Il Tirreno

Politica

Nardella, accordo nel Pd: sarà al fianco di Bonaccini

di Mario Neri
Nardella, accordo nel Pd: sarà al fianco di Bonaccini

Dall’entourage del governatore: il sindaco farà il coordinatore della campagna

02 dicembre 2022
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FIRENZE. Dice di sentirsi addosso la «responsabilità» di «contribuire» alla «difficile risalita» del Pd. Dice pure di essere convinto «più che mai che il destino della casa comune venga ben prima dei destini individuali». Ma non lo nega: al partito sballottato, sbandato, tramortito vuol dare una scossa e farlo da «protagonista». Insomma, Dario Nardella si fa ancora aspettare ma non sarà per molto. Il Godot dei dem ha (quasi) chiuso l’accordo con Stefano Bonaccini.

Il sindaco non correrà da candidato per la scalata al Nazareno, ma remerà al fianco del governatore in quella che con i fedelissimi definisce «la lunga traversata» o, come nell’allegoria usata domenica scorsa nella convention romana, la costruzione del «Pd del porcellino», il maialino della favola magari più lento ma anche più saggio, capace di tirar su la casa più solida, mattone dopo mattone. Ieri in un post ha ribadito che la sua scelta arriverà presto. E non è un caso. Negli ultimi giorni sindaco e presidente si sono sentiti molto spesso. «Dario, tu puoi fare da collante nel partito. Sarai il mio numero due, il mio braccio destro politico», gli ha proposto Bonaccini e alla fine Nardella avrebbe accettato. Il primo cittadino dovrebbe ricoprire il ruolo di coordinatore nazionale della campagna per la segreteria del riformista emiliano. Missione: aggregare all’orbita bonacciniana, perlopiù composta da riformisti, la galassia di personalità che era pronta a sostenerlo in caso di corsa alle primarie: intellettuali, sindaci e governatori come il bolognese Matteo Lepore e il pugliese Michele Emiliano, e magari anche il pesarese Matteo Ricci. Tutta gente che da un po’ dice morettianamente “cose di sinistra”, parla di lavoro e di riconnettere il popolo dem alla realtà di un Paese sfiancato dalle diseguaglianze. Forse perfino una ridotta, ma capace di tenere unito il partito e scongiurare l’ennesima scissione. Insomma, a Nardella Bonaccini chiede di fare da Vinavil del Pd, e magari nel post gazebo da ambasciatore con Elly Schlein e chi la sosterrà, certamente Franceschini.

«Dario farà il numero due, avrà un ruolo di primo piano, girerà l’Italia e sarà il volto principale della campagna di Stefano in tv», raccontano dall’entourage del governatore. Che non ha promesso posti e poltrone a Nardella. La vicesegreteria, per dire, andrà a una donna, rappresentante del Sud, e Bonaccini pensa alla sindaca di Andria, Giovanna Bruno, vicina al barese Antonio Decaro. Nella mission nardelliana anche l’obiettivo di chiudere con la stagione degli «scontri di potere». Tradotto: rottamare le correnti. Non solo interne. Pure quella dei Baseriformisti di Luca Lotti. Gli ex renziani. Non un caso che Bonaccini alla fine opterà per un solo coordinatore dei comitati in Toscana, e non per un triumvirato di cui pareva dovessero far parte Antonio Mazzeo, Gianassi e uno in quota Giani, il governatore con cui Nardella si è visto a pranzo per una sorta di pax dopo le scintille sul congresso. A chi potrebbe toccare? C’è chi sottolinea il rapporto di fiducia fra Bonaccini e la sindaca empolese Barnini. Si vedrà, aspettando Dariot.
 

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