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L'analisi

Tutto è cominciato con il rialzo dei tassi

di Alessandro Volpi*
Tutto è cominciato con il rialzo dei tassi

La tempesta finanziaria fra criptovalute, mondo hi-tech e banche “miste”

14 marzo 2023
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C’è almeno una spiegazione evidente al crack che è esploso negli ultimi giorni. Si tratta del rialzo dei tassi di interesse bancario.

Quello praticato dalla Federal Reserve per battere l'inflazione e attrarre compratori di titoli del debito pubblico a stelle e strisce che sta causando difficoltà al complesso e instabile sistema finanziario Usa. Prima i mancati rimborsi del fondo Blackstone, ora la crisi profonda di diverse banche; dopo Silvergate Bank, è toccato alla Silicon Valley Bank e Signature, mentre i colossi perdono decine di miliardi di dollari di capitalizzazione. La scelta di Jerome Powell di alzare i tassi sta facendo scendere i prezzi dei titoli e l'ipersensibile mondo delle superspeculazioni pilotate dai fondi hedge e dagli indici derivati reagisce vendendo e generando panico nei depositanti.

Ci sono poi tre ulteriori fattori che stanno contribuendo a far crescere ulteriormente la crisi.

Il primo è rappresentato dalla velocità di reazione agli stimoli negativi che presentano le banche “di nuova generazione”, legate al mondo high tech, i cui depositanti, consapevoli della rapidità dei cicli finanziari, non hanno esitato un attimo a ritirare le proprie somme non appena hanno avvertito anche solo flebili segnali di inversione del ciclo, innescato appunto dal rialzo dei tassi. In sostanza, un pubblico più esperto di investitori, in realtà, ha generato un’onda che ha finito per travolgerli.

Il secondo elemento è costituito dall’ormai palmare instabilità delle banche legate al mondo delle criptovalute, i cui prezzi sono continuamente sull’ottovolante e hanno bisogno, per reggere, in maniera paradossale, della liquidità generata da quelle banche centrali che avrebbero voluto rendere sempre meno decisive. Certo, è bene rilevare che questi due settori del credito, riconducibili all’innovazione tecnologica e alle criptovalute hanno un peso significativo nel sistema bancario americano tanto da generare una crisi sistemica che ha già coinvolto 110 istituti di credito dall’inizio dell’anno.

Il terzo elemento è collegato alla natura di banche “miste” che ancora presentano numerose realtà americane: sia Silvergate sia Silicon Valley Bank impiegavano i depositi raccolti, che sono un’operazione a breve termine perché possono essere ritirati in qualsiasi momento, per comprare obbligazioni con scadenze medio lunghe.

Una simile combinazione “mista” ha fatto sì che appena un parte significativa dei depositanti ha ritirato le proprie somme è venuto meno il finanziamento delle obbligazioni a medio lungo termine, destinate a subire un immediato crollo e, di conseguenza, a generare difficoltà nei bilanci delle banche stesse.

Forse non siamo al 2008, almeno per le dimensioni complessive del fenomeno, ma la ramificazione dei portafogli e la dispersione delle cartolarizzazioni creditizie minacciano di scatenare una diffusione del contagio tutt’altro che banale. C’è da sperare che questa vicenda serva almeno di lezione alla Bce.

L'ortodossia monetaria, che chiede tassi alti e rigore di fronte all’inflazione, mal si concilia con le regole truccate del casinò finanziario cresciuto con una smisurata liquidità capace, perennemente, di gonfiare i prezzi.

La finanza americana continua ad essere il vero baricentro del caos; adultera i prezzi reali con i derivati, celebra il dollaro con i conflitti per finanziare il debito interno ed esporta inflazione e shock immobiliari. In questo, il quadro non è molto diverso dalle crisi del nuovo millennio a conferma che non ci sono state trasformazioni normative in grado di frenare la speculazione finanziaria, capace invece di sfruttare nuovi strumenti non ancora presenti quando Lehman Brothers è stata travolta. Contro le criptovalute e l’ingegneria dei contratti derivati, delle scommesse sulle scommesse, non esistono argini reali e dunque quando si accende una fiammata è davvero difficile capirne l’intensità e la durata.

* Università di Pisa

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