Il Tirreno

La tragedia in ospedale

Cecina, bambino morto prima del parto, la madre denuncia: 11 indagati

di Stefano Taglione

	L'ospedale di Cecina (foto di archivio)
L'ospedale di Cecina (foto di archivio)

L’accusa è omicidio colposo, la procura dispone l’autopsia

30 maggio 2024
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CECINA. Ci sono 11 sanitari indagati dopo la morte del bambino andato in arresto cardiaco, mercoledì scorso, prima del parto all’ospedale di Cecina. La madre, una trentaduenne residente in zona, ha infatti presentato denuncia al commissariato di polizia di corso Giacomo Matteotti, subito dopo le dimissioni dal reparto di ginecologia. Per questo, la procura, a seguito dell’acquisizione della cartella clinica della paziente ha recapitato gli avvisi di garanzia a tutti coloro che, nel corso del ricovero, hanno assistito la donna.

Un’iscrizione di prassi, quella nel registro degli indagati, dato che il pm ha disposto l’autopsia e questo consentirà a chi è sotto inchiesta di nominare un avvocato e un consulente per assistere all’accertamento medico-legale, previsto nei prossimi giorni. Fra i consulenti nominati dai sanitari, al momento, il professor Luigi Papi e la dottoressa Silvia Pisaneschi, mentre come legale Paola Bernardo.

Cosa sappiamo

I primi avvisi di garanzia sono arrivati nella mattinata di martedì scorso. L’accusa è omicidio colposo. I sanitari coinvolti sono tutti coloro che hanno assistito la donna nel reparto di ginecologia o hanno preso parte, in sala operatoria, al parto cesareo d’urgenza deciso, poco dopo le 22,30 di mercoledì 22 maggio, una volta che il battito cardiaco del feto era sceso sotto la soglia di allarme dei 60 battiti al minuto, 50 per l’esattezza, determinando l’arresto cardiaco. Un intervento d’urgenza, quello deciso nella tarda serata, proprio per tentare di salvare la vita del piccolo, maschio e circa quattro chili di peso.

ll tracciato – l’esame diagnostico per verificare lo stato di salute del feto e, allo stesso tempo, controllare le contrazioni dell’utero – fino a quel momento non aveva evidenziato problemi e non c’era nulla che facesse presagire al peggio. Ma all’improvviso la trentaduenne, che era in ospedale in vista della scadenza dei nove mesi di gravidanza, ha avvertito delle contrazioni, rendendosi conto che la situazione stava precipitando. Fra le persone indagate anestesisti, ginecologi, un chirurgo, oltre a infermieri e ostetriche sia del reparto di ginecologia che di turno in sala operatoria al momento del cesareo d’urgenza. Personale che ha fatto tutto il possibile per evitare la tragedia, facendo nascere il piccolo – purtroppo morto – in pochi minuti. Una velocità che purtroppo non è bastata.

L’autopsia

Non sono ovviamente ancora chiari le ragioni dell’arresto cardiaco. È per questo che la procura ha disposto l’autopsia: un accertamento che consentirà agli inquirenti, con un consulente tecnico d’ufficio, di stabilire l’intero percorso clinico della trentaduenne, che una volta dimessa – come da prassi due giorni dopo il parto cesareo d’urgenza – ha denunciato tutto alla polizia di Stato, con gli agenti che hanno trasmesso gli atti in procura e il sostituto procuratore di turno, esaminando la querela, ha poi delegato la stessa inchiesta agli investigatori del commissariato, i quali hanno notificato gli avvisi di garanzia agli 11 sanitari.

Le decisioni dell’Asl

L’Asl Toscana nord ovest, in ogni caso, si era già mossa prima. Come da prassi, infatti, la direzione di via Montanara aveva disposto un riscontro diagnostico sulla salma, che si è svolto sabato scorso all’istituto di medicina-legale dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. Due giorni fa, invece, c’è stato un audit interno, un incontro fra tutti i professionisti che hanno assistito la paziente prima e durante il parto cesareo d’urgenza. L’obiettivo: stabilire se siano state seguite tutte le linee guida previste in questi casi. Coinvolti anche i tecnici del rischio clinico dell’Asl, dato l’obiettivo dell’audit, a livello scientifico, è proprio quello di capire che cosa, eventualmente, non abbia funzionato.

Se, ovviamente, ci fossero stati degli errori durante il percorso clinico. La trentaduenne, qualche anno fa, aveva già partorito un bambino con la tecnica del cesareo, mentre stavolta nelle intenzioni era previsto un parto naturale. Dopodiché, quando la situazione è precipitata con l’arresto cardiaco del feto, è stato adottato il cesareo d’urgenza per cercare di salvare il bambino. Un estremo tentativo, purtroppo, che non è andato a buon fine. Per la disperazione della famiglia, che l’Asl ha assistito – come gli stessi sanitari coinvolti, comprensibilmente sotto choc – con l’aiuto di un team di psicologi.

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