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Contro il caro spesa è corsa al discount: cresce il fatturato del cibo “low-cost”

Contro il caro spesa è corsa al discount: cresce il fatturato del cibo “low-cost”

Secondo l’Istat l’inflazione pesa sempre di più sulle famiglie, ma fa volare i risparmi

06 ottobre 2022
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ROMA. Il caro prezzi morde il portafogli e le famiglie sono costrette a tirare la cinghia. Cresce così il ricorso ai discount alimentari: un cambio di abitudini e consumi per far quadrare i conti della spesa. Gli ultimi dati elaborati da Nielsen like4like per Fida Confcommercio e Federdistribuzione mostrano un balzo di oltre il 10% del fatturato a settembre.

Per Donatella Prampolini di Fida «i discount hanno cannibalizzato i canali dei super e ipermercati», mentre per Federdistribuzione il dato conferma un trend di crescita in evidenza già da tempo. Il discount è l’unico canale nel settore del commercio alimentare ad aver aumentato il numero di pezzi venduti. Nel periodo gennaio-agosto i “market low cost” registrano una crescita dei volumi di vendita di quasi tre punti rispetto alla stessa fase del 2021. Anche l’Istat ha fotografato una dinamica importante: a luglio il fatturato dei discount è cresciuto del 12,3%, staccando di almeno 5 punti il canale degli ipermercati e quello dei supermercati. Prampolini non ha dubbi: «La gente si spaventa, ha timore del futuro e cerca di risparmiare sulla spesa. Man mano che le bollette crescono, cresceranno i fatturati dei discount». Più cauto Carlo Alberto Buttarelli di Federdistribuzione. «Il discount accelera, è certo, ma non c’è una virata». Per l’Istat risulta che «al momento il discount è un settore che cresce in maniera più forte degli altri».

I conti pubblici lasciati dal governo Draghi intanto migliorano, il Pil del secondo trimestre vola al più 5%, il rapporto deficit/Pil scende dal 7,6% al 3,1%, grazie all’inflazione e all’Iva le entrate volano a più 13,4%. Questa la fotografia del secondo trimestre del 2022 scattata dai dati dell’Istat. «Il governo uscente lascia un’eredità solida», commenta Renato Brunetta.

Nel secondo trimestre, il deficit sul Pil è sceso al 3,1%. Se non ci fossero da pagare gli interessi sui titoli di Stato, il terzo trimestre sarebbe stato in surplus con un’incidenza positiva dell’1,6% sul Pil. «Fatto che non succedeva da due anni» ricorda il ministro della pubblica amministrazione uscente. Gran parte del miracolo è dovuto al particolare momento favorevole che il Paese viveva fra aprile e giugno, quando gli italiani hanno messo mano ai risparmi. La propensione al risparmio (quanto del reddito viene accantonato) è scesa di 2,3 punti percentuale arrivando a 9,3%. Grazie ai risparmi, i consumi sono saliti del 4,1% rendendo possibile un più 5% del Pil e contribuendo all’aumento delle entrate fiscali. «Nonostante l'impatto negativo dell’aumento dei prezzi – commenta l’Istituto di statistica –, il potere d’acquisto delle famiglie è sceso solo lievemente (-0,1%)» non tanto cioè da compromettere i consumi. l

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