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Vespa World Days 2024
L’avventura

La Vespa che si trasforma in motoslitta, Massimo ci arriva fino a Capo Nord – Video

di Libero Red Dolce

	Massimo Berlenga e la sua Vespa-slitta
Massimo Berlenga e la sua Vespa-slitta

Il modello tra i più fotografati del primo giorno del Vespa World Days arriva da Pordenone: i suoi viaggi anche a scopi di solidarietà

18 aprile 2024
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PONTEDERA. Se digitate su Google “come arrivare a Capo Nord dall’Italia” i primi risultati che compariranno contemplano itinerari in auto, in aereo, in treno e certo, anche in moto. Ma non è facile sapere come arrivarci in Vespa. Anche se qualcuno che può spiegarvelo c’è, ma bisogna fare una premessa: non è un viaggio alla portata di tutti.

Si fanno tutti intorno per fare riprese, scrutare gli adesivi da vicino e per capire cosa ci facciano due sci dove ci si aspetterebbe di trovare i poggia piedi. La vespa più fotografata del primo giorno di Vespa World Days arriva da Pordenone e la guida Massimo Berlenga, “viaggiatore invernale”, come si definisce lui stesso. Un viaggio di quattrocento chilometri, attraversando diverse regioni e un meteo incerto. Poca roba per chi come Berlenga è abituato a tagliare in due l’Europa, da sud a nord, per andare in pieno inverno in Scandinavia. In vespa, non c’è nemmeno bisogno di dirlo.

Berlenga guida un Gts 300 del 2009, che acquistò nuova. E che poi ha riattrezzato per le temperature più estreme che affronta nei suoi viaggi. E quindi pacchetto anti neve e gelo. Sci, gomma anteriore al posto del borsone che ha portato a Pontedera, una posteriore dietro e guanti a coprire le mani sulle manopole. «Mi sono tornati utili per l’ultimo viaggio a Capo Nord, da Stoccolma fino a Capo Nord sono 800 chilometri. Quando si arriva sulla neve cambio le gomme e metto quelle chiodate che porto nella parte anteriore e posteriore e giù gli sci perché le strade sono completamente innevate». In sostanza la Gts 300 si trasforma in una vera e propria moto slitta. «Tutto calibrato per il mio peso, perché bisogna stare attenti». Berlenga non ha viaggiato sempre a bordo della Vespa.

«Io avevo un Honda 500 prima e ho iniziato con quella da ragazzo. Ora che sono attempato, ho 68 anni, da 15 anni mi sono adattato alla Vespa che riesco a gestire meglio, mi sento più tranquillo».

Sul giubbottino da motociclista, e sulla parte anteriore dello scooter, ha lo stemma dell’Ucraina. Si tratta di uno dei viaggi più significativi che ha fatto. E che è legato a una nobile causa di solidarietà. «Io generalmente faccio viaggi per i centri oncologici, in particolar modo per quello di Aviano. Da ognuno di questi viaggi ricavo un libro e i ricavati della vendita vanno al centro. In Ucraina sono stato perché m’interessava visitare Chernobyl, per visitare la città abbandonata. Eravamo in tre, la Vespa l’abbiamo dovuta lasciare a un certo punto e siamo entrati con un funzionario militare. Ti mettono un dosimetro, ti attrezzano un po’ perché si va in un posto contaminato. Noi tre abbiamo deciso di entrare in edifici e posti dove nessuno era andato. Posti che nessuno aveva visitato».

Il viaggio di Berlenga chiaramente non si ferma ai Vespa World Days. «Con due amici andremo a vedere il castello di Dracula in Romania, quindi una cosa più tranquilla. E a settembre faremo un giro della Sardegna». Insieme a lui, al raduno, c’è la moglie. Che scherza: «Sì lo accompagno nei giri estivi, diciamo così. Quelli invernali li lascio a lui». Se vedete una motoslitta Piaggio posteggiata in una stradina di montagna, beh, probabilmente sappiate che lì intorno c’è Massimo Berlenga. E con lui qualche bella storia che vale la pena di ascoltare.

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