Il Tirreno

Verso il voto

Elezioni a Cecina, dal futuro delle frazioni alla sanità: ecco le visioni dei candidati

di Luca Centini
Nella foto partendo dall'alto da sinistra verso destra i candidati a sindaco Antonella Lavista, Luciano Lorusso, Salvatore Giangrande, Federico Fulceri.
In basso sempre da sinistra Domenico Di Pietro, Lia Burgalassi, Federico Pazzaglia.
Nella foto partendo dall'alto da sinistra verso destra i candidati a sindaco Antonella Lavista, Luciano Lorusso, Salvatore Giangrande, Federico Fulceri. In basso sempre da sinistra Domenico Di Pietro, Lia Burgalassi, Federico Pazzaglia.

Piazza dei Mille a Palazzi gremita per il confronto elettorale del Tirreno

30 maggio 2024
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CECINA. Una piazza gremita di persone. Sette candidati, altrettante domande poste dal Tirreno. Due minuti per rispondere e un minuto e mezzo per il classico appello finale al voto. Cinque “gettoni replica” spesi per controbattere ai candidati rivali senza mai travalicare il confine della correttezza e del rispetto reciproco. Un dibattito appassionato e seguito con attenzione sia in piazza, sia sui social attraverso la diretta Facebook. Sono alcuni dettagli del confronto che, ieri pomeriggio, Il Tirreno ha organizzato con in sette candidati a sindaco in corsa per il Comune di Cecina.

Salvatore Giangrande, Federico Fulceri, Lia Burgalassi, Domenico Di Pietro, Antonella La Vista, Luciano Lorusso e Federico Pazzaglia hanno risposto ai quesiti posti dal nostro cronista Manolo Morandini, mettendo in campo idee, proposte e snocciolando punti del programma. Ognuno con il suo stile, con sensibilità diverse e una visione non sovrapponibile a quella dei rivali. Del resto, basta contare il numero dei candidati, l’eterogeneità della proposta politica (o frammentazione a seconda del punto di vista) è la vera cifra di questa campagna elettorale cecinese che condurrà i cittadini fino al voto dell’8 e del 9 giugno. Dalle idee per rilanciare Palazzi, padrona di casa dell’iniziativa del Tirreno, e le altre frazioni, fino alle misure studiate per Marina di Cecina e per rivitalizzare il tessuto commerciale della città. Poi i temi spinosi della gestione dei rifiuti, della sanità e del porto. Ma forse è l’ultima delle sette domande poste ai candidati ad aver marcato in modo maggiore la differenza di stile e di contenuti tra i papabili sindaci di Cecina: «Adesso chiudete gli occhi, avete vinto le elezioni e governato Cecina per cinque anni. Qual è la “firma” che vorreste lasciare sulla città, che sia un’opera pubblica, un progetto, un cambio di mentalità?».

È Federico Pazzaglia a rispondere per primo, confermando l’approccio disincantato e concreto mostrato per tutto il dibattito. «Per me è lo sviluppo del porto la carta che può davvero cambiare il volto di questa città. Vorrei essere il sindaco che ha rilanciato questa infrastruttura». Antonella La Vista, dal canto suo, non pensa a un’opera in particolare. Per lei, la priorità, è un’altra. «Sono presidente di un’associazione – sostiene – vorrei essere ricordata per aver riavvicinato l’amministrazione comunale ai cittadini, perché il rapporto negli ultimi anni è stato fin troppo gelido.

Luciano Lorusso, getta lo sguardo oltre i confini comunali. «Il progetto su cui punto con maggiore determinazione è quello di una macro-area da mettere in piedi con gli altri enti di tutta la Val di Cecina – racconta – immagino una banca dati comune che sappia mettere insieme la domanda e l’offerta per il commercio e il turismo di tutta la zona, che in questo modo potrebbe davvero essere più competitiva».

Salvatore Giangrande tiene l’attenzione rivolta a un sviluppo pragmatico del comune, basato non su promesse irrealizzabili, ma su impegni chiari. «Dopo cinque anni alla guida di Cecina vorrei lasciare una città più bella, curata e attrattiva. Vorrei essere il sindaco che ha saputo rilanciare e ridare slancio all’economia locale, creando occupazione e vedendo diminuire la spesa per il sociale che, in virtù della crescita, non sarebbe così necessaria. E poi vorrei che, dopo anni difficili, l’amministrazione torni davvero ad essere vicina ai cittadini».

Federico Fulceri quando pensa a una sua “firma” rivolge lo sguardo ai bambini e agli adolescenti della città. «Mi piacerebbe lasciare una città a misura di bambino, con più servizi e parchi. Con polo scolsatico completo e con degli impianti sportivi migliorati. Vorrei essere ricordato per questo». «Vorrei essere un sindaco Fuori dal Comune – spiega invece Domenico Di Pietro – lo dice il nome stesso della mia lista. Tramite l’ascolto vorrei ridare fiducia ai cittadini e rispondere alle persone e ai loro bisogni. Dopo il Covid la partecipazione è andata in crisi, ecco è su questo che mi piacerebbe lavorare con più convinzione». «Non voglio essere ricordata io, ma vorrei che fossero ricordati gli interventi e i progetti che saremo in grado di attuare – risponde Lia Burgalassi – vorrei lasciare dopo cinque anni una città in cui chi ci vive si dica orgoglioso di essere cecinese e torni a fidarsi dell’istituzione. Mi piacerebbe rendere la città più bella, un luogo dove si sta bene e, passeggiando, si può scoprire un posto curato e non erba alta e degrado».


 

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