Il Tirreno

Toscana

L’intervista

Vinitaly, Piero Antinori premiato dai Grandi Cru: «Un riconoscimento alla carriera, vi racconto i miei progetti»

di Divina Vitale

	Piero Antinori
Piero Antinori

L’imprenditore illuminato del vino italiano: «Nuvole sul mercato però ci sono vaste aree del pianeta che non hanno ancora “scoperto” il vino»

26 aprile 2024
5 MINUTI DI LETTURA





È un momento d’oro per la famiglia Antinori. Tanti e preziosi negli ultimi due anni i momenti che hanno arricchito la loro storia di produttori vitivinicoli e di impresa attenta al territorio in cui nasce. A partire dalla finalizzazione dell’acquisto della famosa cantina della Napa Valley, Stag’s Leap, ancora il riconoscimento come Miglior Cantina al mondo nel 2022 per la Marchesi Antinori (World’s Best Vineyards), la nascita di una società di import dei propri vini negli States e non per ultimo, d’importanza, l’annuncio alla partecipazione del restauro conservativo di Ponte Vecchio per festeggiare i 50 anni di Tignanello, vino icona nel mondo della casata toscana.

Rientrati da Vinitaly, dove Piero Antinori, imprenditore illuminato del vino italiano è stato celebrato con un riconoscimento dal Comitato Grandi Cru, si prova a tirare qualche bilancio sulla salute di questo settore minacciato da venti di crisi mondiali.

«Dedico il premio a mio padre – ha detto sul palco del teatro Ristori a Verona – un grandissimo maestro, mi ha aiutato ed incoraggiato. E ancora a tutti i collaboratori che si sono susseguiti negli anni, che hanno lavorato nell’azienda e per l’azienda come fosse la loro».

Che effetto le ha fatto?

«È stato un grandissimo riconoscimento “alla carriera”, che è anche un monito a non dimenticare che siamo giunti all’ultimo giro dell’entusiasmante avventura imprenditoriale di una vita intera. Questo mi ha fatto pensare l’evento dei “Grandi Cru” a Verona».

Lei incarna una personalità vincente nel mondo del vino. Ha attraversato ogni momento. Ora cosa dobbiamo ancora aspettarci?

«Riguardando oggi, a posteriori, il film di questi ultimi 50 anni, ci rendiamo conto che quanto è successo nel mondo del vino italiano ha del miracoloso. Questo non significa che non ci sia ancora spazio per crescere e migliorare, soprattutto per quanto riguarda il prezzo medio dei nostri prodotti che è ancora distante da quello dei nostri concorrenti francesi».

Il 2024 è un grande anno per gli Antinori: l’acquisto concluso in Napa Valley, i progetti attorno ai 50 anni di Tignanello con il restauro conservativo di Ponte Vecchio. Tanto impegno, tanto lavoro, tanti risultati.

«È vero, è stato un anno molto impegnativo, ma anche un anno di soddisfazioni. Infatti, la lunga esperienza ci ha insegnato che proprio nei momenti di rallentamento si deve andare controcorrente e gettare il cuore oltre l’ostacolo. E oggi qualche incertezza nel nostro settore sembra apparire all’orizzonte».

Come ci si sente a rappresentare l’Italia del vino a così alti livelli nel mondo?

«Il “Made in Italy” è diventato un marchio di qualità riconosciuto nel mondo; nella moda, nel design, nell’agricoltura. Il vino italiano è una componente importante di questa immagine di prestigio e come produttori ci sentiamo responsabili, ma anche orgogliosi di far parte di questa immagine positiva del nostro Paese».

Quello che il mondo ci invidia forse è proprio questa capacità di fare sistema, prima di tutto come famiglia, nel vostro caso. Obiettivi, saper aspettare, seminare…

«Come azienda familiare siamo portati ad avere una visione di lungo periodo, a cercare sempre di garantire alle generazioni future delle condizioni, anche ambientali, tali da poter consentire loro di produrre vini sempre migliori. Si semina, con pazienza, con l’obiettivo di rendere l’azienda sempre più solida e sempre più pronta a fronteggiare le immancabili intemperie».

Vinattieri 1385, un primo bilancio.

«La nostra nuova azienda di importazione in Usa è appena partita, è quindi prematuro fare un bilancio, ma siamo ottimisti e riteniamo che ci siano tutte le premesse per fare bene in un mercato tanto importante».

Mercati e crisi? Anche di ritorno da Vinitaly come sta il vino italiano all’estero e in Italia?

«Come dicevo, si intravede qualche nuvola all’orizzonte dopo due anni di crescita sia in Italia che all’estero. È possibile che le nuvole producano qualche pioggerella e che il consumo del vino in paesi storicamente consumatori (Italia, Francia, Spagna) tenda ancora a diminuire. D’altro canto, esistono vaste aree del pianeta che non hanno ancora “scoperto” il vino e che nel tempo compenseranno la eventuale diminuzione di cui sopra. A parte una situazione incerta dell’oggi, nel medio-lungo termine sono ottimista».

Che ne pensa del dealcolato?

«Penso che il dealcolato non sia da considerarsi vino e che non si possa chiamare con questo nome. Credo però che dovremmo fare uno sforzo per ridurre le gradazioni, oggi diventate eccessive, dei nostri vini, sia per ragioni salutistiche, ma anche di orientamento dei consumatori di oggi».

Bolgheri, oasi felice nella vita e nel vino… Cosa vede nel futuro di questo territorio magico?

«Bolgheri, da un punto di vista vinicolo, è un caso più unico che raro: in soli 50 anni è riuscita, partendo da zero, a collocarsi ai vertici dell’enologia mondiale. Non vedo motivi che mettano in discussione questa posizione, al contrario, ritengo che esistano le premesse perché questa posizione si rafforzi ulteriormente in parallelo all’ulteriore innalzamento della qualità della vita in questo privilegiato territorio».

I 100 anni del Consorzio del Chianti Classico.

«Il Chianti Classico è il territorio dove i miei avi, più di 600 anni fa, hanno cominciato a interessarsi a questa attività e che ancora oggi rappresenta per noi una priorità assoluta. Noi crediamo in questa denominazione, vuoi per la qualità dei suoi vini, vuoi per la bellezza unica del suo territorio e per la sua storia. Per questo abbiamo investito nel Chianti Classico Fiorentino e in quello Senese (Gaiole e Castellina) . Il Consorzio del Chianti Classico, il più antico d’Italia, svolge un ruolo decisivo per la valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti».

Ancora progetti? Capraia come sta andando?

«Prevediamo di dedicare un’attenzione particolare alle aziende viticole di Capalbio e Suvereto, nella convinzione del grande potenziale qualitativo di queste zone. In Capraia stiamo realizzando un micro progetto viticolo/ambientale, con il solo obiettivo di contribuire in qualche modo alla travolgente bellezza di quest’isola incontaminata ripristinando vecchi terrazzamenti, testimoni di un’attività viticola abbandonata da molto tempo e in stato di triste abbandono».

 

Primo piano
L’intervista

Volterra, l’esperto della Protezione civile: «Crollo che si poteva evitare e vi spiego perché»

di Ilenia Reali