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Autovelox non in regola: «Serve l’omologazione». Multe a rischio annullamento: cosa cambia dopo la sentenza della Cassazione

di Ilenia Reali

	Un autovelox a Piombino (foto Paolo Barlettani)
Un autovelox a Piombino (foto Paolo Barlettani)

Prevista una raffica di ricorsi. Nelle città capoluogo della Toscana si incassano 68,1 milioni di euro per sanzioni con strumenti automatici: «A rischio 20 milioni per le casse pubbliche»

22 aprile 2024
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Una sentenza della seconda sezione della Cassazione, la numero 10.505 del 18 aprile, ha messo “fuori legge” gli autovelox non omologati. È stato ribadito (rigettando il ricorso di un Comune che si era appellato contro la sentenza prima del giudice di pace e poi del Tribunale che davano ragione al cittadino) che gli strumenti di controllo della velocità devono essere omologati e non solo approvati come invece era nel caso specifico e nella maggior parte degli impianti installati nelle nostre strade. Il rischio adesso è quello che arrivi una pioggia di ricorsi che si appoggeranno sul triplo grado di giudizio che ha dato ragione a un avvocato di Treviso, multato perché viaggiava a 97 chilometri orari con il limite a 90.

L’iniziativa del ricorrente era stata assunta anche alla luce di un contenzioso nato due anni fa tra il giudice di pace, al quale si era rivolto un precedente guidatore multato, e la magistratura ordinaria, nel corso del cui svolgimento si erano ottenuti pronunciamenti contrapposti.

Il motivo del contendere è legato al corretto modo di interpretare le parole “omologazione” e “approvazione” degli autovelox: la sentenza indica che si tratta di due procedure differenti mentre il ministero dei Trasporti aveva sostenuto con una circolare, nel 2020, che fosse la stessa cosa. A questo punto la sentenza potrebbe innescare un effetto domino e portare all’annullamento di migliaia di sanzioni mettendo in crisi le casse dei Comuni che hanno introiti milionari dalle multe per eccesso di velocità.

«L’ordinanza della Corte di Cassazione sulle multe erogate con autovelox non omologati rappresenta un importante elemento di chiarezza. Si afferma così un principio basilare: non possono essere legittimamente impiegati dai Comuni gli autovelox privi della regolare autorizzazione», è intervenuto ieri il Sottosegretario di Stato al Mit, Tullio Ferrante.

«Ora – aggiunge – l’ordinanza della Cassazione chiarisce ulteriormente i requisiti di omologazione che gli autovelox devono soddisfare per essere legittimamente impiegati. È ancor più evidente che gli strumenti di rilevazione della velocità debbano essere utilizzati per migliorare la sicurezza stradale e non per fare cassa o far quadrare i bilanci comunali. Per questo è indispensabile porre fine al Far west degli autovelox, rispettando un quadro normativo chiaro e omogeneo».

«Tra gli addetti ai lavori – spiega Sergio Bedessi, già comandante della polizia municipale in varie città italiane e autore di libri sul Codice della strada – c’è molta preoccupazione specialmente per i Comuni che hanno un’alta entrata derivante dalle sanzioni comminate con strumenti automatici. Attualmente i capoluoghi di provincia toscani incassano 68,1 milioni di euro da strumenti automatici, in base ai dati del 2022, mentre 14 milioni di euro vengono incassati solo lungo la Fi-Pi-Li. Se la sentenza fa da volano ai ricorsi, e le associazioni di categoria decideranno di attivarsi, si può prevedere che ci sarà un ricorso ogni quattro verbali con una perdita ipotetica di oltre 20 milioni di euro a cui poi si sommeranno le spese legali che i Comuni dovranno pagare».

Per non parlare dei tutor, che misurano la velocità media, che per essere regolari necessiteranno di una prima omologazione e poi anche di un’omologazione periodica.

Il Codacons avverte che non tutti possono presentare ricorso: sono possibili per le multe non ancora pagate e nei tempi previsti per legge: 60 giorni dalla data di contestazione o notifica della violazione davanti al Prefetto e 30 giorni per il ricorso dal giudice di pace.


 

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