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Il commento

Chiara Ferragni, l'errore più grande? Il voler fare "cappottissimo”

di Alessandra Vivoli

	Chiara Ferragni nel video dopo il caso Balocco
Chiara Ferragni nel video dopo il caso Balocco

Con la beneficenza non si può scherzare: gli errori non sono ammessi

25 dicembre 2023
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Forse per capire un po’ meglio la vicenda di Chiara Ferragni e lo scandalo della “falsa beneficenza” legata ai Pandori rosa e alle uova di Pasqua, bisogna partire da lontano, molto lontano.

E, naturalmente, essere garantisti. Insomma, non diventare ultras contro il mondo dorato dei Ferragnez, è d’obbligo per chi fa il nostro mestiere. Fermo restando che le carte dell’Agcom e il fascicolo, per il momento contro ignoti, aperto dalla Procura di Milano, sono punti fermi di quella che potrebbe essere definita la favola brutta del Natale.

Una favola in cui ci sono i fatti e la saggezza popolare. Da una parte un mondo di borse da cinquantamila euro, scuole e asili privati, tate e alberghi a cinque stelle. Dall’altra immaginiamo invece un bar di provincia, di quelli con i tavolini in marmo, le sedie in paglia e i bicchieri di Chianti e lambrusco. Nulla di più distante? Certo, ma bisogna partire forse da qui per capire la portata di una vicenda che è rimbalzata sui media di tutto il mondo e che sta causando un effetto domino di fuga degli sponsor (l’ultimo Safilo) nel mondo digitale di una delle imprenditrici più giovani e più ricche d’Italia. A venirci in soccorso è proprio la saggezza popolare di chi è abituato a consumarsi le dita tirando le carte della briscola. Quando hai una buona mano, in sintesi, non tenere tutti i carichi alla fine: «non fare cappottissimo», perché potresti finire “incartato”. E non vincere proprio nulla.

Ecco la congiunzione fra la casa patinata a City life di Chiara Ferragni e il baretto di paese. Il voler “fare cappottissimo” come nelle briscole che finiscono male.

Gli ingredienti, le carte buone, ci sono tutte. I fatturati a più zeri. Sanremo. Le vacanze gratuite come brand ambassador alle Maldive e Saint-Moritz.

I figli esposti, giorno dopo giorno, ora dopo ora. E i cachet che crescono di pari passo ai followers, ai like, ai rossetti e alle valigie con l’occhio-logo di Chiara. La “piccola Chiara” come si era autocelebrata sul palco dell’Ariston che diventa sempre più ricca.

Il corto circuito forse sta proprio qui. Nel voler fare “cappottissimo”. Entrando in mondi, in temi, che toccano da vicino il cuore e i mondi, non virtuali, di molte persone: quelle degli ospedali, dove i bambini non sono esposti sui social ma ricoverati con tanti tubicini in corpo e poche speranze.

Con la beneficenza non si può scherzare, e nemmeno essere poco chiari: gli errori non sono ammessi. Se hai una cabina armadio come la Rinascente (cit. di Fedez) ancora meno. Perché il mondo del web, in casi come questo, diventa il tribunale più spietato.

Quello in cui non esistono il contraddittorio, la difesa e le dichiarazioni spontanee dell’imputata. Esiste solo la condanna, la presa in giro, la battuta feroce. Perché, alla fine, fare del bene agli altri non è una questione di like e faccine con gli occhi a cuore. Nemmeno, e soprattutto, se ti chiami Chiara Ferragni.

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