Il Tirreno

Pontedera

Il caso

Pontedera, morto a 53 anni dopo un intervento: rinviati a giudizio tre medici. I messaggi Whatsapp con la sorella

di Sabrina Chiellini

	Massimiliano Morelli
Massimiliano Morelli

Secondo l’accusa l’informatore medico non avrebbe ricevuto la terapia anticoagulante

29 marzo 2024
3 MINUTI DI LETTURA





PONTEDERA. Tre medici sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Pavia in seguito alla morte di Massimiliano Morelli, informatore medico di 53 anni, avvenuta a distanza di alcuni giorni da un intervento chirurgico alla colonna vertebrale. Intervento che sembrava perfettamente riuscito. E invece, a distanza di una settimana, quando tutto sembrava procedere al meglio, inaspettatamente era arrivata la notizia della tragedia. Troppi i dubbi e le domande che chiedevano risposte. Tanto che la famiglia, nell’agosto del 2022, si è rivolta ai carabinieri di Pavia e ha presentato una denuncia chiedendo di fare luce sulle cause della morte e sulle eventuali responsabilità.

L’autopsia disposta dalla Procura ha accertato che a Morelli durante tutto il decorso post operatorio non è stata mai somministrata la terapia anticoagulante che, come scrivono i consulenti della procura, ha determinato l’evento fatale in una misura percentuale superiore all’80%. Non è stato un percorso senza ostacoli quello che ha portato al rinvio a giudizio e dunque a un processo dove si potrà fare chiarezza sulla tragedia. Il pubblico ministero Diletta Balduzzi inizialmente ha firmato la richiesta di archiviazione sostenendo che non fosse stata raggiunta la certezza della responsabilità dei sanitari indagati.

Alla richiesta di archiviazione è seguita l’opposizione delle parti offese, Francesca e Emanuele Morelli, che rilevavano che la prescrizione dell’anticoagulante indicata nel foglio della terapia dal primo chirurgo che lo aveva visitato, il giorno stesso dell’intervento, era stata ritenuta necessaria e prevista dalle linee guida indicate anche dai consulenti della procura di Pavia. Inoltre evidenziavano la mancata mobilizzazione del fratello per tutto il decorso post operatorio, ovvero dal 25 luglio al 31 luglio, giorno della morte.

Nei messaggi whatsapp con la sorella, depositati su copia forense in sede di opposizione alla richiesta di archiviazione, Massimiliano scriveva: “C’è stato un controllo e non mi hanno mosso”, “hanno cambiato idea...devo stare fermo” “lastra fatta ma non mi sono mosso dal letto”. L’anticoagulante in situazioni come questa è il primo farmaco che viene prescritto per evitare il rischio di embolie, come quella che ha causato la morte del 53enne.

All’udienza preliminare del 27 marzo le parti civili hanno concluso insistendo nel chiedere il rinvio a giudizio. Il giudice dell’udienza preliminare Guglielmo Leo, Presidente del Tribunale di Pavia, ha rinviato a giudizio i tre medici imputati fissando la prima udienza dibattimentale al 28 giugno.

«È evidente che qualcosa non è andato come avrebbe dovuto. Quando ci hanno chiamato dall’ospedale per informarci e siamo saliti in Lombardia, abbiamo notato comportamenti frettolosi e scostanti che fin dall’inizio non ci hanno convinto. Dopo l’operazione alla colonna vertebrale per la rimozione di ernie non c’erano state complicazioni, mio fratello stava bene. Noi, anche con l’altro mio fratello Emanuele, vogliamo capire cosa è successo», afferma Francesca Morelli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Il caso

Firenze, lettere minatorie ad Annalisa Savino, la preside antifascista: la procura ha aperto un fascicolo