Morta a 15 anni per un tumore, la famiglia contro la discarica di Scapigliato
Caso percolato: i genitori di Virginia Tarantola ora chiedono al giudice la possibilità di costituirsi parte civile nel caso che riguarda il sito di Rosignano
ROSIGNANO. La malattia, l’affetto degli amici e i lunghi mesi trascorsi tra Rosignano e il Meyer. Poi, il dolore. Di una famiglia. E di un’intera comunità. Virginia Tarantola aveva 15 anni quando è morta. L’ha uccisa un glioblastoma multiforme, un tumore particolarmente aggressivo al cervello. Era il 5 ottobre del 2020. E adesso la sua famiglia chiederà – tramite gli avvocati Ezio Bonanni dell’osservatorio Amianto e il livornese Federico Bottazzola – di costituirsi parte civile nel cosiddetto "caso percolato", procedimento che vede indagati – a vario titolo – sei dirigenti della società Scapigliato che gestisce la discarica, la società stessa e il sindaco di Rosignano. Le indagini sono già chiuse e oggi, salvo rinvii, il giudice si pronuncerà sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata nel luglio scorso dal procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Firenze Luca Tescaroli. Con la richiesta della costituzione parte civile, dunque, i legali della famiglia Tarantola ritengono ci sia un nesso – probabilmente dovuto alla vicinanza tra abitazione e impianto – tra la gestione dei rifiuti a Scapigliato e la morte di Virginia.
La morte di Virginia
Virginia è morta tre anni e mezzo fa nonostante le cure, l'amore della sua famiglia e l'affetto di una intera comunità che si era mobilitata per raccogliere fondi che potessero permetterle terapie specifiche. Erano state per esempio organizzate iniziative svolte da società sportive, club e privati con l'obiettivo di dare un aiuto concreto alla piccola che, però, non ce l’ha fatta. Accanto a lei sono sempre rimasti babbo Antonio, mamma Rimma e il fratello Aaron, che ora chiedono al giudice la possibilità di costituirsi parte civile nel caso che riguarda la discarica di Rosignano.
I fatti contestati
I fatti contestati alla società che gestisce la discarica di Scapigliato si sarebbero verificati dal 2017 al 2020. Il cuore delle indagini sta nella gestione del percolato che, secondo gli inquirenti, veniva in parte reimmesso in discarica e non smaltito in maniera corretta. Secondo la tesi della Dda di Firenze – elaborata dopo le indagini della guardia di finanza – in quattro anni circa 150mila tonnellate di percolato sarebbero state riversate in discarica. Questo avrebbe consentito alla società che gestisce l’impianto un risparmio sui costi creando, tuttavia, un danno ambientale che avrebbe anche provocato una frana del versante di coltivazione dei rifiuti.
Gli indagati
Tali condotte riguarderebbero, oltre alla parte tecnica dell’azienda, anche il Comune di Rosignano, socio unico. Perché il Comune, secondo l’accusa, avrebbe imposto «il massimo risparmio alla società di gestione in favore del bilancio, pretendendo un canone di concessione dell’ente per oltre il 30% dei ricavi lordi, per importi annui anche superiori ai 10 milioni di euro». Altro aspetto dell’inchiesta ha a che fare con il traffico di rifiuti e presunto smaltimento abusivo delle acque di lavaggio e dei sedimenti di pulizia dei serbatoi di raccolta del percolato. Tra i reati contestati, inoltre, c’è anche l’accettazione da parte della società di rifiuti non conformi all’atto autorizzativo. Oltre al sindaco Daniele Donati e al suo collega di Castellina Alessandro Giari, amministratore unico e poi presidente della Scapigliato all’epoca dei fatti, sono indagati Massimo Carrai, di Rosignano, in quanto direttore tecnico dell’impianto; Dunia Del Seppia, procuratore della società di gestione della discarica; Massimo Rossi, responsabile all’epoca dei fatti dell’area tecnica e coordinatore delle attività di servizio degli impianti; Matteo Giovannetti, responsabile dell’area tecnica; Franco Cristo, di Firenze, procuratore dal 25 giugno 2020 della Scapigliato.
Parte civile
Oggi il giudice vaglierà la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura e si capirà qualcosa di più sull’eventuale costituzione parte civile della famiglia Tarantola e della Regione Toscana, che di recente ha ricevuto l’ok dell’avvocato generale per schierarsi in tal senso. Il Comune di Rosignano Marittimo, invece, sappiamo che parte civile non sarà. Il consiglio comunale ha infatti detto no alla mozione presentata dalle opposizioni che, da parte loro, hanno sollevato un polverone spingendo affinché «il Comune di Rosignano ci ripensi, anche alla luce della scelta fatta dalla Regione Toscana».
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