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Infarti, gli ospedali più veloci nei casi di emergenza: Pisa al top, male Massa. La classifica

di Mario Neri

	L'ingresso dell'ospedale di Cisanello
L'ingresso dell'ospedale di Cisanello

Lo dicono i numeri dell’ultima indagine Agenas, che comunque promuovono la Toscana su miocardio, ischemie e ictus

26 marzo 2024
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Siamo una delle regioni del cuore. Se mai nella vita vi toccasse la tragica esperienza di un infarto, sappiate che negli ospedali toscani avrete maggiori chance di sopravvivenza di qualsiasi altro posto d’Italia. Lo dicono i numeri dell’ultima indagine Agenas sulle reti tempo-dipendenti della sanità. Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in Toscana nell’ultimo anno, su 5.247 casi di infarto del miocardio, sono morte 330 persone a 30 giorni dal ricovero, il 6,29%, il tasso migliore d’Italia.

Dopo di noi vengono Valle d’Aosta, Bolzano, Marche, Campania, Umbria, Lazio e Puglia, tutte con standard buoni (tassi di mortalità fra il 6,67% e il 7,40%) ma non come i nostri. In fondo a questa classifica ci sono Basilicata, Abruzzo, Molise e provincia di Trento, con tassi di mortalità a 30 giorni dal ricovero dopo l’infarto acuto del miocardio compreso fra il 9 e il 10,4%.

La Toscana in realtà non va bene ovunque. Mostra alcune zone d’eccellenza e altre di rischio più alto su questo dato, uno dei principali per misurare i livelli di assistenza sanitaria nell’emergenza urgenza dedicata alle patologie cardiologiche. Gli standard peggiori vengono registrati a Pisa. Non una cosa da poco, dato che si tratta della provincia che vanta uno dei tre policlinici universitari della regione, dove il “cuore” dovrebbe essere uno dei settori bandiera. Qui sono stati 810 i casi di infarto del miocardio acuto registrati nell’ultimo anno e 70 i pazienti deceduti a 30 giorni dal ricovero. Tradotto: l’8,64%, percentuale vicina a quelle di regioni che compaiono in fondo alla classifica. Firenze e Siena, aree comparabili per la presenza appunto di aziende ospedaliere universitarie come Careggi e Le Scotte, registrano dati migliori. E non di poco. Nella provincia di Firenze, con 1.221 casi di infarto del miocardio, sono morte 70 persone a 30 giorni dal ricovero, il 5,73%; a Siena 18 decessi su 317 casi (5,68%). Fra le aree di sofferenza c’è Arezzo, con 35 pazienti deceduti su 464 (tasso di mortalità 7,54%), poi Massa Carrara (7,20%, 18 morti su 250 ricoveri) e in lieve difficoltà anche Livorno, dove il tasso di mortalità per l’infarto è del 6,97%. Le altre province hanno standard ottimi: Grosseto (4,09%), Lucca (4,81%), Pistoia (5,63%), Prato (6,08%).

Un altro indicatore spia della capacità di intervento tempestivo e salva-vita è quello che misura la percentuale di pazienti assistiti con le prime cure entro i primi 90 minuti dal ricovero per infarto. Anche qui la Toscana è una delle migliori (ci riesce il 51% delle volte, anche se le eccellenze come Emilia Romagna e Valle d’Aosta veleggiano fra il 59 e il 55%), ma è fra le province che si notano le falle. E paradossalmente, se nelle strutture di chirurgia era in affanno, nell’emergenza urgenza Pisa primeggia con il 68,24%. Sopra solo Grosseto con un tasso di intervento entro i 90 minuti del 69,26%. Malissimo Massa Carrara, dove si interviene tempestivamente solo nell’8,33% dei casi, ma male anche Prato (22,88%), Pistoia (37,62%) e Lucca (43,62%).

La Toscana è una delle regioni al top anche nella cura dell’ictus. È la quarta regione con i dati migliori per il tasso di mortalità a 30 giorni dal ricovero per ictus ischemico. Su 3.592 casi nell’ultimo anno non ce l’hanno fatta 326 pazienti, il 9,08%. Meglio di noi Umbria (7,63%), Bolzano (8,25%), Sardegna (8,60%). In fondo alla graduatoria l’Abruzzo col 13,5% e la Basilicata col 16,2%. Ma anche in questo caso, fra provincia e provincia, ci sono in alcuni caso differenze sostanziali. Così da noi va benissimo Siena con il 5,51% di mortalità a 30 giorni dal ricovero, Prato (6,93%), Lucca (7,84%), Arezzo (8,27%), Pisa (8,74%), Pistoia (8,97%), Grosseto (8,81%). Un po’ peggio per Livorno (10,72%), Firenze (10,93%) e Massa Carrara (11,36%), percentuali da metà classifica e comunque fuori dagli standard richiesti a livello nazionale. 


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