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Ospedale di Cecina, Medicina ha la sua direttrice: «Così gestiamo le cronicità»

di Claudia Guarino
Patrizia Margherita Maria Rita Fenu
Patrizia Margherita Maria Rita Fenu

La dottoressa Fenu ottiene il ruolo da facente funzione: «Per me è un onore»

08 aprile 2024
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CECINA. È arrivata dalla Sardegna nel 2012 e, da quel momento, non ha più lasciato Cecina. Convinta dell’importanza che riveste la stretta collaborazione tra ospedale e sanità territoriale, la dottoressa Patrizia Margherita Maria Rita Fenu ultimamente sta concentrando parte del suo lavoro sulle malattie croniche. E il 16 aprile entrerà ufficialmente in carica come direttrice del reparto di Medicina dell’ospedale di Cecina, ruolo che svolge dal maggio del 2022 come facente funzione dopo il pensionamento del dottor Marco Cei. «Sono onorata dell’incarico», dice la dottoressa, che prende le redini di un reparto da lei ben conosciuto.

Il reparto

«La Medicina di Cecina – spiega – ha 51 posti letto, che sono organizzati secondo intensità di cura». Cioè a seconda della gravità dei pazienti e, di conseguenza, del tipo di cura per loro necessaria. «Abbiamo per esempio un setting (uno spazio, ndr) per le degenze ordinarie e uno con un livello assistenziale più elevato e letti multidisciplinari, spesso occupati da pazienti che hanno bisogno di essere monitorati da vicino». Qui vengono per esempio ricoverate le persone che hanno gravi difficoltà respiratorie oppure che sono state colpite da ictus. E che, di conseguenza, hanno bisogno di essere tenute sotto osservazione. «C’è poi un setting di bassa intensità in cui quattro posti sono riservati a chi soffre di patologie psichiatriche». La maggior parte dei posti letto presenti a Medicina, comunque, «si trova nel setting di degenza ordinaria».

Il bacino d’utenza

E i pazienti provengono da tutta la provincia. Perché l’ospedale di via Montanara si trova sì a Cecina, ma ha un bacino d’utenza che è molto più vasto della città. Tendenzialmente la struttura si rivolge «alla Bassa Val di Cecina ma, da qualche anno, qui si vedono anche pazienti che arrivano dal Volterrano. Poi c’è una quota parte di persone che, dal Covid in poi, arriva spostandosi dalla Val di Cornia». Insomma, «il nostro bacino d’utenza negli ultimi anni si è allargato».

I ricoveri

Chi viene ricoverato a Medicina di solito accede al reparto in questione passando dal pronto soccorso e «c’è una buona sinergia tra noi e il pronto soccorso, quindi normalmente riusciamo a programmare bene accessi e dimissioni». Ma periodi a maggior afflusso capitano in ogni ospedale. Anche in quello di Cecina che, peraltro, è località turistica. E in casi di iper lavoro il rischio è che il sistema vada in tilt. Che, cioè, la Medicina non riesca più ad “assorbire” tutti i pazienti in ingresso dal pronto soccorso che hanno necessità di un ricovero più a lungo termine. Col rischio conseguente di vedere persone “parcheggiate” nei corridoi. «Devo dire che a Cecina riusciamo sempre a programmare. Certamente ci sono periodi a maggior afflusso. L’estate, per esempio, a causa dei turisti. E il periodo in cui c’è il picco influenzale, quando arrivano molti anziani fragili e con complicanze. In questi casi può crearsi coda, ma negli ultimi anni abbiamo dato allocazione a tutti i pazienti che si sono presentati al pronto soccorso. Anche perché esiste un piano ben preciso per la gestione dell’iper afflusso”.

L’idea di lavoro

In tutto questo, tra il lavoro ordinario e lo straordinario, l’idea della direttrice Fenu è quella «di una Medicina che abbia un occhio importante anche sulla cronicità, il cui percorso di cura non si conclude col ricovero, ma ha bisogno di una presa in carico che vada oltre le mura dell’ospedale». L’obiettivo, dunque, è quello «di rafforzare i rapporti con il territorio. Lavoriamo già a stretto contatto con i dottori di medicina generale cercando di rafforzare la rete per la gestione di patologie croniche (il diabete, per esempio, ndr)».

I pazienti

Anche perché «la maggior parte dei nostri pazienti presenta patologie croniche, sebbene abbiamo anche altri casi. In effetti vediamo ogni tipo di patologia e questo in un certo senso, per noi, è sfidante, perché abbiamo la possibilità di metterci a confronto con una casistica vasta e importante. Anche per questo è molto importante il rapporto con il resto dei colleghi e con il territorio oltre alla sinergia tra i vari reparti dell’ospedale».

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