tanto che in tredici sono stati soccorsi dai vigili del fuoco. A Riparbella c’è chi si è trovato bloccato in auto tra due frane in zona Bastione. E a Santa Luce un pastore è caduto nel fiume sopravvivendo solo perché è finito in un canneto. Lo scenario, a ben vedere, è apocalittico ovunque sui colli. Chi percorre in notturna le tortuose vie verso i borghi si trova di fronte a strade chiuse da crolli o diventate laghi da affrontare in canotto. È così anche al Fiorino e chi qui ha un’attività piange di fronte alla devastazione lasciata dalla tempesta. Poi arriva l’alba e la luce del sole rende la situazione ancora più insopportabile. Nelle parole di chi ha temuto per la propria vita o di chi ha perso il lavoro di una vita c’è dolore e rabbia. «Mai vista una cosa così», è opinione comune. Nel frattempo le squadre della protezione civile, in campo da subito, continuano a lavorare (insieme ai tecnici incaricati) per togliere l’acqua dai garage, per spalare il fango e per ripristinare la viabilità. Il tutto sotto la supervisione dei sindaci interessati, che guardano sconsolati un territorio ferito per l’ennesima volta.